Il regista e sceneggiatore greco analizza la condizione della donna in un mondo patriarcale e la situazione atipica dell’ Inghilterra conservatrice, nella quale ella può essere regina
La storia de La Favorita è ambientata in Inghilterra, nel 1706. La regina Anna è una donna fragile dalla salute precaria e il temperamento capriccioso.Ella,incapace di preoccuparsi del suo regno è facile alle lusinghe e sensibile ai piaceri della carne, pesantemente influenzata dalle persone a lei più vicine, anche in tema di politica internazionale. Il principale ascendente su di lei è esercitato da Lady Sarah, la Duchessa di Malborough, astuta e dal carattere adamantino con un obiettivo politico ben preciso: portare avanti la guerra in corso contro la Francia, a capo della quale c’è il marito, per negoziare da un punto di forza. A costo di raddoppiare le tasse sui sudditi del Regno, mettendo in ginocchio il ceto dei proprietari terrieri e il popolo, se necessario. Il più diretto rivale di Lady Sarah è l’ambizioso politico Lord Robert Harley, capo dell’ opposizione in parlamento, disposto a qualunque cosa pur di accaparrarsi il favore della sovrana. L’ arrivo a corte della giovane sventurata Abigail Masham, cugina di Lady Malborough, appartenente ad un ramo cadetto della sua famiglia caduto in disgrazia a causa del vizio del gioco del patriarca, capace di giocarsi a carte persino la virtù della figlia e sperperare il suo intero patrimonio a whist, provocherà un conflitto all’interno della corte. Quel che non manca ad Abigail sono infatti la bellezza e l’istinto di sopravvivenza, sviluppato nelle difficoltà e negli anni in cui è stata abusata, celati da un’aria falsamente ingenua e dolce. Comincia una serrata partita per il cuore e il favore della regina: quale delle due donne avrà la meglio?
Yorgos Lanthimos applica la sua visione ad un trio tutto al femminile e a una società rigidamente classista, in cui l’unico modo per una donna di riscattarsi è grazie alla propria abilità e spregiudicatezza. Il contesto in cui si muovono le tre protagoniste è molto più concreto rispetto ai film precedenti del regista, come ad esempio il distopico e interessante The Lobster (2015), vincitore a Cannes del premio per la migliore sceneggiatura, ancora con Rachel Weisz e Olivia Colman.
La Favorita racconta senza troppe esagerazioni la condizione femminile come un percorso a ostacoli all’interno di un mondo patriarcale che lascia alle donne pochissimi spazi di manovra, e ancor minori difese. L’unica donna che conta, qui, è la regina, ma questo non la sottrae alle logiche del potere declinato al maschile, che si esprime con l’ennesima guerra. Anna è una bambina, impossibilitata a veder crescere i suoi figli, capace di istintivi e abnormi slanci di generosità, come di un’altrettanto imprevedibile e isterica gelosia. Una creatura sola, afflitta dal dolore fisico provocatole dalla gotta e prigioniera dell’interesse altrui, nascosto dall’ apparente ossequio o dall’affetto. La giovane, apparentemente dolce e indifesa Abigail fa leva su questa insicurezza, grazie al contrasto con la brutale e severa sincerità della più matura Lady Sarah, la quale per controllare le sorti del regno non esita a far sentire la regina inadeguata e inferiore. Al contrario di ogni altro cittadino inglese, la regina però può dire: “Si fa così perché lo dico io” che esprime il sogno di ogni bambino viziato, oltre che la più elementare espressione del potere. Per questo l’ironia che colora tutta la narrazione è maliziosa e fanciullesca, molto più tagliente che nelle pellicole precedenti. Se le due contendenti sono molto brave – Rachel Weisz è molto più regale di qualunque regina ed Emma Stone è ormai abituata a ruoli importanti – su di loro si staglia, rubando la scena, la veterana regina Olivia Colman, vincitrice della Coppa Volpi e del Golden Globe per la migliore interpretazione femminile in una commedia, concorrente principale di Glenn Close nella corsa all’Oscar del 24 febbraio. Voto: 6,5 su 10.