È stata definitivamente abolita la censura cinematografica in Italia, grazie al decreto sottoscritto dal ministro della cultura Dario Franceschini. Il ministro afferma che è stato così superato il sistema di controlli ed interventi che faceva sì che lo Stato potesse intervenire sulle opere degli artisti. L’obiettivo del decreto è quello quindi di restituire nuova libertà agli autori, la cui libertà espressiva da sempre lotta contro la scure della censura.
Cinema, @dariofrance: «Abolita definitivamente la censura cinematografica». Nasce la commissione di classificazione dei film, Pajno presidente. Su https://t.co/eYAhQmcmLL la mostra permanente promossa dalla DG Cinema del #MiC / https://t.co/JvIpGi4Ggi pic.twitter.com/1NreJrft4j
— Ministero della cultura (@MiC_Italia) April 5, 2021
Ma cosa si intende per censura cinematografica?
La censura è il controllo della comunicazione da parte di un’autorità a ciò preposta, con la funzione di tutelare l’ordine politico e sociale. Un’operazione che si estende quindi anche ai prodotti cinematografici di ogni sorta, con controlli preventivi o successivi, impedendone la proiezione in pubblico.
Il sistema censorio sussiste da sempre nei secoli di storia, per ragioni religiose, politiche, etiche, morali, legate al buon costume. La censura dunque esiste ben da prima che nascesse il cinema, per poi estendersi anche a quest’ulteriore mezzo di comunicazione.
Storia della censura cinematografica italiana
Negli anni ’10 del XX secolo nacque la censura con la previsione un lungo elenco di divieti rispetto ai contenuti delle pellicole, ciascuna delle quali, per essere proiettata, doveva conseguire un nulla osta a seguito di un giudizio espresso dal revisore. Nel 1920 con un Regio Decreto è stata istituita una commissione apposita addetta al controllo delle sceneggiature, prima che si procedesse con le riprese.
Il sistema censorio è oggi in contrasto con le libertà costituzionalmente sancite, dove all’articolo 21 si fa espresso riferimento alla libertà di manifestazione del pensiero, con ogni mezzo di diffusione. Così la Costituzione Repubblicana del 1948 si impone a seguito della caduta del regime totalitario fascista, il quale invece aveva istituito un sistema di controlli particolarmente severo da parte del Ministero della Cultura Popolare.
Tuttavia l’avvento della Repubblica non ha comportato il venir meno dei controlli censori a cui era tenuto lo Stato, in quanto era egualmente previsto il divieto di qualsiasi manifestazione contraria al buon costume, specie a causa delle pressioni della Chiesa. Negli stessi anni entrò inoltre in vigore una legge volta a contrastare l’eccesso del neorealismo, prevedendo che le opere diffamatorie dell’Italia non avrebbero potuto conseguire la licenza di esportazione.
Nel 1962, con l’avvento dei governi di centro-sinistra, venne varata una riforma grazie alla quale vennero meno alcune limitazioni, circoscrivendo l’azione censoria esclusivamente a quei film considerati lesivi della morale e del buon costume. La cosiddetta Legge Cinema è rimasta in vigore sino ai nostri giorni, prevedendo ugualmente una censura preventiva ed il rilascio di un nulla osta per la proiezione in pubblico e l’esportazione, a seguito dei controlli effettuati da una pluralità di commissioni.
Numerose sono state le opere censurate ed anche i più grandi nomi del cinema non sono sfuggiti alla scure della censura: certamente il più censurato in Italia è stato Pier Paolo Pasolini. Altro caso celebre di censura è quello di Ultimo Tango a Parigi di Bertolucci, che suscitò forte scalpore per le scene di sesso e violenza tanto da vietarne la proiezione e distribuzione, a causa della sentenza di condanna della Cassazione nel 1976. Alcune copie furono conservate presso la Cineteca Nazionale come corpo del reato. Gradualmente però le questioni insorte persero rilievo e soltanto dal 1987 fu nuovamente consentita la proiezione del film e la sua messa in onda in TV.
Risale al 1998 l’ultimo caso di censura di maggior rilievo, del film Totò che visse due volte di Daniele Ciprì e Franco Maresco. Il film fu finanziato con contributi pubblici perché ritenuto di interesse culturale nazionale, ma ne fu poi proibita la proiezione nelle sale perché giudicato degradante per “la dignità del popolo siciliano, del mondo italiano e dell’umanità”, offensivo del buon costume, con esplicito “disprezzo verso il sentimento religioso” e contenente scene “blasfeme e sacrileghe, intrise di degrado morale”.
Cosa prevede il nuovo decreto?
Grazie al nuovo decreto è stata istituita un’apposita Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche, presieduta dal Presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno, presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della cultura. La Commissione è costituita da 49 membri, selezionati tra gli esperti del settore cinematografico e competenti degli aspetti pedagogico-educativi connessi alla tutela dei minori e alla comunicazione sociale.
Il compito della Commissione è quello di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche, abolendo definitivamente il divieto assoluto di uscita nelle sale e l’uscita condizionata a tagli o modifiche. Le opere dunque non sono più soggette ad un controllo dello Stato, bensì il lavoro di classificazione viene svolto direttamente dagli autori, entro quattro fasce d’età ovvero per tutti, vietato ai minori di 6, 14 e 18 anni.
In quest’occasione il Ministero della Cultura ha promosso una mostra permanente online istituita dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e dalla Cineteca Nazionale, sul sito cinecensura.com. Qui abbiamo modo di riscoprire numerose opere vittime di censura nella storia, tra cui 300 lungometraggi, 80 cinegiornali, nonché 100 tra pubblicità e cortometraggi, 28 manifesti censurati e filmati di tagli.
Si tratta di una riforma di estrema importanza che porterà certamente delle grandi innovazioni entro il panorama cinematografico del nostro paese.