ACAB, in queste ore, ha visto uscire il trailer dell’attesa serie Netflix in 6 episodi prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios.
La serie, diretta da Michele Alhaique, vedrà come protagonisti Marco Giallini, Adriano Giannini, Valentina Bellè, Pierluigi Gigante e Fabrizio Nardi, e sarà disponibile su Netflix dal 15 gennaio 2025.
ACAB, l’origine e il mondo dietro la serie.
ACAB, quando uscì in formato film nel 2012, con il medesimo acronimo trascritto All Cops Are Bastards ebbe un grandissimo successo sotto tutti i punti di vista: sia di botteghino, sia di critica, che di opinione pubblica, perché se ne parlò davvero moltissimo essendo stato un argomento, ai tempi, molto caldo per diversi ed eclatanti casi di scontri di violenza tra la polizia e cortei di protesta, talvolta finiti, purtroppo, anche in tragedia, da una parte e dall’altra, amplificando e non mitigando l’odio tra le due fazioni, tra coloro che difendono gli interessi di Stato e coloro che protestano, più o meno legittimamente, contro di esso.
ACAB, uscito all’inizio del 2012 nei nostri cinema, venne diretto dall’allora esordiente Stefano Sollima e tratto dall’omonimo libro di Carlo Bonini con protagonisti Negro, Mazinga e Cobra, agenti antisommossa della Polizia, interpretati in quel caso da tre nostri grandi attori come Filippo Nigro, lo stesso Marco Giallini, protagonista anche di questa serie nel medesimo ruolo interpretato nel film, e Pierfrancesco Favino.
Questo fu, però, non un caso destinato a rimanere isolato, essendo stato il primo capitolo della “trilogia della Roma criminale” a cui seguirono i film Suburra (2015), da cui venne tratta anche una famosa serie Netflix formato da tre stagioni con nome omonimo con Alessandro Borghi come protagonista, e un altro film Adagio (2023).
Sullo sfondo del film ACAB, dominava la rabbia da entrambe le parti, con da una parte la morte del loro collega Filippo Raciti, poliziotto italiano e Ispettore Capo della Polizia di Stato, che tristemente nel febbraio 2007 morì in servizio, durante gli incidenti scatenati da una frangia di ultras catanesi contro la Polizia, intervenuta per sedare i disordini alla fine del derby siciliano di calcio Catania-Palermo.
Mentre dall’altra la morte, sempre nello stesso anno, del giovane ultras biancoceleste, Gabriele Sandri, avvenuta l’11 novembre 2007, nel quale l’agente Luigi Spaccarotella sparò un colpo di pistola sull’autostrada A1 presso l’Autogrill Badia al Pino est situato in Civitella in Val di Chiana (Arezzo) togliendo la vita al giovane disc jockey di 26 anni di Roma a seguito di alcuni tafferugli tra tifoserie in cui Gabriele ci rimise drammaticamente la vita.
Su questi fatti reali e su molto altro si basa il film, anche per, in un certo senso, drammaticamente “equilibrare” non solo numericamente le morti, ma anche mostrare e quindi amplificare il senso di perdita e di ingiustizia di entrambe le parti, e che ha portato due persone ancora piuttosto giovani a perdere la loro vita per un odio che andava ben oltre loro come singoli individui.
La vicenda narrativa del film ACAB del 2007, ovviamente, andava ben oltre tutto questo, creando la fiction narrativa necessaria per allontanare un poco la realtà, ma dall’altra, prendendo sullo sfondo come riferimento due casi purtroppo realmente avvenuti, l’impressione che fece al pubblico ai tempi, portò comunque non poca forza al messaggio, volutamente provocatorio, di cui il film si faceva discusso portatore.
ACAB, Torna lo scomodo mondo della polizia e di chi protesta.
ACAB, nella serie di Netflix, tra pochissimo in uscita, si addentra negli feroci scontri tra i No Tav e la polizia in Val di Susa, anch’esso con una base quindi anche in questo caso da un evento reale, risalente ad un caso di cronaca italiana del 2021.
Una squadra del Reparto Mobile di Roma resta orfana del suo capo, che rimane gravemente ferito. Quella di Mazinga (Marco Giallini), Marta (Valentina Bellè) e Salvatore (Pierluigi Gigante), però, non è una squadra come le altre, è Roma, che ai disordini ha imparato ad opporre metodi al limite e un affiatamento da tribù, quasi da famiglia.
Una famiglia con cui dovrà fare i conti il nuovo comandante, Michele (Adriano Giannini), figlio invece della polizia riformista, per cui le squadre come quella sono il simbolo di una vecchia scuola, tutta da rifondare. Come se non bastasse il caos che investe la nuova formazione nel momento di massima fragilità interna, si aggiunge quello dato da una nuova ondata di malcontento della gente verso le istituzioni.
Un nuovo “autunno caldo” contro cui proprio i nostri sono chiamati a schierarsi e in cui ogni protagonista è costretto a mettere in discussione il significato più profondo del proprio lavoro e della propria appartenenza alla squadra.
Tratta dall’opera letteraria ACAB di Carlo Bonini edita in Italia da Giangiacomo Feltrinelli Editore, la serie è ideata da Carlo Bonini e Filippo Gravino e scritta da Filippo Gravino, Carlo Bonini, Elisa Dondi, Luca Giordano e Bernardo Pellegrini, con lo story editing di Filippo Gravino.
La serie ACAB è stata prodotta da Cattleya con RAI Cinema, e in essa sarà presente ancora Stefano Sollima, l’allora regista del film, che, in questo progetto ha invece ricoperto il ruolo di produttore esecutivo. Non resta quindi che aspettare il 15 gennaio 2025 quando sarà disponibile su Netflix, per poter nuovamente vedere questi due mondi, tristemente spesso nella vita, come nella fiction, destinati a scontrarsi senza possibilità di incontro, ma che lascerà comunque, come nel caso del film del 2012, certamente riflessioni importanti, a cui ognuno di noi darà la propria libera interpretazione.