Amsterdam
Regia: David O. Russell; soggetto e sceneggiatura: David O. Russell; fotografia: Emmanuel Lubezki; scenografia: Patricia Cuccia, Erin Fite; costumi: Albert Wolsky, J.R. Hawbaker; musiche: Daniel Pemberton; trucco: Jason Collins; montaggio: Jay Cassidy; interpreti: Christian Bale (Burt Berendsen), John David Washington (Harold Woodman), Margot Robbie (Valerie Voze), Rami Malek (Tom Voze), Anya Taylor-Joy (Libby Voze), Robert De Niro (Generale Gil Dillenbeck), Mike Myers (Paul Canterbury), Michael Shannon (Henry Norcross), Chris Rock (Milton King), Zoe Saldana (Irma St. Clair), Timothy Olyphant (Taron Milfax), Taylor Swift (Liz Meekins), Andrea Riseborough (Beatrice Vandenheuvel); produzione: Arnon Milchan, Matthew Budman, Anthony Katagas, David O. Russell, Christian Bale per New Regency, DreamCrew, Keep Your Head, Corazon Hayagriva; origine: USA – 2022; durata: 134‘.
Trama
New York, 1933. Due amici veterani della Prima Guerra Mondiale, il medico dei reduci Burt Berendsen (Christian Bale) e l’avvocato di colore Harold Woodman (John David Washington) vengono contattati per l’autopsia del generale Meekins dalla figlia del militare (da loro conosciuto in Francia, durante la guerra). Il suo decesso sembra dovuto a cause naturali, ma l’esame autoptico rivela residui di veleno nello stomaco del morto. Quando tentano di rivelare alla figlia il risultato, quest’ultima prima rifiuta di parlare con loro, poi viene spinta sotto un’auto da un uomo, che indica i due amici come assassini.
Indagati dalla polizia, cercano qualcuno che possa garantire per loro con la polizia e si rivolgono al facoltoso Tom Voze, il quale era stato nominato dalla figlia di Meekins prima del suo assassinio. Nella villa dei Voze ritrovano Valerie, sorella di Voze (Malek) e crocerossina che li aveva curati durante la guerra e poi si era trasferita con loro ad Amsterdam, siglando con i suoi due pazienti un patto d’amicizia e intrecciando una storia d’amore con Harold. Per salvare dalla prigione Burt che, tornato in patria era caduto nella dipendenza dalle droghe, Valerie aveva chiesto l’intervento della propria potente famiglia, che in cambio aveva preteso il suo ritorno a casa.
Nella villa, Valerie viene tenuta segregata nella sua stanza, in quanto colpita da una misteriosa malattia nervosa che le provoca svenimenti e perdite d’equilibrio. Rivela ai due di aver consigliato lei alla figlia di Meekins di rivolgersi a loro per l’autopsia, in quanto degni di fiducia. Venuto a conoscenza della questione, Voze accetta di garantire per loro e consiglia ai due malcapitati di rivolgersi al generale Dillenbeck, decorato veterano e amico di Meekins per far luce sul delitto.
Liberata Valerie dalla sua prigionia, mentre Burt tenta di contattare Dillenbeck (De Niro), Harold e la donna si imbattono nell’assassino di Elizabeth Meekins e lo seguono fino ad una clinica di sterilizzazione, di proprietà della Commissione dei Cinque, misteriosa organizzazione filo-nazista. A questo punto Valerie fa incontrare Burt e Harold con Canterbury e Norcross. I due sono agenti del MI6 e del Servizio Segreto Americano i quali rivelano ai tre di essere sulle tracce di una cospirazione volta a rovesciare la democrazia e a instaurare una dittatura con a capo l’inconsapevole generale Dillenbeck.
I tre incontrano Dillenbeck e con lui concertano un piano per smascherare i cospiratori: da tempo un agente cerca di convincere Dillenbeck, tenuto in alta considerazione dall’opinione pubblica, a tenere un discorso a pagamento per una misteriosa organizzazione. I tre convincono Dillenbeck ad accettare, a patto di pronunciarlo durante un evento di beneficenza a favore dei veterani, organizzato da Burt.
All’evento, Dillenbeck viene accompagnato in una sala riservata dove incontra la Commissione dei Cinque dei quali Tom Voze, ammiratore di Hitler e Mussolini, fa parte. Fingendosi d’accordo con loro Dillenbeck inizia il proprio discorso, in realtà volto a denunciare il complotto. L’assassino di Elizabeth tenta di fermarlo, ma fallisce grazie all’intervento di Burt. I Cinque vengono arrestati (ma verranno rilasciati) e Dillenbeck testimonia davanti al Congresso, confermando l’esistenza del complotto.
Harold e Valerie, che in realtà non è malata ma era avvelenata dal malvagio fratello, partono per una destinazione ignota mentre Burt decide di restare e riaprire il suo studio medico con l’aiuto dell’infermiera Irma, con la quale spera di avviare una relazione.
All’inizio dei titoli di coda del film vengono mostrate in parallelo la testimonianza originale riguardante il complotto (resa davanti al Congresso nel 1934 dal generale in pensione Smedley Butler) e quella di Dillenbeck.
La montagna che partorisce un topolino
Amsterdam rappresenta il ritorno di David O. Russell alla regia dopo sette anni da Joy, film biografico con protagonista Jennifer Lawrence. Il budget messo a disposizione è consistente: 80 milioni di dollari, dei quali molti probabilmente investiti per arruolare una vera parata di stelle del cinema. I protagonisti sono Christian Bale, Margot Robbie e John David Washington, ma accanto a loro vediamo sfilare Rami Malek, Robert De Niro, Anya Taylor Joy, Chris Rock, Zoe Saldana, la popstar Taylor Swift e molti altri che compaiono sullo schermo anche solo per pochi minuti.
L’argomento sul quale Russell scrive la sceneggiatura è la cospirazione che negli anni trenta puntava a rovesciare il presidente Franklin Delano Roosevelt – che col suo New Deal aveva dato non poco fastidio all’ elite – per insediare un leader più gradito alla destra, simpatizzante delle dittature europee di Italia e Germania. Un’opera dal contenuto politico e ideologico apparentemente molto forte, sarebbe bisognosa di una ricostruzione storica all’altezza. Il regista però tratta Amsterdam come fosse American Hustle portato all’estremo.
Forse timoroso che un tema del genere potesse allontanare il pubblico, Russell spinge quest’ultimo sullo sfondo, innestando su di esso un giallo intricatissimo e difficile da seguire (è stato faticoso sintetizzarne la trama e avrò certamente dimenticato qualcosa) narrato in tono surreale, quasi da commedia, servendosi di un montaggio sincopato francamente fuori luogo. Il risultato è un film fuorviante sin dal titolo, non appartenente ad un genere definito, che spiazza lo spettatore finendo però con l’annoiarlo a causa dei repentini rivolgimenti di un intreccio troppo lungo (134 minuti) e complesso.
Di fronte a queste scelte narrative possono poco gli attori: Christian Bale è straordinario e sembra quello che ci crede di più (ed è l’unico che tra un flashback e l’altro invecchia visibilmente, mentre i suoi compagni restano praticamente immutati nel tempo), mentre Margot Robbie, seppur deliziosa, appare disorientata quanto il suo personaggio e John David Washington è inadatto ad un ruolo che rende in modo poco espressivo.
Non sorprende che Amsterdam abbia incassato poco più di venti milioni di dollari e si sia rivelato un insuccesso. L’ho trovato a tratti piacevole, grazie alle interpretazioni degli attori ma era lecito aspettarsi molto di più.