Lo scorso 14 aprile 2019 ci ha lasciati una delle attrici svedesi più importanti. Scoperta fin da giovanissima dal regista Ingmar Bergman, Bibi Andersson è conosciuta ai più per il ruolo di infermiera Alma in Persona (Bergman, 1966)
Bibi Andersson (nome completo Berit Elisabeth Andersson) è nata l’11 novembre 1935 a Stoccolma. Da giovane ha studiato alla scuola di teatro Gösta Terserus e al Royal Dramatic Theatre (1954-60), non l’unica in famiglia con delle doti artistiche visto che anche sua sorella maggiore, Gerd, ha studiato danza classica alla Royal Swedish Opera.
Bibi debutta sul palcoscenico da giovanissima, all’età di sedici anni (1951) al teatro di Malmö. Qui viene scoperta dal regista Ingmar Bergman, con il quale inizia una lunga e duratura collaborazione. Il primo ingaggio con il regista è per uno spot pubblicitario per la Bris soap, dove Bibi è una principessa che deve dare a un porcaro un centinaio di baci in cambio di una saponetta.
La sua carriera cinematografica inizia nel 1953. Bibi Andersson comparirà in quell’occasione al fianco di Nils Poppe per la pellicola DumBom e nell’anno successivo reciterà nel film di Torgny Wickman con Edvard Persson, En natt på Glimmingehus. Il volto di Bibi Andersson rappresenterà quasi sempre questi ruoli fanciulleschi diventandone poi un’icona negli anni ’50. In questi anni Bibi rappresenterà il sogno di una giovinezza fresca e naturale del cinema svedese. Tra i registi che le affideranno un ruolo più maturo (oltre alla parte nel film di Bergman, Alle soglie della vita) vi è sicuramente Vilgot Sjöman in L’amante (1962), un ruolo grazie al quale ha vinto al Festival di Berlino come migliore attrice nel 1963.
Ingmar Bergman
“Diverse volte ho avuto questo pensiero in testa, ‘Lui non pensa che io possa dare altro’ Ma gli mostrerò che talento drammatico io possegga! Ho avuto interpretare queste belle studentesse, cosa che in realtà non volevo fare. Io volevo fare le parti che venivano date ad Harriet. E in seguito quelle che sono state date a Liv. In quei momenti ho pensato di essere stata trascurata. Ma alla fine posso dire che mi ha dato parti molto belle. Ho interpretato delle persone meravigliose, infatti.” un commento di Bibi Andersson ai ruoli dati a lei da Bergman per Images from the Playground.
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Nel 1956 Bibi entra a far parte del gruppo di attori di Bergman al Teatro Municipale di Malmö, di cui il regista è stato direttore nel 1950. In quest’occasione ha avuto diversi ruoli che includono quello principale in The Legend (sempre di Bergman). Tra il 1957 e il 1958, Bibi compare in diversi film di rilievo del regista tra i quali vanno ricordati Il settimo sigillo (1957), Il posto delle fragole (1957) e Alle soglie della vita (1958), la cui interpretazione come ragazza madre le ha fatto conquistare una nomination al festival di Cannes come miglior attrice.
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Bergman le ha affidato anche ruoli minori in altri suoi film come Sorrisi di una notte d’estate, presentato in concorso al 9º Festival di Cannes. La pellicola vinse un premio per l’umorismo poetico e Il Volto, che nel 1959 ha vinto il premio speciale della giuria (Leone d’argento) e il Premio Pasinetti alla Mostra di Venezia.
Nel 1960 Bibi è stata anche co-protagonista del film di Bergman L’occhio del diavolo, non tra i preferiti del regista. Il ventiduesimo film del regista svedese è definito da lui stesso un rondò capriccioso. Bergman, infatti, fu quasi obbligato dal suo produttore Allan Ekelund alla realizzazione di quest’opera, come mezzo di scambio per aver finanziato la precedente opera, La fontana della vergine, fortemente voluto dall’autore. La sceneggiatura è stata ricavata da una vecchia riduzione teatrale intitolata Il ritorno di Don Giovanni conservata presso gli archivi della Svensk Filmindustri.
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Nel 1966 arriva quello che sarà uno dei ruoli più importanti di tutta la sua carriera: Alma in Persona di Bergman. La sua interpretazione e l’interazione tra quella sua e quella di Liv Ullmann rimane ancora tra la più grande recitazioni di tutta la cinematografia svedese. Grazie a questa vincerà anche il Guldbagge, l’equivalente dell’Oscar in Svezia. Anche per il regista questa rimane tra uno dei suoi lavori più stilisticamente sperimentali.
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In Persona la rappresentazione si riduce all’osso arrivando ad un’assoluta essenzialità espressiva, realizzata grazie anche ad un uso sapiente del bianco e nero (Sven Nykvist) e ad un impiego massiccio di primi piani. L’inconscio qui fa da padrone, grazie alle numerose scene surreali presenti che sfociano nel metacinematografico (come la sequenza dove la pellicola prende fuoco e si accartoccia su se stessa).
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Un altro film sperimentale, ma sicuramente minore, del regista in cui compare anche Bibi è Passione (1969). Il film è formato da quattro intervalli dove all’interno gli stessi attori criticano e commentano ciò che hanno fatto i loro personaggi.
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Gli ultimi film fatti insieme a Bergman sono L’adultera del 1971, un insuccesso così grande dal punto di vista commerciale che mise in difficoltà economiche Bergman stesso. Fortunatamente il regista si risollevò subito grazie all’inaspettato successo mondiale che ebbe Sussurri e grida e Scene da un matrimonio del 1973, concepito inizialmente per essere diviso in sei episodi, era pensato appunto per essere trasmesso in televisione e doveva avere la durata complessiva di 300 minuti. Successivamente fu riadattato per il cinema con una versione di 167 minuti.
Non solo Bergman…
Dopo il teatro municipale di Malmö è stata per un breve periodo all’Uppsala City Theatre fino a quando non si è unita al Royal Dramatic Theatre nel 1959. Al Royal Dramatic Theatre ha interpretato il ruolo di Marilyn Monroe nel dramma After the Fall (1962) di Arthur Miller. Come ho già detto Bibi Andersson vince l’Orso d’argento come migliore attrice al Festival di Berlino grazie al suo ruolo ne L’amante (1962) di Vilgot Sjöman. Nel 1965 sbarca negli Stati Uniti con Duello a El Diablo di Ralph Nelson, nei panni di Ellen Grange, giovane donna violentata da un indiano Apache.
Grazie al successo dopo l’uscita di Persona ha avuto una carriera internazionale realizzando pellicole di generi differenti dai western ai disastri, ma anche ruoli con John Huston e Robert Altman. La sua comparsa più conosciuta in un film non-svedese rimane comunque ne Il pranzo di Babette di Gabriel Axel, vincitore di un premio Oscar.
Il 1977 è a Broadway nei panni di Siri von Essen e al fianco di Max von Sydow (Strindberg) per La notte delle tribù di Per Olov Enquist. Nonostante questa ed altre sue comparse in paesi stranieri (tra cui l’Italia con Scusi, lei è favorevole o contrario? di Alberto Sordi e Il sogno della farfalla di Marco Bellocchio) Bibi rimarrà fortemente legata alla sua terra di origine.
Negli anni ’80 Bibi Andersson si è cimenta in un ruolo nuovo quella di regista con delle produzioni a Stoccolma: True West di Sam Shepard e After the Orgy di Suzanne Brøgger. Sempre in questi anni Bibi è sempre stata attiva ed interessata alle questioni legate alla pace e alla femminismo. Negli anni ’90 era all’interno del progetto Sarajevo Open Road, che aveva lo scopo di portare le arti nella Yugoslavia distrutta dalla guerra, suonando lei stessa sul palco a Sarajevo.
Bibi Andersson nel 1996 ha realizzato una sua autobiografia: Ett ögonblick (‘One Moment‘) pubblicata in Svezia dalla Norstedts. L’ultima interpretazione è relativamente recente, risale al 2005. E’ un monologo fatto sul palco di Antibes, ed ispirato alla nobildonna svedese del XVIII secolo, Magdalena Rudenschold. Quelle cinematografiche invece risalgono ai primi anni del 2000 con Shit Happens di Måns Herngren e Hannes Holm, una commedia che parla di tre sorelle e della genitorialità, ed Elina di Klaus Härö, grazie al quale ha vinto il suo terzo Guldbagge. L’ultimo l’ha preso nel 2008 con Arn: The Knight Templar, questa volta come attrice non protagonista nel 2007. Vincendone ben quattro l’attrice è al momento la più premiata nella storia del cinema svedese.
La carriera dell’attrice si conclude definitivamente nel 2009, in quell’anno viene ricoverata in ospedale dopo essere stata colpita da un’apoplessia che le tolse l’uso della parola.
Bibi è morta nella sua Stoccolma il 14 aprile 2019, all’età di 83 anni.