Berlin, I love you, film a episodi programmato nelle sale degli Stati Uniti pochi giorni fa, è uscito mutilo di un segmento girato dall’artista dissidente cinese Ai Weiwei
La motivazione ufficiale di Emmanuel Benabihy, il creatore della serie Cities of love, della quale Berlin fa parte, è questa: “Il segmento di Ai non era all’altezza del film”, ma l’artista è convinto che Hollywood l’abbia censurato per timore delle reazioni di Pechino.
Quando fu girata quella scena, nel 2015, Ai Weiwei era ancora agli arresti domiciliari, per cui dovette dare istruzioni al produttore del film, il tedesco Claus Clausen, secondo quanto ha dichiarato lo stesso artista. Clausen ha confermato, aggiungendo: “La Cina fa paura”.
Per quanto la notizia sia pessima, in fondo in fondo, molto in fondo, il pensiero che uno stato che fa il gradasso col mondo intero tema qualcuno, per quanto la Cina sia grande e potente, un po’ di piacere lo fa. Peccato che duri poco. Dura poco perché, tanto per cominciare, i compagni cinesi sono compagni per modo di dire.
Mi spiego meglio: il comunismo viene pensato come una sorta di credo assoluto, manco fosse una religione. Disilludetevi, il comunismo è una teoria economica che prevede, detto più semplicemente possibile, la comunanza dei beni di produzione. Scendendo ancor più terra-terra, è più o meno, come se lo Stato fosse una grande cooperativa della quale tutti i cittadini sono soci; e tutti si danno da fare per farla funzionare al meglio. Alla fine i cittadini si dividono gli utili. Inutile dire che il sistema economico cinese è improntato al più bieco capitalismo. Che poi al posto del capitalista ci sia lo stato, cambia poco. Per dirne un’altra, la censura in campo artistico non l’avrei tollerata neppure da Fidel. Dunque il piacere di veder tremare la padrona della terra è molto breve.
Per quanto riguarda il film, Berlin, I love you
è una pellicola girata a 22 mani, nel senso che i registi sono undici, e gli episodi sono dodici, tutti ambientati a Berlino, ovviamente. Come abbiamo già detto fa parte della serie Cities of love, della quale è il terzo film: dopo Paris, Je T’Aime e New York, I Love You, Berlin, I love you sarà seguito da Rio, Eu Te Amo, ovviamente ambientato nella città carioca. A questo punto viene istintivo chiedersi: perché non Berlin, Ich liebe dich?
E non è finita. Del numeroso cast citiamo Helen Mirren, Keira Knightley, Jim Sturgess, Mickey Rourke e Diego Luna. Ma anche gli altri, meno noti, sono tutti attori anglofoni, mentre in Paris e in Rio non mancano certo gli autoctoni. Misteri del marketing o il prudente Benabihy doveva tenersi buoni a tutti i costi gli spettatori anglofoni? Ah, saperlo.
In Italia il film, probabilmente, non uscirà in sala, ma solo in streaming. Visto che ormai ci hanno messo la curiosità, un buon motivo per attenderlo sarebbe stato vedere il famoso segmento censurato, ma non ci sarà, quindi probabile che passi inosservato. Vedremo.