After Life 2, proprio come la prima stagione, è un affresco che pervade l’animo umano . Ricky Gervais è un attore britannico e volto noto soprattutto a chi segue i Golden Globes dato che ha presenziato come cerimoniere per ben cinque volte, tra cui l’edizione 2020; una delle poche cerimonie a non essere stata travolta dall’ondata del virus. Il personaggio che interpreta non si discosta dal suo profilo di comico politicamente scorretto che si abbatte senza pietà sulle vittime che gli capitano a tiro. Il nome della serie metterebbe l’accento sulla vita dopo la morte e tu pensi “ok, allora vediamo un’altra serie sugli angeli o gente morta che torna a compiere atti di bontà”. Qui è il punto in cui ti chiedo di non farti ingannare dal titolo e di andare oltre. Già, sembra che ti stia parlando dell’aldilà, invece no. Caro amico e cara amica, nella serie After Life 2 è l’esatto opposto: è la morte durante la vita. Il protagonista, Tony, è afflitto dalla perdita della moglie e nella prima stagione è ossessionato dalla morte e si scervella su come suicidarsi e creare il maggior disagio possibile alle altre persone; l’intento quindi è chiaro, ma Tony non riesce a trovare il coraggio e la forza di suicidarsi. “Devo dare da mangiare al cane”, questo è il pretesto con cui tenta di rimandare giorno per giorno la sua morte. Come spesso succede a tanti di noi, anche il nostro protagonista, prima di addormentarsi e appena sveglio, compie piccole azioni automatiche, ormai diventate routine; nel suo caso, cerca la moglie, quello che lei gli ha lasciato. La moglie che ogni giorno gli ricorda di andare al mare con il cane e fare un bel bagno. Così tutte le parole che ascolta da Lisa, Kerry Godliman, sono come gocce che scavano nella roccia; d’un tratto le battutacce e le brutte giornate si fanno sempre meno presenti e la giornata di Tony va avanti quasi in modo normale, tra dialoghi stranamente non offensivi con i colleghi o con gente che incontra per strada; e quando va a trovare il padre, pensando che bastino dieci minuti a riempire il vuoto di un anziano con la demenza senile, riesce ad instaurare un cordiale vis a vis con l’infermiera che lo cura, Ashley Jensen.
Il suo carattere bisbetico non sembra però andare via durante la seconda stagione; anzi a volte permane in maniera ancora più pesante, ma questo non impedirà a Tony di tirare avanti con la sua vita, resa ancora più difficile dall’imminente chiusura del giornale. Così, se da una parte la storia un po’ si ripete, dall’altra va avanti e si fa interessante soprattutto grazie al personaggio di Sandy, Mandeep Dillon, che non vuole lasciare il Tambury Gazette e vuole rimanere al 48 High St, Hemel Hempstead, quartiere di Londra. La stagione è incentrata su questo personaggio, che forse rappresenta un po’ tutti noi. A chi non è capitato di voler incontrare qualcuno davvero interessato a noi, che ci possa capire con uno sguardo e che in qualche modo ci dia un motivo in più per esistere; un qualcuno che capisca, senza tante domande, quando si vuole essere lasciati tranquilli perché siamo in un momento no. Tutto ciò porta dolore su dolore, tristezza su tristezza e a volte bisognerebbe invece farsi avvolgere dall’amicizia, dalla generosità, dall’amore per la vita. La luce c’è in fondo a tutto e anche questo è un lato sorprendente della serie che a volte ti stupirà strappandoti un sorriso e dandoti anche un po’ di speranza.
After Life 2 – I personaggi
Gli altri personaggi sono interessanti perché hanno delle particolarità che in qualche modo li accomunano. Abbiamo la prostituta, pardon “professionista del sesso”, di nome Roxy, Roisin Conaty, che sarà come una ventata di aria fresca per Tony e Dafne e li aiuterà a vedere le cose sotto un nuovo punto di vista; il postino, Joe Wilkinson, che fruga nella corrispondenza di Tony. Un personaggio di cui capirai meglio la funzione proprio durante la seconda stagione; il cognato e titolare del Tambury Gazette, Tom Basden, con il quale Tony parla tanto e con cui si confronta, nonostante arrivino sempre a conclusioni divergenti; Lenny, Tony Way, è un uomo estremamente accomodante e sempre accondiscendente, non tanto per carattere quanto per far contento Tony; c’è anche una figura importante che si accosta a Ricky Gervais ed è Anne, Penelope Wilton, donna vedova, una di quelle persone che ti ascoltano sempre e non ti giudicano mai, ed è come una medicina guaritrice per la mente di Tony; altro personaggio eclettico e dirompente, trasversale a tutta la serie, è lo psichiatra non psichiatra, Paul Kaye; e, infine, il padre, interpretato da David Bradley, che è un volto noto sia per gli amanti di Games of Thrones, in cui interpreta Walder Frey, sia per gli amanti della saga di Harry Potter, in cui interpreta Argus Gazza.
After Life 2 sarà disponibile sulla piattaforma Netflix dal 24 aprile in tutti i Paesi in cui è raggiungibile il servizio. Il regista e produttore della serie è lo stesso Ricky Gervais, che ben riesce a fondere il cinismo e la comicità che lo caratterizza con un lato più riflessivo e intenso che non conoscevamo; come se volesse farci capire che non è sempre così punzecchiante e senza sentimenti. Un bel modo per comunicarlo a noi spettatori. Non credi?