Sembra ieri che vedevamo Lina Wertmüller sorridente sul palco ricevere l’Oscar alla carriera, accompagnata dalla figlia, la trentenne Maria Zulima, figlia naturale del suo compagno Enrico Job e da lei adottata a 62 anni. E invece ci ha lasciato così, in punta di piedi, come fosse l’ultima provocazione di una donna di 93 anni che non si è mai nascosta.
Lina Wertmüller nasce a Roma il 14 agosto 1928 come Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, un nome lungo come la sua carriera e la sua fama. Studia con la futura moglie di Marcello Mastroianni, Flora Carabella, amicizia di una vita che sarà anche di aiuto per entrare nel mondo del cinema. Inizia prestissimo a lavorare in teatro come collaboratrice alla regia, poi approda in televisione e alla radio. In seguito, si avvicina al grande schermo prima come segretaria di edizione e poi come aiuto regista del grande Federico Fellini in alcuni dei capolavori del cinema italiano come La dolce vita e 8½ . Infine nel 1963 arriva il suo esordio alla regia con I Basilischi, per il quale vince la Vela d’argento al Locarno Festival.
Ormai è chiaro a tutti che Lina Wertmüller ha temperamento e talento da vendere. Comincia così una carriera fatta di film che si occupano di problematiche sociali e mettono alla berlina la morale piccolo-borghese dell’Italia degli anni ’70. In quasi tutti il protagonista è Giancarlo Giannini, spesso affiancato dalla compianta Mariangela Melato, con i quali gira i suoi più grandi successi: Mimì metallurgico ferito nell’onore, Film d’amore e anarchia – Ovvero “stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…”, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.
Prima donna a essere candidata come regista all’Oscar nel 1977 con il film Pasqualino Settebellezze (qui sopra un memorabile estratto), ovviamente con Giannini nel ruolo principale. Nel 2010 ha ricevuto il David di Donatello alla carriera e nel 2020 l’Oscar onorario “per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita: la cinepresa”.
Ricevendo il trofeo dalle mani di Sophia Loren lo commentava così: “Dedico l’Oscar a mio marito Enrico, a mia figlia Maria Zulima, che mi è venuta molto bene “E ringrazio l’America. L’America è una cosa seria, noi siamo un piccolo stivaletto, questo è un continente, non c’è proporzione… così ringrazio l’America, tutti coloro che hanno amato i miei film, che sono tutti come miei figli. Ci vuole molta pazienza e molta passione… e ora vi saluto, ma dovete gridare tutti insieme ‘Vogliamo un Oscar che si chiami Anna'”.
Riconosciuta e omaggiata dai più grandi artisti del mondo, la vediamo posare al Festival di Cannes 2019 (durante il quale fu presentata una versione restaurata del suo capolavoro Pasqualino Settebellezze) tra Giancarlo Giannini e Leonardo DiCaprio, che non ha voluto perdere l’occasione di farsi ritrarre accanto a lei e che ci mancherà per sempre.