In sala dal 14 agosto Alien: Romulus si prefigge l’obiettivo di riportare sul grande schermo una delle saghe più importanti della storia del cinema puntando sull’azione e la suspense. Fede Alvarez, regista uruguaiano che ha più volte dimostrato di destreggiarsi con arguzia nel genere thriller/horror grazie a prodotti come La casa (2013), remake dell’omonimo classico diretto da Sam Raimi nel 1981, o Man in the dark (2016), è al timone di questo nuovo capitolo situato cronologicamente tra il primo Alien di Ridley Scott (1979) e il sequel del 1986 diretto da James Cameron.
In Alien: Romulus nell’anno 2142, 20 anni dopo gli eventi del primo Alien, un gruppo di giovani coloni spaziali, interpretati da un cast di talenti promettenti tra cui spiccano la protagonista Cailee Spaeny (Civil war) e il coprotagonista David Jonsson (Agatha Christie’s Murder is Easy), avvista una stazione spaziale abbandonata denominata Romulus. Quest’ultima possiede materiale utile per un viaggio di circa 8 anni che condurrebbe i ragazzi su un pianeta rigoglioso e colmo di nuove possibilità di vita. Approdati sulla stazione però, ben presto, si accorgeranno di non essere soli.
“Lo squalo nello spazio”
Quando alla fine degli anni ’70 il concept di quello che sarebbe stato il primo film della saga di Alien, diretto da Ridley Scott, venne presentato agli studios dagli sceneggiatori Dan O’Bannon e Ronald Shusett, la tagline del film era “Lo squalo nello spazio“. Unendo insieme gli script dei film di fantascienza più interessanti mai realizzati fino a quel momento come La cosa da un altro mondo (1951) di Christian Nyby, Il pianeta proibito (1956) di Fred M. Wilcox, Terrore nello spazio (1965) di Mario Bava o il celebre 2001: Odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrick nacque il cult del 1979 firmato Ridley Scott.
Proprio da queste origini, dalle ambientazioni claustrofobiche, dagli xenomorfi realizzati con elementi prostetici e animatronic, che hanno limitato al massimo l’utilizzo della CGI, prende forma il nuovo interessante capitolo del franchise di Alien targato Fede Alvarez.
Nonostante l’impresa sia riuscita da un punto di vista registico, fotografico, sonoro e scenografico qualcosa è andato storto e Alien: Romulus, con tutte le carte in regola per essere un film di grande intrattenimento, non riesce a spiccare per originalità all’interno del panorama horror/thriller come invece tenta disperatamente di fare. Partiamo con ordine.
Alien: Romulus, il prodotto perfetto per la fanbase
La celebre creatura ispirata dalle opere dell’artista Hans Ruedi Giger, selezionate in una mostra al Museo Mastio della Cittadella di Torino dal 5 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025, torna in tutto il suo splendore. In questo nuovo capitolo infatti non sono soltanto gli xenomorfi e i temibili facehugger ad essere realizzati con estrema cura in ogni dettaglio.
Di grandissimo impatto sono anche i costumi ideati da Carlos Rosario, a cui era stato esplicitamente chiesto dal regista che li concepisse come se il film fosse ambientato e pensato negli anni ’80, e le scenografie chiaramente riprese da quelle del cult originale, sempre in linea con il racconto e colme di riferimenti per i fan più accaniti.
Alien: Romulus è dunque il film che ogni fan avrebbe voluto vedere dopo gli esperimenti più o meno riusciti di Prometheus (2012) e Covenant (2017) in cui si decise di optare per l’apertura di una nuova linea narrativa spiazzando molti fan e allontanandosi concettualmente dalla saga originale per andare alla ricerca delle origini degli xenomorfi.
Ispirato nella regia e nella creazione degli ambienti l’opera inizia subito con dei palesi riferimenti all’Alien di Ridley Scott: il font dei titoli di testa e la prima scena nello spazio, completamente senza suono, faranno subito tornare alla mente dello spettatore l’indimenticabile slogan “nello spazio nessuno può sentirti urlare“.
Una ripartenza “quasi” perfetta
Se visivamente e tecnicamente il film risulta perciò essere un prodotto di altissima qualità, con un ritmo sempre molto alto nella maggior parte delle sequenze che lo compongono, è dal punto di vista drammaturgico che qualcosa non torna. Questo perchè, se da una parte si è voluto tenere fede all’opera originale, dall’altra ci si rimane troppo ancorati limitando il prodotto a situazioni prevedibili o a battute di dialogo a tratti stucchevoli e poco ispirate.
Alien: Romulus segna però una ripartenza di ottima fattura per il franchise confermando le ottime doti registiche di Fede Alvarez che ha avuto l’arduo compito di riportare alla luce un universo narrativo complesso e sfaccettato. Inoltre, l’idea di comporre un cast di giovani talenti e rendere il personaggio di Rain (Cailee Spaeny) una nuova Sigourney Weaver, che all’epoca fu la complice di una vera e propria rivoluzione nel genere dell’action al femminile, fa ben sperare per un futuro radioso per una saga che, se ben sviluppata, potrà avere ancora tanto da raccontare.
Il film è in sala da oggi 14 agosto e vi consigliamo caldamente di non farvelo scappare.