Pochi giorni prima delle vacanze scolastiche, succede qualcosa tra due bambini di sei anni, Armand e Jon. I genitori vengono convocati per un incontro, ma la direzione della scuola non sa dire cosa sia realmente accaduto. Era solo un gioco da bambini o qualcosa di più serio? L’incidente tra i due ragazzi innesca una serie di eventi, costringendo i genitori e il personale scolastico a un’avvincente battaglia dove nascono follia, desiderio e ossessione.
Armand: parla il regista Halfdan Ullmann Tøndel
Da cosa nasce il progetto?
Avevo sentito parlare di un insegnante che era andato in campeggio con la sua classe, bambini di sei anni. Due di loro stavano litigando e di colpo uno era diventato molto aggressivo e si era espresso con parole che non appartengono, in genere, a bambini di quell’età. Questo mi ha fatto riflettere, mi sono chiesto dove e come un bambino così piccolo poteva aver imparato certe parole. Ho iniziato a immaginare i suoi genitori e mi sono stupito di come riuscivo a fantasticare su queste persone senza conoscere nulla di loro, a parte le poche informazioni su quanto era stato detto e fatto.
Anche io ho lavorato in una scuola elementare per molti anni e ho potuto constatare quanto i bambini assomiglino ai loro genitori, nel bene e nel male, e come il minimo comportamento che esula un po’ dalla norma, da parte di chiunque, bambini o adulti, viene subito disapprovato e attentamente monitorato. Alla fine, mi sono reso conto che a partire da questi elementi poteva nascere il soggetto di un film che mi avrebbe permesso di riflettere sulla nostra società, sul nostro modo di gestire i conflitti, ma, soprattutto, di esplorare la nozione di limite e il rapporto che abbiamo con questo concetto.
Mi sono detto che sarebbe stato interessante e anche divertente utilizzare espressioni e comportamenti “adulti” in una relazione tra due bambini come base di partenza. In particolare, avevo voglia di scrivere la scena in cui Sunna, la maestra, racconta ai genitori l’accaduto, perché ci mette molto a disagio parlare di sessualità quando si tratta di bambini, e questo rende la situazione buffa e allo stesso tempo suscita parecchia tensione. La scoperta della sessualità è spesso ritenuta parte integrante del processo di crescita, ma quando i bambini raggiungono una certa età, quel tipo di esplorazione, prima considerata normale, viene improvvisamente considerata deviante.
Durante le ricerche per Armand, uno dei dirigenti con cui mi confrontai mi disse: “Il gioco del dottore lolasciamo alla scuola materna” (ho inserito questa battuta nel film). E gli alunni di prima elementare che hanno appena finito la materna? Per un bambino dev’essere molto sconcertante che una cosa considerata normale il mese prima, possa far convocare i suoi genitori davanti alla polizia il mese dopo. Per me queste erano le circostanze ideali per esplorare la nozione di limite, così presente nella società in cui viviamo.
La maggior parte delle scene dei Armand riguardano situazioni in cui i limiti sono sfumati e le zone grigiedominanti: verità o menzogna? Vittima o aggressore? Colpevole o innocente? Gioco o violenza? Il confine tra il bene e il male non è mai stato così incerto. Oggi possiamo accedere con maggiore facilità e minori filtri alle figure pubbliche, rispetto al passato, e ho la sensazione che le celebrità siano al centro di un sisma “morale”, dove tutto si polarizza.
In seguito, ho immaginato l’incidente tra Jon e Armand, che può essere totalmente innocente o molto serio, a seconda di come lo si guarda e di come lo si contestualizza. Avendo questo in mente, mi sono reso conto che il film avrebbe parlato più di noi adulti, e di come costruiamo la nostra realtà perché coincida con la percezione che abbiamo della nostra identità e della nostra vita, e meno del conflitto tra due bambini, che trovo meno interessante.