La produzione spagnola ha un’ambientazione poco vista sugli schermi, la Spagna negli anni venti, ma pecca di una sceneggiatura un po’ troppo superficiale visti i temi trattati
Le ragazze del centralino (il titolo originale è Las chicas del cable) è una serie televisiva spagnola prodotta da Netflix, il primo ad essere stato ideato, prodotto e rilasciato dal servizio video on demand per questa nazione. La serie non ha il seguito dei successivi prodotti spagnoli come La casa di carta o Elite, ma ho comunque una cerchia ristretti di fedelissimi che garantisce il rinnovo ad ogni fine stagione.
Uscita nel 2017 conta già tre stagioni ed è prevista una quarta stagione nel 2019.
Come ho già detto la serie è ambientata in Spagna negli anni 20, precisamente a Madrid nel 1928 e ha come protagoniste quattro donne di diversa estrazione, ma tutte assunte come operatrici nella Compagnia dei Telefoni (la prima compagnia telefonica nazionale spagnola): Lidia, Carlota, Ángeles e María Inmaculada, detta Marga. Seguiamo le quattro ragazze nelle loro difficoltà nelle questioni di famiglia ed al proprio passato, accomunate dalla voglia e dall’esigenza di avere una propria e solida indipendenza in una società, come quella spagnola, dove i diritti delle donne non riconosciuti sia dalle leggi che dal pensiero comune della maggior parte della popolazione.
Il filone principale però è quello di una ragazza in particolare: Alba Roméro ( interpretata da Blanca Suarez), che nelle prime puntate crea una nuova identità quella di Lidia Aguilar per poter partecipare al colloquio presso la compagnia telefonica. Durante questo colloquio incontra Francisco Gomez (Yon Gonzalez), il ragazzo con cui era arrivata a Madrid molti anni prima e che non rivedeva da allora.
Una sceneggiature poco tagliante
Sulla carta Le ragazze del centralino ha una trama fitta di argomenti decisamente interessanti e purtroppo, per alcuni versi, ancora attuali. L’emancipazione e la condizione delle donne è ancora una cosa più attuale che mai, consideriamo la difficoltà che può avere una donna rispetto a un uomo nell’ottenere una posizione di dirigenza, o i sensi di colpa che una donna in carriera può avere se allo stesso tempo non rinuncia ad avere anche una famiglia, per non parlare degli abusi sul luogo di lavoro. Cosa non ha funzionato allora? La delusione alla fine della visione delle tre stagioni è dovuta soprattutto a una sceneggiatura molto debole perché basata soprattutto su degli stereotipi. Se le premesse erano quelle di vedere queste giovani donne in un contesto storico ben chiaro, è proprio quest’ultimo che alla fine viene penalizzato. Gli anni venti rimangono sullo sfondo e la vita e i sentimenti personali delle ragazze hanno al contrario un ruolo centrale. Nel corso delle stagioni assistiamo alla prima chiamata intercontinentale tra Spagna e Stati Uniti e vediamo il forte interesse che ha la corona spagnola nei riguardi della compagnia stessa, certamente questi sono fatti storici ma sono trattati così blandamente che quasi ci scordiamo di averli visti nello schermo. Stereotipi e retorica riescono a cannibalizzare anche tematiche importanti: le problematiche civili sulle discriminazioni femminili e la violenza domestica di cui la serie doveva essere promotrice hanno, alla fine, la peggio.
Poca sostanza ma ben confezionata
I temi femministi sono stati un po’ maltrattati, così come il contesto storico dove è inserita la narrazione ma a livello tecnico a Le ragazze del centralino non gli si può dire proprio nulla. Ambienti e costumi d’epoca sono ben realizzati e grazie ad essi sentiamo di essere stati catapultati negli anni venti. Le ragazze del centralino può essere considerato un prodotto ben realizzato ma poco attraente. Se volete qualcosa di poco impegnativo, qualcosa per staccare un attimo la mente allora è l’ideale. Se cercate un’alternativa nell’attesa di una nuova stagione di The Crown allora avete proprio sbagliato serie.
Lavoro e tecnologia
Nella sotto trama c’è qualcosa di veramente interessante, che se approfondito potrebbe essere l’elemento più innovativo della serie. Si parla di tecnologia e di lavoro e per questo si finisce col riflettere sul rapporto tra i due, l’evoluzione dei macchinari può aumentare il lavoro ma allo stesso tempo togliere l’esigenza di manodopera. La tecnologia, anche negli anni venti, può influenzare sia sul progresso e che sull’occupazione. Non sono dei quesiti che abbiamo anche oggi? L’impatto sul lavoro e sulla società delle recenti innovazioni tecniche è sotto gli occhi di tutti (ed è anche al centro del lavoro di autori come Yuval Noah Harari). Un elemento secondario ma che riesce a dare un valore in più alla serie.
Non consigliamo né sconsigliamo Le ragazze del centralino, vi suggeriamo però di non avere troppe aspettative su di essa.
E voi l’avete vista? Diteci la vostra con un commento!
Sono abbastanza d’accordo con quello che dici ma a me è piaciuta veramente molto. Un aspetto non citato è il fatto che le musiche di introduzione e di scena sono contemporanee e creano un distacco che, personalmente, non avevo mai visto in nessuna serie prima e che ho apprezzato molto.
Sceneggiatura scadente , recitazione da fotoromanzo, colonna sonora moderna ma di scarsa qualità e poco coinvolgente: unica nota positiva fotografia e costumi. Peccato, perché il periodo storico e il contesto meritavano di più
Concordo in pieno, alla fine dei conti hanno voluto creare una soap opera ad alto budget per poter attirare quella fascia di pubblico attratta da prodotti di questo genere. La recensione l’ho scritta da più di un anno, dovrei aggiornarla, te hai visto gli ultimi episodi?
Ho cominciato a guardarla e vado avanti per vedere come finisce. Sono all’inizio della quinta stagione. La quarta è stata una delusione totale.. recitazione pessima, sceneggiatura assurda. La peggiore telenovela mai vista
Sono arrivata alla terza stagione, ad ogni puntata mi dico “questa è l’ultima” ma alla fine per forza di inerzia vado avanti. Ho iniziato a guardare questa serie dopo aver visto vis a vis (cruda ma bella) e devo dire che non funziona. Belle le ambientazioni, I costumi, bella l’idea, bello il periodo storico. Allora cosa non va? Perché non riesco a farmela piacere? Forse è vero c’è un po’ troppa ambizione e carne al fuoco ma credo che il problema principale siano i personaggi che non riescono a piacere. La storia di Lidia è un po’ strampalata, quella di Carlotta e Sara un po’ troppo stereotipata. La recitazione e i dialoghi sono un po’ buttati lì, ed è un peccato perché poteva essere una serie davvero promettente
Ho iniziato a vedere la prima serie: è una soap opera di livello scadente.
Le tematiche importanti che vorrebbe affrontare ( la condizione femminile negli anni 20, l’ automatizzazione del lavoro che crea disoccupazione, la creazione di un contesto storico denso di avvenimenti ) sono trattate con una superficialità e delle stereotipie imbarazzanti.
I personaggi non hanno nessuno spessore, sono macchiette senza carattere né evoluzione, gli eventi narrati non creano nessun coinvolgimento emotivo negli spettatori.
Trovo la scelta di commentare questa soap con musica contemporanea anglosassone di un cattivo gusto e di una bruttezza rari.
Pessima . In tutti i sensi.
Per palati che si accontentano veramente di poco.
Realizzato con grande cura; la storia è suggestiva e coinvolgente.
Ma la maggior parte della musica della colonna sonora, invece attuale, è ORRIBILE, non pertinente e sgradevole. Che scelta è questa?
Io sono stata dipendente, ho visto le sei stagioni in poco più di una settimana e l’ho adora! Un omaggio alle donne che hanno lottato bei tempi, un bellissimo omaggio direi! Per fortuna le recensioni sono sono ciò che noi, singolarmente, soggettivamente, pensiamo di ciò che vediamo. Una serie bellissima
Ciao Valentina, anche secondo me è importante che ci siano sempre più serie tv con al centro storie di donne che lottano per i loro diritti, ma ho sempre preferito altri tipi di narrazione più strutturata come Fleabag, The Marvelous Mrs Maisel e per certi versi anche la miniserie Mildred Pierce. Hai visto qualcuno di questi per caso? 🙂 In caso negativo te le consiglio 🙂
Io ne sono stata dipendente, ho guardato tutte e sei le stagioni in poco più di una settimana! Questa serie è un omaggio a tutte le donne che negli anni hanno lottato per raggiungere il rispetto che meritiamo, che purtroppo meritiamo ancora oggi! Per fortuna le recensioni solo solamente un aspetto puramente soggettivo, io consiglio questa serie veramente a tutti, chiunque dovrebbe vederla! Bellissima