Arrietty si svolge in un tranquillo quartiere periferico di Tokyo dove vive il giovane Sho, che si appresta ad avere un intervento al cuore dall’esito incerto, insieme a sua nonna e ad una bisbetica custode dell’appartamento in cui vive.
Tutto normale se non per il fatto che sotto al pavimento di quest’abitazione vive una famiglia di quelli che comunemente vengono chiamati gnomi, i quali si trovano in via d’estinzione a causa dei continui traslochi a cui sono sottoposti e al fatto che vivere con gli umani non è sempre così semplice.
Arrietty, insieme alla sua famiglia, fa parte della razza dei dei prendi-in-prestito: la loro sopravvivenza si basa sul recarsi a casa degli umani e prendere in prestito ciò che serve loro per vivere, senza però fare sprechi, prendono poche cose per volta e solo lo stretto necessario. Quando Arrietty andrà per la prima volta in missione con il padre per prendere in prestito un fazzoletto e una zolletta di zucchero, si imbatterà in Sho, che la osserva in silenzio nella sua impresa. Nonostante il ragazzo non abbia se alcuna intenzione di farle del male, Arrietty scapperà terrorizzata e rammaricata per la missione non andata a buon fine.
Un susseguirsi di tentativi di approccio a questa nuova specie da parte di Sho, farà intenerire Arrietty al punto che i due diventeranno amici e riusciranno insieme a salvare la mamma della ragazza dalle grinfie della custode che avrà l’intento di catturare tutti gli gnomi.
Un inizio da 100 e lode
Hiromasa Yonebayashi fa così un ottimo debutto nello Studio Ghibli (avevamo da poco visto quello di Goro Miyazaki con I racconti di Terramare) con una storia dai tratti delicatissimi come la protagonista Arrietty che, pur se piccola e incerta del mondo, vive le difficoltà che tutti gli essere umani incontrano nel corso della vita. Un trionfo di gentilezza ed altruismo viene espresso anche attraverso la figura di Sho. Quando egli si separerà da Arrietty, comprenderà fino in fondo il senso e la bellezza di prendersi cura di qualcuno e di avere il coraggio di vivere.
Il rispetto reciproco del diverso è un concetto che si esprime attraverso una tenerezza probabilmente senza precedenti nello Studio Ghibli; un’accettazione dell’altro che sgorga dall’interesse reale nel voler aiutare. Arrietty saprà ricambiare l’aiuto di Sho proprio grazie alla sua statura, come quando lo farà evadere dalla cameretta.
Altro elemento che ritorna nello scenario dello Studio è la malattia fisica che colpisce i protagonisti. Notiamo che non è qualcosa recato da una maledizione o da un mostro, ma semplicemente dalla natura, come accade anche con la madre ne Il mio vicino Totoro e che avremo modo di vedere ancor di più in Si alza il vento.
L’unico fattore che contrasta l’atmosfera enormemente pura e candida del cartone è, come ho già accennato, la custode della casa dove vive Sho. Ella non appare come vero e proprio antagonista, ma più come personaggio di cui avere pietà per un’ignoranza che porta a fare del male gratuito per il solo gusto di prevalere sull’altro, senza avere in mente particolare intenzioni maligne, tant’è vero che quando Sho la prenderà in giro raggirando il suo piano, la vecchietta non saprà come far fronte all’imboscata.
In Arrietty, Yonebayashi mette in luce la salvaguardia dei propri averi attraverso l’azione prudente dei prendi in prestito di non sprecare e non prendere più di quanto e necessario. Essi sfruttano le materie prime della natura e sono slegati da tutte le forme possibili di consumismo, esaltando invece i valori primordiali come quello di stare in famiglia. Posizione in netto contrasto con Sho, il quale si ritrova a stare sempre solo a causa del lavoro incessante dei suoi genitori, anche nel momento delicato che precede l’operazione al cuore.
Arrietty – Lo stile inconfondibile dello Studio Ghibli
Hiromasa Yonebayashi graficamente non si discosta dall’impronta che generalmente troviamo nello Studio Ghibli, infatti potremmo riconoscere i caratteri dello Studio anche senza avere dettagli a sufficienza sul cartone. Inoltre la sceneggiatura, curata da Hayao Miyazaki, avvolge il tutto di un alone magico che permette ai personaggi di arrivare dritti al cuore.
La colonna sonora è stata interamente curata da Cécile Corbel che aveva precedentemente inviato i suoi pezzi a Miyazaki dichiarando che i suoi film ispiravano la sua musica. Di Arrietty è uscito un CD musicale con ben 22 brani: ci troviamo di fronte ad una delle colonne sonore più piacevoli dello Studio.
In conclusione, Arrietty segna un ottimo inizio per Yonebayashi e colma il mondo dello Studio di una genuina delicatezza che ci riporta alla bellezza delle cose semplici e dei rapporti autentici. Non perderti questo gioiellino su Netflix o acquistalo su Amazon!