“A noi rimane il mondo” è la prima opera di lungometraggio-documentario del regista Armin Ferrari. Dopo le anteprime nei festival italiani, il film sarà finalmente visibile anche in streaming online su OpenDDB, la piattaforma del cinema indipendente più grande d’Europa.
“A noi rimane il mondo”: di cosa parla?
“A noi rimane il mondo” racconta soprattutto le ramificazioni del lavoro creativo di Wu Ming, il collettivo italiano di narratori militanti e d’avanguardia, a partire dal loro blog GIAP e dal loro impegno nel plasmare una diversa narrazione degli ultimi vent’anni di contro cultura e lotta politica in Italia.
La storia di Wu Ming inizia negli anni ’90, quando, sotto lo pseudonimo di Luther Blissett, pubblicarono “Q”, un romanzo storico che divenne un bestseller in Italia e fu tradotto in diverse lingue. Nel documentario si narrerà per l’appunto dello strano caso di collettivi e comunità di narratori e narratrici, sorte a partire dalle discussioni su un blog di romanzieri, per poi occuparsi di sentieri e paesaggio, di guerriglia odonomastica, di J.R.R. Tolkien e fantastico, di bufale storiografiche, di scrittura collettiva e colonialismo.
Parliamo di un collettivo di collettivi: da Alpinismo Molotov a Nicoletta Bourbaki, da Antar Mohamed al collettivo Resistenze in Cirenaica, il documentario esplora un florilegio di narrazioni contrappuntato dalle voci dei Wu Ming, che, attraversando trasversalmente il film e affrontando varie tematiche legate al paesaggio, completano il racconto di una moltitudine di storie legate tra loro da una poetica condivisa.
Al centro della trattazione dei Wu Ming vi è anche il cambiamento climatico e l’impatto sul territorio in cui si vive. Nel loro caso la protagonista è l’Emilia-Romagna, oggi al centro delle cronache per le tragiche alluvioni.
Le parole di WuMing2 nel finale del docufilm, provano a rispondere alla domanda di come può uno scrittore affrontare il tema del cambiamento climatico: “Raccontare il territorio con le sue contraddizioni, i suoi conflitti, quel che gli dà forma: raccontare la storia di questo territorio, della lotta tra terra e acqua che perennemente avviene sotto ai nostri piedi senza che ce ne accorgiamo, credo sia un ottima chiave per raccontare il cambiamento climatico.
In realtà la terra qui ci sarà stata, e uso il futuro anteriore, per una brevissima parentesi di tempo, quella all’interno della quale noi ci troviamo. Il cambiamento climatico riporterà qui l’acqua che c’era prima e quindi si chiude un cerchio: questo è un territorio, sotto un certo punto di vista, all’avanguardia.” E conclude: “Quindi questo lo potremmo definire un estremo avamposto da cui osservare le conseguenza del cambiamento climatico”.
Il film è una produzione Altrove Films e Albolina Film, in collaborazione con Kinè e Home Movies, con il supporto di IDM Film Fund Sudtirol Alto-Adige, Emilia-Romagna Film Commission, MiC. Il documentario ha partecipato in anteprima mondiale al Biografilm Festival (2022) e successivamente a Ischia Film Festival. Clorofilla Film Festival e Cervino Cine Mountain.
Chi è Armin Ferrari?
Dopo aver studiato scenografia all’accademia di Belle Arti di Verona e dopo aver frequentato un corso di multimedialità teatrale, Armin Ferrari sceglie di affidare al mondo del video la sua espressività.
Il suo apporto è soprattutto in ambito videoscenografico, dal 2008-2017 (con registi come Manfred Schweigkofler, Michael Hunt, Nicola Ulivieri e Michele Fiocchi). Cura la regia di documentari brevi per la televisione, tra cui Bolzano Danza – Istantanea di un festival (2017) e l’immagine video per l’opera Curon/Graun (2018) di OHT Filippo Andreatta.