Antonio Frascadore è il direttore artistico del BCT, il Festival Nazionale di Cinema e Televisione di Benevento che anche iCrewPlay Cinema ha seguito quest’anno. Ho deciso di intervistarlo per capire cosa c’è dietro il successo di una manifestazione che ha appena tre anni di vita
Antonio Frascadore è della mia generazione e mi invita subito a darci del tu, infatti più che di un’intervista si tratta fin da subito di una piacevole chiacchierata. Non si poteva non cominciare dal notevole successo che ha riscosso la manifestazione:
“Oltre alla grossa attenzione dei media, la cosa che quest’anno ci ha fatto enormemente piacere è stata la partecipazione popolare. Non è affatto scontato per un festival del cinema ma abbiamo visto il centro storico affollatissimo, le piazze piene, tutti gli eventi sold out. Credo, e lo dico anche con un pizzico di presunzione, che attualmente nessun altro evento a Benevento dia tanta visibilità alla nostra città. Questo mi riempie di orgoglio perché, oltre alla stampa nazionale, abbiamo avuto anche il riscontro di tanti artisti che soprattutto sui social hanno espresso il loro apprezzamento per una città che non avevano mai visitato.”
Infatti molti si sono chiesti come mai non è stato organizzato nessun evento sotto l’Arco di Traiano, simbolo del nostro grande patrimonio storico.
“Ci abbiamo pensato e, a parte il dispendio economico per un eventuale altro allestimento, un evento ai piedi dell’arco sicuramente sarebbe una cartolina stupenda della nostra città, ma purtroppo ci sono difficoltà logistiche difficili da superare. Però ti confesso che è uno spunto di riflessione da valutare assolutamente per il prossimo anno“.
Vedo che hai già la testa alla prossima edizione, ma una vacanza non te la meriti adesso?
“Ti confesso che questo argomento genera accese discussioni familiari ed una vacanza effettivamente la prenderò ad Agosto perché ho proprio il bisogno fisico di staccare. Per organizzare un evento del genere non c’è mai riposo, il lavoro dura praticamente un anno: io tornerò dalle ferie il 20 Agosto e mi rimetterò subito a lavoro. Pensa che, dall’immediata conclusione di questa edizione, siamo già andati a Roma un paio di volte perché bisogna rilanciare i concorsi e poi ci sono artisti di alto livello che hanno bisogno di essere contattati anche con dieci mesi di anticipo. La cosa positiva è che, soprattutto nell’ultimo anno, il festival ha cominciato ad avere una certa rilevanza e quindi è un po’ più facile ottenere la presenza degli artisti. Quest’anno davvero chi non è venuto ha avuto oggettive difficoltà ed impegni che non gli hanno permesso di essere qui. Uno su tutti è Carlo Verdone, a cui io tengo molto e che cercherò di portare al BCT il prossimo anno, che forse ancora si trova a Gallipoli e sta finendo di girare il suo prossimo film. Ma in qualche caso, anche chi è venuto magari lo ha fatto superando oggettive difficoltà pur di esserci, come Luca Argentero che dall’Umbria si è messo in macchina ed è venuto al festival o Giampaolo Morelli che ha voluto esserci nonostante il giorno dopo iniziassero le riprese del suo primo film da regista“
Insomma possiamo dire che il BCT sia già un festival di successo. Ma come si crea un festival di successo?
“Sarò banale ma, si crea lavorando tanto, sacrificando a volte la vita privata e quella professionale e dimostrando agli addetti ai lavori la bontà e la qualità di ciò che stai facendo. In realtà sarei falso se non dicessi che mi aiuta il mio passato lavorativo e quindi essere riuscito ad instaurare determinati rapporti: Fulvio e Federica Lucisano, Nicola Giuliano sono produttori importanti e, soprattutto all’inizio, è più semplice convincere un attore se a chiamarlo è un produttore del genere che gli dice “Vai, in questo progetto ci credo, è un bel festival!”. La base di tutto però è credere in ciò che vuoi fare senza lasciarsi abbattere da chi è negativo e soprattutto il lavoro enorme delle tante persone che operano dietro le quinte undici mesi all’anno a titolo gratuito, per passione. Naturalmente ci vuole anche un po’ di fortuna per far andare le cose bene“
Ci vuole anche la bravura per far andare le cose bene e voi l’avete. Come è nato il BCT? Come ti è venuta l’idea di creare un festival del genere?
“È nato perché prima io lavoravo a Roma, ho lavorato per quindici anni come autore televisivo e giornalista per LA7, Sky, Rai e Mediaset. Poi io e mia moglie siamo tornati a Benevento perché volevamo una vita più tranquilla, ma il carattere di una persona non si cambia ed ecco che sono docente universitario, sono direttore di una testata giornalistica online ma non riesco a fare la vita tranquilla di chi va a lavoro, torna a casa, va a fare la spesa… mi mancava qualcosa. Poi perché credo che questa città meriti qualcosa in più, perché è una città bellissima ma ancora troppo poco conosciuta; allora ho pensato che un festival che ha come fulcro la comunicazione potesse essere lo strumento giusto per farla conoscere. Poi il fatto che noi non guadagniamo con il festival è l’evidenza oggettiva del fare questa cosa per il piacere di farla, per l’orgoglio ed il prestigio e per il piacere di regalare qualcosa alla città. In realtà, senza nemmeno volerlo, mi resi conto che non c’era un festival che mettesse in collegamento cinema e televisione, due mondi che sono ancora più collegati oggi che un film può diventare una serie e viceversa. Noi lo facciamo: noi passiamo da Margherita Buy alla Santarelli intervistata da Parpiglia… perché è quello che la gente guarda durante l’anno, sia chi esce e va al cinema che chi resta a casa sul divano e accende la TV. Chiaramente oggi l’elemento che unisce questi due mondi è la serie TV ed il festival punta tantissimo sulle serie televisive. Quest’anno abbiamo presentato in anteprima The hot zone, la nuova serie di National Geographic alla presenza di Liam Cunningham, abbiamo ricordato Boris a cui tengo tanto, abbiamo ospitato Saverio Costanzo (L’amica geniale). Poi ci sono anche Frank Matano e Chef Rubio che rendono proprio l’idea dei 360°, che è la caratteristica di questo festival. Io avevo una sera Yuppies e una sera la Gerini che ricordava Monica Vitti; non voglio avere solo Yuppies o solo la Gerini, ma è bello ,secondo me, poter offrire entrambi. Il nostro festival è come un multisala: tu esci, vedi cosa c’è quella sera e scegli cosa guardare“.
Forse anche troppi eventi insieme, perché è capitato di voler assistere ad eventi che però erano in contemporanea.
“Questo me lo hanno detto in tanti ed è anche segno della crescita e della bontà del festival. In realtà la soluzione sarebbe anticipare l’orario di alcuni eventi, ma credo che la città non sia ancora pronta per degli eventi pomeridiani“
Abbiamo detto di come la città abbia risposto bene. Ma come hanno risposto invece le istituzioni?
“Sì, la città ha risposto bene ed è un bel messaggio che diamo perché vedere il pienone a tutti gli eventi vuol dire che siamo una città viva, vedere i sold out sia di Frank Matano che di Ezio Bosso significa che possiamo coprire tutti gli spazi culturali che ci vengono offerti. Anche le istituzioni hanno risposto bene, il comune ci appoggia ma purtroppo è in dissesto e non può finanziarci, ma abbiamo sul territorio la Camera di Commercio (che è diventata un po’ la nostra casa) e l’Università degli studi del Sannio. Poi ci sono il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Campania e l’Istituto Luce. Naturalmente non posso dimenticare gli sponsor privati, sia nazionali che locali, altro elemento molto positivo perché vuol dire che tanti imprenditori locali credono in questa manifestazione“
Su qualche organo di stampa locale si è letta la voce che già dall’anno prossimo Antonio Frascadore volesse portare il festival lontano da Benevento. Tu hai tenuto a smentire già prima dell’evento con Bosso ma cosa puoi dirci a riguardo?
“Con molta sincerità, è stato per me un periodo di forte stress, gestire la macchina organizzativa di un evento del genere non è facile. Poi c’è stata una piccola polemica degli abitanti del centro storico che giocoforza hanno avuto qualche disagio e qualche addetto ai lavori mi ha detto che probabilmente il festival era già cresciuto talmente tanto da cominciare a stare stretto in una città come questa. Ma il festival si chiama Benevento Cinema e Televisione fin dall’inizio e ci tengo che resti qui, anche se auspico una maggiore collaborazione. L’anno prossimo il festival sarà ancora a Benevento, ma la città si deve svegliare, facciamo squadra tutti, siamo uniti! In quei giorni tutti devono vivere il festival per dare all’esterno l’immagine di una città viva sotto tutti i punti di vista“
Pur con il grande successo che già ha, il festival può fare un ulteriore salto di qualità e come?
“Beh, vedi, naturalmente l’attenzione di pubblico e mediatica che abbiamo avuto quest’anno non l’abbiamo avuta il primo anno; il festival cresce anno dopo anno e noi lo vediamo dalla risposta del pubblico che ormai è presente non solo per un ospite piuttosto che un altro, quanto per il festival in se. Le persone vengono perché sanno che c’è qualità e quindi sicuramente qualcosa di bello ed interessante lo troveranno; questo vuol dire crescere e se questo è successo già al terzo anno, vuol dire che davvero è un evento che va tutelato“
Per chiudere, cosa vuol dire Antonio Frascadore al pubblico italiano che magari, al di fuori dei confini regionali, conosce meno il BCT?
“Di venire, perché qui possono trovare qualcosa che non trovano da altre parti: qui c’è un festival che mette davvero l’ospite a contatto col pubblico ed è aperto ad un pubblico quanto più eterogeneo possibile. Noi mettiamo in condizioni tutte le fasce anagrafiche e culturali di trovare il proprio evento. Quindi, chi ama il cinema e chi ama la televisione in quei sei giorni qui trova tutto“
Un ragazzo giovane, pieno di entusiasmo, talento e ambizione; questo è Antonio Frascadore.