In quest’ultimo periodo Anora è tornato al successo: dopo aver vinto cinque premi Oscar su sei candidature (miglior film, miglior attrice protagonista, miglior regista, migliore sceneggiatura originale, miglior montaggio), il film di Sean Baker è stato giustamente distribuito di nuovo al cinema e il suo incasso è aumentato dell’854% rispetto alla settimana precedente; incassando 150.000 dollari negli USA e altri 25 milioni nel mondo, ha superato solo con questa seconda distribuzione i costi (circa 6 milioni di dollari) e le spese di pubblicità della Neon per la promozione agli Oscar (circa 18 milioni di dollari).

Anora si presenta al pubblico in anteprima il 21 maggio 2024, al 77º Festival di Cannes, vincendo la Palma d’oro e ricevendo una standing ovation di 10 minuti alla fine della proiezione. Il film ottiene l’apprezzamento della critica globalmente, su ogni sito di critica e National Board of Review e l’American Film Institute lo annoverano tra i migliori 10 film del 2024. Nelle sale statunitensi è distribuito ad ottobre dello scorso anno, mentre in Italia a novembre e nel frattempo arrivano altri riconoscimenti, tra cui premi minori e cinque candidature ai Golden Globes.
Manca ancora la ciliegina sulla torta, la vittoria che sorprende tutti agli Oscar, battendo rivali molto quotati e ponendosi nel favore dei critici verso il cinema indipendente e controcorrente. È tempo di capire perché Anora ha trionfato ed è di nuovo in sala:
Anora, una prostituta di Brooklyn, ha la possibilità di vivere una storia da Cenerentola quando incontra e sposa il figlio di un oligarca. Quando la notizia arriva in Russia, la sua favola è minacciata.
Anora: una critica alla figura femminile attuale?
Al centro di questa atipica commedia del 2024 troviamo Anora, giovane spogliarellista che lavora in uno strip club tutte le notti; si fa chiamare Anie per rendere più dolce una vita priva di affetti e circondata da uomini che comprano da lei qualcosa che non si potrebbe vendere, l’amore. In una prima fase è presente come semplice pulsione erotica a cui è contrapposto lo scambio di denaro, ma dalla parte centrale si incrementa l’intreccio indissolubile tra eros e thanatos, che va sempre più verso la distruzione di un rapporto sentimentale che non era mai destinato a durare.

Per la sua interpretazione in Anora, Mikey Madison ha vinto meritatamente l’Oscar e il BAFTA alla migliore attrice protagonista, ricevendo candidature al Critics Choice Award, allo Screen Actors Guild Award e al Golden Globe: la sua performance cattura lo spettatore in ogni istante per la sua tenacia e il suo desiderio di affermazione e di considerazione, al di là dell’etichetta che le vogliono apporre; il suo personaggio balla, piange, si diverte, urla e non ha paura di mostrare qualsiasi altra sua sensazione al mondo esterno… ma è forse troppo?
Anie sicuramente rigetta gli stilemi della classica principessa e non può neanche essere paragonata alla protagonista di Pretty Woman: il lieto fine non esiste e non è desiderato fino in fondo, non permesso dalla propria impulsività e dalla sregolatezza degli eventi. Anora è una donna attuale che vuole far sentire la sua voce, confrontandosi con l’uomo che può avere al suo fianco, ma non sentendosi soggiogata, anzi cerca di sostituirlo se necessario.

Aver visto il film al cinema l’8 marzo non è stato casuale: in particolare a una donna (ma a qualsiasi individuo) non deve essere anteposta un’etichetta che non la fa sentire accettata da un’altra persona o che la renda un semplice oggetto. Anora mostra tutta la sua sensibilità, umanità e fragilità intrinseca del genere femminile, cercando di staccare la sua personalità dalla sua professione. Nell’epoca del consumismo più sfrenato la prostituzione assume tratti ancor più marcati, oggettivando ancor più la figura femminile.
In questo contesto troviamo l’altra faccia della medaglia, Vanya Zakharov, possibile amore della protagonista e figlio viziato di un oligarca russo: soldi, tempo e voglia sfrenata di fare qualsiasi cosa senza limiti non mancano a un ragazzino che non sembra mai lucido. È l’immagine di tanti giovani che attualmente hanno molte possibilità e comodità, ereditate dalle generazioni precedenti, e le sfruttano solo per un mero ed effimero divertimento; non si rendono conto che la propria vita può finire da un momento all’altro o che possano far svanire i sogni di chi gli stia accanto.

Vanya è interpretato da Mark Ėjdel’štejn, consigliato dall’ottimo collega Borisov; per il ruolo in questo film ha inviato un provino in cui recitava completamente nudo: il regista l’ha subito confermato per il suo ruolo sregolato. E a un certo punto arrivano “i russi”: sembra che Anora possa prendere una piega più violenta, ma si passa al tragicomico; Sean Baker probabilmente vuole deridere la nazione che sta martoriando l’Europa con la guerra, ma il messaggio politico non è esplicito.
Anche il regista si rifà al ruolo della “prostituta”, nella definizione precedente di vendere qualcosa che non si potrebbe vendere: come i poeti maledetti dell’ottocento, Sean Baker propone la sua arte al pubblico cercando di andare controcorrente con un’opera non digeribile a tutti e rigettando i valori della società attuale. Si aggiudica ben quattro statuine in una singola edizione, eguagliando il record di Walt Disney, e stupendo tutti con il suo capolavoro, dall’attenta regia alla sceneggiatura.

Una canzone perfetta per Anora?
Ascoltare la canzone portata a Sanremo 2025 dai The Kolors dopo aver visto Anora assume tutto un altro significato, a partire dalle prime parole: “A mille miglia da questa città, Avevi grandi occhi neri e mi fa, Dove stai andando?”. Sicuramente non è dedicata ad Anie e il titolo non si rifà ai suoi diversi clienti, ma il significato del brano si collega all’instabilità dell’amore e alla confusione delle emozioni, visti anche nel film: questa è la prova di come la perdita di valori, un tempo riconosciuti universali e intangibili, accomuna negli ultimi anni l’arte, dal cinema alla musica.