YOU: una torbida storia d’amore che nasce con le premesse sbagliate e le mantiene inalterate sino all’inatteso (?) finale
Netflix ha sfornato una nuovissima serie originale realizzata dagli stessi produttori di Riverdale: YOU. Disponibile dal 26 dicembre, la serie si compone di dieci episodi della durata media di 45 minuti ed è vietata ai minori di 14 anni a causa della presenza di alcune scene, più che cruente o volgari, esplicite. E’ ispirata all’omonimo romanzo di Caroline Kepnes, è ambientata a New York e ne è già stata annunciata una seconda stagione, che però avrà luogo a Los Angeles e che si baserà sull’adattamento di Hidden Bodies, con cui la scrittrice ha proseguito a esplorare la mente del suo protagonista.
La storia ruota intorno alla tormentata ossessione di Joe, direttore di una libreria di New York (Penn Badgley, il noto “ragazzo solitario” di Gossip Girl), per Beck, una giovane studentessa di letteratura (Elizabeth Lail, conosciuta come Anna in Once Upon a Time) con un potenziale poetico inespresso, una vita disastrata e disastrosa e un’invadente migliore amica (Shay Mitchell, la Emily di Pretty Little Liars).
Joe interpreta alcuni taciti segnali di Beck a proprio piacimento e, dopo aver scoperto ogni dettaglio sulla sua vita, si convince di essere l’uomo perfetto per lei. Inizialmente si “limita” a seguirla dappertutto e a spiarne ogni spostamento, ma una sera il tasso alcolemico della ragazza e la metro di New York, fanno sì che Joe sia costretto a palesarsi per salvarla da morte certa. Da quel momento in poi, i due iniziano a frequentarsi sino ad intrecciare una sognante storia d’amore. Ma i pensieri del giovane sono inarrestabili e le sue manie di controllo diventano sempre più ossessive e faticose da dissimulare.
La trama funziona, attrae ed interessa, costringe ad esaminare il labile confine tra amore ed ossessione, a rivedere il proprio rapporto con i social media, l’ipocrita ed irrealistica rappresentazione della nostra vita che traspare attraverso le ostentate condivisioni che selezioniamo con attenzione, magari tra un dramma e l’altro, solo per apparire dimenticando di essere. Il tema principe della serie, ruota intorno allo stalking, alla folle idea di essere fatti apposta per qualcuno, sino a volerlo possedere del tutto, al limite del possibile, del legittimo. Gli episodi sono dominati dalla voce narrante del protagonista che ha lo scopo di presentare con una fredda e personalissima logica, il percorso psichico delle proprie valutazioni ossessive e ciò conduce spesso ad empatizzare con lui, a non rendersi conto della gravità delle sue azioni e a criticare le scelte della giovane a cui rivolge le proprie attenzioni. Risultano ugualmente credibili sia i momenti di efferata crudeltà a sangue freddo, sia i momenti di tenerezza e vulnerabilità del protagonista. Importante, inoltre, la rappresentazione della carenza di privacy digitale spesso sottovalutata o facile da aggirare.
Lo spettatore arriva all’epilogo senza noia e conservando la curiosità in attesa della seconda stagione. Atmosfere dark e a tratti surreali, fotografia con contrasti tra tonalità calde e luminose e le ombre della libreria creando un metaforico parallelismo tra Beck, circondata da intensa luminosità e il suo ossessivo ammiratore, immerso nell’oscurità.
Poco convincente risulta solo l’impostazione interpretativa del protagonista maschile che potrebbe fare meglio e che, forse inconsapevolmente, recita in maniera non troppo dissimile dal personaggio di Dan Humphrey che lo ha reso noto in passato e, a causa di ciò, non conquista completamente, ma neanche dispiace.