Il regista di Minneapolis, uno dei fondatori e unico americano dei Monty Python, presente alla retrospettiva che gli dedica la Filmoteca de Catalunya, parla del cinema e del mondo di oggi
Assistere a una conferenza stampa con Terry Gilliam è come andare a teatro a vedere uno spettacolo senza pagare il biglietto. Qualche anno fa, alla Mostra del Cinema di Venezia, ho avuto la fortuna di assistere alla conferenza stampa per la presentazione di The Zero Theorem e Terry Gilliam riuscì a calamitare l’attenzione di tutti come solo un grande istrione riesce a fare. Eppure Gilliam non è proprio un attore; ha partecipato soprattutto ai film dei Python e sempre in parti secondarie. Neppure lo possiamo considerare un regista brillante, visto che i suoi film sono satirici, ma molto amari, anche se mantengono una visione talmente surreale della realtà da risultare tutt’altro che deprimenti.
A Barcellona, alla rassegna Terry Gilliam, un visionario chisciottesco, sono in proiezione praticamente tutti i film di Gilliam. Durante la conferenza stampa non potevano mancare le domande su Netflix e piattaforme varie. A Gilliam non dispiace l’idea del cinema a casa “perché puoi vedere quello che vuoi con una birra in mano; anche se non sarà la stessa cosa di concentrarti in una grande sala cinematografica e condividere l’esperienza con altra gente. Poi ci sono film e serie di grande qualità. All’inizio Amazon avrebbe dovuto finanziare il mio progetto del Don Chisciotte, poi si ritirò. È diverso che andare al cinema, ma se ci sono buone sceneggiature e bravi attori, non c’è nulla da obiettare, perché quello che importa è che ci sia una buona storia e non se si vince o meno l’Oscar”.
Sui suoi progetti futuri scherza: “per finanziare un film a me ci vogliono almeno quattro anni e ne ho già 78 …” in ogni caso non ha intenzione di fare un film su quello che succede oggi, nemmeno se ci fossero di nuovo i Python assieme a lui: “Il mondo attuale è oltre qualsiasi satira possibile, non ci si può scherzare, è il periodo più deprimente della mia vita e sto aspettando che passi, sperando di sopravvivere. Per esempio, non si può far satira su Trump perché lui stesso è una satira, è eccessivo in tutto; non si può escogitare nulla più di quanto non faccia già”.