Uno dei generi di maggior successo al cinema è certamente il “musical”. Questo capolavoro di Vincente Minnelli è protagonista all’edizione 1952 dei Premi Oscar.
Un Americano a Parigi (An American in Paris)
Regia: Vincente Minnelli; soggetto: Alan Jay Lerner dal poema sinfonico Un americano a Parigi (1928) di George Gershwin ; sceneggiatura: Alan Jay Lerner;fotografia a colori: Alfred Gilks, John Alton; montaggio: Adrienne Fazan; scenografia: Cedric Gibbons, Preston Ames; costumi: Orry-Kelly, Walter Plunkett, Irene Sharaff; coreografie: Gene Kelly; disegni: Gene Grant, Saul Steinberg; effetti speciali: Warren Newcombe, Irving G. Ries; colonna sonora: George Gershwin, Saul Chaplin; interpreti: Gene Kelly (Jerry Mulligan), Leslie Caron (Lise Bouvier), Oscar Levant (Adam Cook), Georges Guétary (Henri Baurel), Nina Foch (Milo Roberts), Eugene Borden (Georges Mattieu), Martha Bamattre (Mathilde Mattieu), Mary Young (anziana venditrice di fiori), Ann Codee (Thérèse), George Davis (François), Hayden Rorke (Tommy Baldwin), Paul Maxey (John McDowd), Dick Wessel (Ben Macrow), Don Quinn, Adèle Coray (coppia in luna di miele), Lucien Plauzoles, Christian Pasques, Anthony Mazzola (bambini del quartiere), Jeanne Lafayette, Louise Laureau (suore), Anna Q. Nilsson (Kay Jansen), Alfred Paix (postino), Noel Neill (ragazza americana); produzione: Arthur Freed per M.G.M.; origine: USA – 1951; durata: 115′
Parigi,secondo dopoguerra. Due americani si ritrovano vicini di casa: Jerry Mulligan (Kelly) è un pittore in erba, che espone i suoi quadri a Montparnasse, mentre Adam è un geniale pianista. Il duo, cui si aggiunge Henri (Georges Guétary), un cantante francese grande amico di Adam, si esibisce nel caffè sottostante per sbarcare il lunario. Henri confessa felice all’amico di aver incontrato la donna della sua vita e di essere sul punto di sposarsi. Jerry, intanto, prepara una mostra dei suoi quadri, finanziato da Milo Roberts (Nina Foch) una ricca americana, che in realtà spera di circuirlo. Incontra Lise, una giovane orfana francese, che non gli rivela niente di sé stessa. La ragazza è ingenua, ma piena di gioia e vitalità al punto che Jerry se ne innamora. Lascia Milo e si ripromette di dichiarare il suo amore alla fanciulla, di cui ha appreso il nome:Lise (Caron). I due si danno appuntamento al Ballo delle Belle Arti, dove Lise rivela a Jerry il suo segreto: durante la seconda guerra mondiale, poiché i suoi genitori erano nella resistenza, era stata affidata alle cure di un uomo che l’ha allevata e si è preso cura di lei. Con il tempo tra loro è nato un sentimento che trascende la riconoscenza e dovrebbe portarli a sposarsi. Quell’uomo è Henri. Jerry e Lise si lasciano, la notte incantata sta per finire. Dall’alto di una terrazza, Jerry vede Lise giù in strada che sta per andarsene su di un taxi con l’amico. All’ultimo momento Henri però, resosi conto che la ragazza accetterebbe di sposarlo solo per gratitudine, decide di lasciarla. Lise può finalmente correre tra le braccia di Jerry, libera di seguire il proprio cuore.
Gli Stati Uniti sono usciti dalla guerra, ma nuove paure si affacciano all’orizzonte: la cortina di ferro è calata sull’Europa e L’Unione Sovietica, alleata di ieri è oggi il nemico più pericoloso. Dall’introduzione del sonoro il musical è sempre stato un genere amatissimo dal pubblico, ma molto meno dalla critica. La sala del cinematografo rappresenta ancora una volta un momento di evasione e un film sontuoso e irreale come Un Americano a Parigi, con uno straordinario Gene Kelly (premiato con un Oscar speciale “per la sua versatilità di attore, cantante, regista e ballerino e, in particolare, per il suo brillante risultato nell’arte della coreografia”) e la diciannovenne Leslie Caron che, pur esordiente, gli tiene egregiamente testa è il veicolo perfetto per divertire il pubblico. Sullo sfondo dell’esile trama, il maestro della scenografia Cedric Gibbons ci presenta una Parigi dai contorni sfumati, degni di un quadro impressionista, esaltati dal technicolor, che oggi siamo in grado di apprezzare ancora di più grazie all’edizione restaurata del film, uscita nel 2016. Le musiche sono quelle di George Gershwin, uno dei più grandi compositori del Novecento e le elaborate e spettacolari coreografie dirette da Minnelli rendono giustizia ad una delle sue opere migliori.
Il produttore Arthur Freed è insignito dell’ Irving G. Thalberg Memorial Award, che completa l’inaspettato palmarès della pellicola di Minnelli: Un Americano a Parigi vince 6 Oscar, che vanno al miglior film, alla sceneggiatura originale, alla scenografia, alla fotografia,ai costumi e alla colonna sonora, affermandosi a danno di titoli leggendari come Un Posto al Sole e Un tram che si chiama desiderio. Rispetto a questi ultimi, caratterizzati da atmosfere morbose e soffocanti, risulta forse più invecchiato ma ancora oggi è in grado di ammaliare e intrattenere chi è ancora disposto ad essere un po’ folle e un po’ sognatore.
Voto 7,5 su 10