Dopo 20 anni dal suggerimento di Guillermo del Toro a James Cameron, il 14 febbraio arriva nelle sale Alita-Angelo della battaglia, diretto da Robert Rodríguez
Il 6 febbraio ho ammirato in anteprima in 3D isens all’Uci Cinemas la trasposizione cinematografica del manga di Yukito Kishiro: Alita – Angelo della battaglia, conosciuto in Giappone come Gunnm. Quest’ultimo rappresenta la contrazione di Gun’s Dream (il sogno di una pistola), poiché nel progetto iniziale la protagonista era un’agente con armi da fuoco. Alita, invece, potrebbe derivare dal film Aelita di Yakov Protazanov (1924), stimato come il primo colossal sovietico di fantascienza.
La pellicola di quest’anno parte proprio dalla storia della controparte cartacea: nel XXVI secolo, Alita (Rosa Salazar), un cyborg adolescente, è ritrovata tra le macerie della discarica di Iron City dal cyberdottore Dyson Ido (Christoph Waltz); nel suo laboratorio gli donerà un nuovo corpo, mentre cerca di ricordare il suo passato e riacquista conoscenza del mondo. La discarica si trova al di sotto di Salem, l’ultima città sospesa dopo la Caduta, da dove proviene la ragazza. Incontra Hugo (Keean Johnson), di cui si innamora e che le fa conoscere il Motorball, violento sport a metà fra una corsa su rollerblade verso una palla metallica e feroci combattimenti. Tra segreti e frammenti di ricordi, Alita si rivela essere una potente arma vivente, seguendo le mosse di un’antica arte marziale, detta Panzer Kunst, del periodo della guerra della Caduta; è pronta a usare questa sua grande capacità per combattere i criminali, secondo il suo motto: “Io non resterò ferma al cospetto del male!”.
Colloco Alita – Angelo della battaglia in quel filone fantascientifico che esplora il rapporto uomo-macchina, cominciato nel 1982 con Blade Runner di Ridley Scott
Dopo i titoli di coda del film, abbiamo rivissuto la world premiere di Londra con interviste esclusive al cast, al regista e ai produttori sul red carpet. Risulta interessante scoprire i retroscena che hanno reso possibile la realizzazione di Alita. James Cameron ha dichiarato che per un periodo è stato indeciso se elaborare questo film o Avatar; dopo che l’amico Guillermo del Toro gli mostrò il manga di Yukito Kishiro, il noto produttore se ne innamorò diventandone un fan. Tuttavia, per quasi 20 anni, impegnato per la pellicola che avrebbe poi trionfato con 3 oscar nel 2010, non riuscì a sviluppare la trasposizione del fumetto nipponico. Essendo molto affezionato al progetto, lo affidò, quasi come un figlio in adozione, a un altro amico e collega: Roberto Rodríguez. Il regista di Sin City è stato da subito entusiasta dell’opera e della collaborazione con Cameron, con cui si è trovato benissimo, terminando la sceneggiatura preparata da quest’ultimo. Delle dichiarazioni di Rodríguez riguardo le riprese, mi ha colpito molto l’assenza di spazi verdi per gli scenari di Iron City per sembrare quanto più reali e fedeli alla versione cartacea. Tra i motivi che hanno spinto gli attori protagonisti a partecipare a questo film, rilevante è stata la spiegazione di Rosa Salazar: le sue origini assomigliano a quelle di Alita, affermando che anche lei proveniva da una discarica o qualcosa di molto simile; è stato un ritorno al passato, un viaggio introspettivo in una storia adolescenziale non semplice, ma superata grazie alla grinta di un battle angel. All’evento era presente anche la famosa cantante Dua Lipa che per la pellicola ha inciso il suo singolo Swan Song, incluso nella colonna sonora di Alita – Angelo della battaglia.
Il finale molto aperto, forse troppo, lascia spazio a un possibile sequel. Anche Cameron e Rodríguez sono intenzionati a continuare il progetto, sperando che al pubblico piaccia e sia incuriosito di vedere ancora Alita sul grande schermo.