Le avventure del Lupo – La storia quasi vera di Stefano Benni. Questo il titolo del docufilm diretto da Enza Negroni presentato al cinema Lumière di Bologna
Chi avesse letto Saltatempo, di Stefano Benni, ricorderà che il ragazzino protagonista della storia è soprannominato “Lupetto” perché riesce a masticare un pane particolarmente duro, neanche fosse un lupo. Lupo è anche il soprannome di Stefano Benni; perché glielo abbiano dato lo svelerà il docufilm di Enza Negroni.
Che Saltatempo fosse un libro semiautobiografico lo sapevamo, anche perché è ambientato nel piccolo paese immaginario, che poi sarebbe Monzuno, il paesino dell’Appennino Tosco Emiliano nel quale Benni è cresciuto. Prima di andare avanti è bene dire qualcosa di Stefano Benni, per quelli che non lo avessero letto: forse Benni scrive così così, come diceva Franca Rame e, aggiungeva Franca, giocava a carte da schifo, ma è sicuramente un grande affabulatore. Leggere i suoi libri è come sentirlo raccontare e si vorrebbe che smettesse mai.
Come dice Benni nel docufilm: “… sono arrivate le storie di mio nonno intorno al camino, le storie del bar del mio piccolo paese, i racconti della guerra che era appena finita. Storie comiche, di matti, leggende paurose. Anche io ho cominciato a raccontare i miei amici veri o immaginari o gli animali. E un giorno, a due chilometri dalla mia casa, ho scoperto una piccola biblioteca. Ci andavo a piedi, ci voleva più di un’ora, ma lì sono arrivati i libri e il mio mondo è diventato più grande. Da quel piccolo paese di montagna ho cominciato a vedere l’universo sconfinato della letteratura e ho subito pensato che sarebbe stato bellissimo un giorno restituire questo regalo, cioè essere capace di raccontare storie in cambio di tutto quello che avevo ricevuto: allegria, incanto, paura“. Ed è proprio così che Benni racconta: come fosse davanti a un caminetto in una lunga serata invernale.
Il titolo del film dice molto: La storia quasi vera, perché chi è abituato a raccontare, infioretta le sue storie con qualcosa che, magari vero non è, ma sarebbe stato bello se lo fosse stato; e le sue parole diventano qualcosa fra la verità e il romanzo. E questo è un buon motivo per andare a vedere questo docufilm che, speriamo, sia presto distribuito anche da noi.
Stefano Benni pubblica per Feltrinelli e, forse non tutti sanno che, la Feltrinelli di Pisa è la prima libreria Feltrinelli in Italia. Quando Benni pubblica un libro non è affatto raro che venga a presentarlo alla Feltrinelli di Pisa ed è sempre una festa. Perché Benni non si limita a parlare del suo libro, ma parla di tutti i libri che gli sono piaciuti e che vorrebbe che tutti leggessero. È grazie a Stefano Benni che ho letto libri bellissimi dei quali, altrimenti, non avrei mai saputo l’esistenza. Non è un caso che sia stato lui a proporre a Feltrinelli di tradurre e pubblicare Daniel Pennac, suo amico, che compare anche nel film, come ci sono anche Franca Rame, Dario Fo e tanti altri vecchi compagni di strada.
Se poi non riuscissimo a vedere il film sul grande schermo, possiamo consolarci col dvd, che pubblicherà Feltrinelli Real Cinema. L’importante è ricordare che è una storia quasi vera: “Due o tre bugie ci sono, – ammette Stefano Benni – del resto sono un narratore“.
Amo il Lupo, è uno di quei personaggi ed una di quelle persone che quando gli stringi la mano ti sembra di conoscerlo da una vita, capace di raccontarti col sorriso persino la morte.
Sono d’accordo, basta leggere Comici spaventati guerrieri o La compagnia dei Celestini, o ascoltarlo parlare durante la presentazione di un suo libro per considerarlo un amico!