Una vita spesa dietro le richieste più insolite di una star hollywoodiana viziata e arrogante, l’ombra di una madre perfetta e aspettative da ricalcare, l’assenza di un padre che se ne è andato troppo presto. Questa è la vita di Zara nel film A family affair, interpretata dalla scoppiettante (e anche troppo) Joey King, alle prese con una carriera che proprio non ne vuole saper di spiccare il volo.
Da due anni a servizio di Chris Cole (Zac Efron) star del cinema, con la promessa di diventare prima o poi la sua socia in affari, ovvero produttrice esecutiva dei suoi film. Ma, le cose non sembrano cambiare tra, corse contro il tempo per assecondare il capo viziato, e la voglia di mettersi in proprio, Zara dovrà fare i conti con la madre (Nicole Kidman), trovata a letto con il suo capo….
A family affair: la trama
Una vita quasi perfetta, quella di Zara, giovane assistente dell’amata star del cinema Chris Cole. Chi non vorrebbe essere al suo posto? Ah si, proprio lei. Infatti tra richieste assurde e assistenza h24, la giovane non riesce più a contenere il disprezzo che prova verso il suo arrogante e egocentrico capo, tanto da arrivare al punto di licenziarsi.
Ma tutto cambia, quando dopo essersi ritrovato da solo e incapace di fronte alla vita, Chris va a cercarla a casa per supplicarla di tornare a lavorare con lui. Ma un’incontro inaspettato, spingerà l’ex capo nelle braccia di sua madre, una famosa scrittrice di romanzi, vedova e da sempre impegnata a gestire la vita della figlia. Finalmente il cuore di Brooke Harwood torna a battere, ma per la persona sbagliata. E chi vorrebbe ritrovare sua madre a a fare sesso con il proprio capo? Anzi ormai ex capo.
Per Zara inizia a prendere forma un vero e proprio incubo, e la giovane cercherà in tutti i modi di far capire alla madre le vere intenzioni del rubacuori più famoso di Hollywood. Tra colpi di scena, e mancati suicidi, la commedia si animerà di una fuga appassionata tra due over 50 che giocano a fare i quindicenni. La giovane Zara riuscirà a far scoppiare la coppia?
A family affair: Barbie e Ken in versione 50
Una rom comedy banale, che non riesce né dal punto della commedia, e né da quello romantico. Una storia che nel complesso manca di vividità, non ci sono sfumature e il film va a suon di scene messe insieme senza coordinazione. Tutto troppo artificiale, non c’è spontaneità nella storia d’amore che nasce tra Zac Efron e la Kidman, non c’è un perchè, né un inizio e né una fine. Tutto segue il copione, e questo aspetto non dovrebbe emergere dalla parte dello spettatore.
Ormai Zac Efron è alla frutta, il divo hollywoodiano è quasi irriconoscibile, pare che abbia un pò troppo usufruito del magico potere del botox. E la Kidman stessa storia, anche se è l’unica che salva in corner il lato recitativo, e nel complesso mette in piede un personaggio conforme e che ha un senso. Anche lei come Efron, ci da dentro con i ritocchi estetici, tanto da eliminare in parte anche il lavoro che compie in scena, dato che le rughe di espressione hanno completamente abbandonato la sua faccia. Insomma una Barbie e Ken, un pò attempati, che si ritrovano in una storia d’amore da quindicenni.
Peccato, che di mezzo c’è una figlia che non benedisce questa unione anzi, spera in tutti i modi di separarli. Tra reazioni alla Scream Movie e cadute cringe che non fanno ridere, Joey King sembra essere rimasta intrappolata nell’adolescente Elle Evans di The Kissing Booth, incapace di affrontare in maniera lucida gli imprevisti della vita. L’attrice interpreta un personaggio troppo montato, esasperante, con reazioni eccessive che vanno fuori dal normale.
Tutto troppo calcato a tratti e in altri troppo piatto. Un peccato, nonostante la trama sia banale, poteva a funzionare soprattutto con il budget speso per la realizzazione. Nel complesso il cast non funziona, e l’unica che rimane fedele è Kathy Bates nei panni di Leila, la nonna di Zara e suocera di Brooke. La donna si ritrova in mezzo a due fuochi da spegnere che Sister Act spostasti proprio. L’ attrice ex stella di American Horror Story, famosa per le numerose caratterizzazioni dei vari personaggi, sarà l’unica a tenere in gioco le sorti del film.
A family affair: basta con i lieto fine
Il finale, ancora più no sense del film stesso, un finale romantico alla La La Land peccato che di romantico non ci sia proprio nulla. I due innamorati si ritroveranno a confessare il loro amore dentro un supermercato tra casse di carote e patate da pelare, che guarda caso era un set montato e organizzato dalla stessa figlia. Visto e rivisto, una serie di clichè presi di qua e di là, da qualche commediola romantica, appiccicati e animati da due attori che aldilà della bravura puntano sul lato estetico. Peccato che non siano più gli stessi, lo star system cambia e la giocata del regista Richard LaGravenese non è stata poi così astuta.
E come ogni commedia americana che si rispetti, il lieto fine è dietro l’angolo. Questa volta invece, si poteva giocare su un finale diverso, e non con l’ennesimo vissero tutti felici e contenti. Chi ha detto poi che la commedia deve avere per forza un finale felice. A fare l’eccezione fu proprio l’Italia, e la commedia degli anni ’60. Da Dino Risi a Monicelli fino a Ettore Scola. I grandi maestri del cinema italiano, diedero una risvecchiata al vecchio e solito finale proposto dalle commedie americane. Un grande classico, amato in tutto il mondo, Il sorpasso fu uno schiaffo in faccia all’America.
La prima commedia, che non nonostante l’ironico personaggio interpretato da Gassman e la storia a sé, si conclude con finale strappalacrime, che si porta via con la solitudine dell’essere umano e la sua immancabile condizionabilità. Dentro l’ilarità del sorriso, a volte si nascondono le ombre più oscure dell’umanità e la commedia all’italiana riuscì a farle emergere tramite film che nel mezzo o nel finale nascondevano scene drammatiche. Ma rimanevano pur sempre commedie. Il film esordio di Dino Risi piacque cosi tanto, da ispirare il film Easy Rider.
A family Affair: l’armadio della Kidman fa sognare
A tenere svegli durante la visione, tra qualche battuta e qualche scena cringe, è l’apertura del meraviglioso armadio di Brooke Harwood. Tra capi esclusivi, e abiti provenienti dalle passerelle più prestigiose, la Kidman sarà alle prese con veri e propri look da sogno degni di Carrie Bradshaw, la mitica reginetta dello stile di Sex and the City. Tra un outfit e l’altro, l’attrice premio oscar non nasconde la statuaria fisicità, nonostante l’età, con qualche look firmato Versace, tra cui l’iconico abito Versace Black Sleeveless Safety Pin Maxi.
E poi gli abiti radical-chic by Armani, e l’iconica t-shirt di Blondie, che accende la Kidman di sfumature più rock e casual. Gli outfit salvano il film e fanno sognare gli spettatori. Una ricerca accurata, che calza a pennello con la fisicità della protagonista.
A family affair: che delusione
Un prodotto che poteva funzionare, qualche dialogo più esilarante, un pizzico di romanticità in più, quella smielata, da dichiarazioni clamorose e colpi di scena da far battere i cuori. Nel complesso per arrivare a creare una rom-comedy si è scordato di analizzare entrambi gli aspetti, così il film finisce per essere ne carne e ne pesce. Il duo Kidman-Efron, non dispiace. Dopo The Paperboy tornano in scena con una commedia, e al centro una storia d’amore costruita male e realizzata peggio. Nel contesto non dispiace, ma delude le aspettative dato il grande cast e la trama vagamente curiosa.