È uno sfacciato ritorno all’infanzia la mostra ideata da Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, Animali Fantastici. Il giardino delle meraviglie, in programma a Palazzo Albergati dal 7 dicembre 2023 al 5 maggio 2024.
Il progetto, esposto in anteprima mondiale dall’associazione Arthemisia con il patrocinio del Comune di Bologna, evoca il mondo delle fiabe e dei cartoni animati, regalando magie capaci di annullare qualsiasi divisione tra fantasia e realtà.
Ventitré gli artisti contemporanei presenti – tutti italiani, per volontà dei curatori –, oltre novanta gli animali variamente rappresentati: ogni sala espositiva è allestita all’insegna dell’inclusione, della condivisione e di una variopinta allegria. Un ecosistema artistico, nel quale vengono idealmente riconosciuti agli animali gli stessi spazi, la stessa libertà e la stessa dignità degli esseri umani.
Un superzoo che, nelle parole di Gianluca Marziani, «è la perfetta metafora di un mondo dove le enormi diversità e la molteplicità linguistica si sciolgono in una gigantesca famiglia allargata, una specie di pianeta ideale dove condividere spazi e risorse, senza disuguaglianze, confermando il teorema di Tom Regan che considera i diritti degli animali identici ai diritti degli umani».
Secondo questa visione, continua Marziani, «il diritto al piacere e la percezione del dolore sono la chiave per considerare umani e animali su uno stesso piano normativo». Accade così che, per colmare le distanze tra la realtà attuale e quella che ancora ci appare come una lontana utopia, l’iniziativa metta in campo «la migliore delle armi poetiche: l’arte visiva».
Al di là di questa dichiarazione d’intenti, però, è stato lo stesso Marziani a chiarire come ogni artista abbia potuto esporre le proprie opere in un habitat che rispettasse l’«integrità iconografica» di ciascuna di esse, grazie a «un esercizio installativo diversificato».
La mostra non dà prova di voler raccogliere l’eredità di Jannis Kounellis, che nel 1967 espose nella galleria romana L’Attico di Fabio Sargentini il primo animale vivo – un pappagallo –, per portarvi due anni dopo addirittura una dozzina di cavalli. Dell’arte povera, in generale, sembra esservi poco, sia per l’uso di tecnologie ad alto impatto visivo, sia per i frequenti ammiccamenti alla cultura pop. Eppure è la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto che i curatori considerano l’esempio ideale di come ogni opera d’arte sia paragonabile a un corpo: può vestirsi in molti modi e cambiare vestito a seconda dell’habitat in cui si trova.
Nonostante gli effetti glitter e una «instagrammabilità» da cui non si può più prescindere – come ha ammesso Iole Siena, presidente del gruppo Arthemisia –, a riempire i due piani di Palazzo Albergati sono soprattutto le suggestioni oniriche e narrative. Scritte all’interno di grandi foglie, le presentazioni degli artisti iniziano sempre con la formula «C’era una volta», in uno spirito e con una leggerezza che sfidano la cripticità di tanta arte contemporanea. Animali Fantastici richiama poi vagamente la caleidoscopica coralità rappresentata da Robert Altman in Nashville (1975), oltre a celebrare una sorta di passaggio del testimone da Charles Dickens a J. K. Rowling.
Di questo grande bestiario fanno ugualmente parte animali, spettatori e artisti. Troviamo, tra gli altri, Mario Consiglio e la sua mucca ferita e luminosa, Osservatorio ideale sul dolore del vivere; Giovanni Albanese, con i suoi caimani e le sue Tartarughe felici; Dario Ghibaudo e le sue creature mutanti, con sembianze e denominazioni ereditate dalla fantasia medievale; e Valentina De Martini, il cui Elefante rosa ci ricorda amorevolmente che gli animali sono stati i divi della nostra infanzia.
Non fatica a farsi notare Maurizio Savini, che usando le Big Babol ha realizzato un imponente gorilla rosa Barbie, adornandolo con le bandiere dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e della Nato. Più sommesse ma altrettanto incisive sono le opere digitali in bianco e nero di Max Papeschi: revisioni in chiave satirica di alcune storiche fotografie della rivista Life, ricordano lo stile che rese celebri i Monty Python.
È di fatto l’intera iniziativa a dovere molto al mondo dell’intrattenimento e all’immaginario cinematografico in particolare. Se Sandro Gorra ha voluto regalare a una delle sue giraffe le sembianze di Marilyn Monroe nel film Quando la moglie è in vacanza (1955), non meno citazionista è il titolo di un dipinto in acrilico di Valeria Petrone: Twenty Century Zorro. Echi surrealisti, horror e dello stile Pixar si avvertono invece nell’universo del noto illustratore Massimo Giacon e nel suo Coniglieschio.
La disneyzzazione degli animali non umani – da alcuni respinta furiosamente, più per perpetuare il dominio dell’uomo sugli altri esseri senzienti che per riaffermare il rispetto delle naturali diversità – in questo giardino delle meraviglie viene esplorata nelle sue potenzialità nascoste e in tutte le sue implicazioni più profonde.
Nel riconoscere (e celebrare) l’ironia come filo conduttore di Animali Fantastici. Il giardino delle meraviglie, non è un caso che Gianluca Marziani abbia fatto riferimento proprio al cinema: «Siamo figli di Billy Wilder e Mario Monicelli».
Media partner della mostra è Radio Birikina, mobility partner Cotabo. Il catalogo è edito da Skira.
Tutte le informazioni utili a visitare Animali Fantastici. Il giardino delle meraviglie sono disponibili sul sito ufficiale di Arthemisia.