L’amore che non salva
Sorprendente la regia di Tom Ford al suo secondo lungometraggio, i riferimenti all’arte pittorica, la sensibilità estetica, l’attenzione alla capacità semantica della luce che in sè narra contenuti differenti, non sono gli unici elementi affascinanti in questo film in cui i piani della narrazione si triplicano: realtà, ricordo e “il racconto” si alternano per tutto l’andamento della storia, a ricordarci che la lettura dell’esperienza è soggettiva.
“Il racconto” sembra un omaggio allo Spielberg di Duell, integrata perfettamente la lezione della tensione nella trama, si spinge fino a mettere in scena l’inaccetabile, ma s’è vero che nella narrazione non si può parlare che di se stessi, come sottolinea l’aspirante scrittore durante un alterco con l’amata moglie, allora questa storia terribile cosa rappresenta? Il titolo è un omaggio all’insonnia della donna che l’autore ama o ha amato, la chiamava così: animale notturno, trasponendolo nel racconto questi animali hanno fame di distruzione, sono folli, simbolo dei predatori interni della donna? O espressione del lacerante dolore dell’autore stesso? Indubbiamente esasperato dalle scelte di lei. La finestra sulla realtà e sul ricordo si aprono sapientemente, mostrandoci le similitudini, dandoci ragione di un pregresso in cui si annida il cuore della storia, capace di coinvolgere, emozionare, ferire.
In questa modalità cruda, viscerale, estrema, Tom Ford sceglie di affrontare la tematica della relazione d’amore. Una coppia si separa, dopo nove anni di silenzi lei riceve il manoscritto che lui le dedica. Mentre lei lo legge noi passiamo in una dimensione sotterranea, conosciamo la follia e l’abuso, fino alle estreme conseguenze, intanto, sul piano della realtà, seguiamo gli snodi delle lacerazioni relazionali, il percorso verso la fine, la responsabilità di lui, quelle di lei, i condizionamenti familiari e sociali, quanto sarà distante l’epilogo del racconto dall’epilogo nella realtà? Ad ognuno le proprie deduzioni. Personalmente più ripenso all’intro spaesante, più in esso cerco l’indizio per l’epilogo, una chiave di volta ingombrante in questi corpi eccessivi, nudi, pesanti, ammiccanti, in questa mercificazione della carne e nell’indifferenza degli invitati nel vedere i corpi di queste improbabili spogliarelliste, riversi e feriti sui tavoli del banchetto. Che rappresentino la fragilità del protagonista, penalizzato dal suo eccesso di sensibilità e debolezza? La messa in scena della mercificazione dell’ umanità, da parte di un ceto economico che non riesce ad integrare l’imperfezione, ma la umilia, la schiaccia, se ne nutre?
Animali notturni è un film da vedere e rivedere. E sarebbe bello se ognuno elaborasse le proprie risposte, senza il peso ingombrante dell’interpretazione di un singolo critico. Perchè il regista che semina dubbi sarebbe felice di raccogliere nuove consapevolezze individuali. Affinchè l’apertura dell’opera sia uno specchio potente per leggere i nostri stessi disagi.
Regia di Tom Ford con Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Michael Shannon, Aaron Taylor-Johnson, Isla Fisher. Titolo originale: Nocturnal Animals. Genere Thriller – USA, 2016, durata 115 minuti.