Le cose nuove succedono quando si fanno cose nuove
In questo racconto realistico il regista ci accompagna da osservatore, al di là del giudizio, consegnandoci il ruolo di intrusi in queste vite così intime e fragili da apparirci familiari. Ed è proprio in questa familiarità che si snoda la trama drammatica in cui il mondo reale richiama il senso di responsabilità di Matilde, diciottenne oberata dal peso delle difficoltà economiche familiari, alle quali tenta di sopperire attraverso l’uso della realtà virtuale, che promette di non toccarti, ma che può divorati, ti può far sentire il vuoto, la solitudine e l’umiliazione di essere solo un gioco. E così, dall’usare il voyerismo virtuale, per pagarsi gli studi, ad un’ asta on line per vendere la sua verginità, il mezzo internet diventa il luogo-non luogo dove si convogliano tutti i disagi esistenziali, a cui s’affida un grido di speranza o la fuga in perversioni che distraggono dalla noia di relazioni morte da tempo ed in cui il maschio non sente che il peso delle responsabilità, piuttosto che l’adrenalina della caccia e del possesso, altro che pillola blu! Ad accompagnare quest’apnea di costruttiva speranza ci pensa la madre, uniformata al ruolo di vittima, tanto da aver smarrito il senso della cura per sua madre e per sua figlia e che, non a caso, si riappropria del suo istinto di protezione materna affondando totalmente nella sua muta e concreta accettazione dell’incomunicabilità che dispiega il suo potere nella distruzione. Come contraltare al gioco ridotto ad uso e consumo, il vero gioco di Matilde le restituisce il senso della relazione, proprio in assenza di corpo diventa più vera, ed entra in intimità col giocatore sconosciuto capace di donarle la sua youtopia.
Eros e Thanatos si toccano, si sfiorano, si contaminano fino a creare un’irresistibile danza tra nascita e morte nel ciclo continuo del rinnovamento. La profondità d’osservazione non cede alla lusinga delle semplificazioni esterofile, il guru della teorica strada per il successo pesa e ascolta meno di quanto non sia capace di fare, con la sua profetica visione, l’anziana capostipite di questa famiglia tutta al femminile: le cose nuove succedono quando si fanno cose nuove. Un indizio fondamentale da cui partire per liberare i piedi dalle sabbie mobili che inchiodano nell’immobilismo dei problemi, guardati ostinatamente da quell’unica prospettiva di cui si è capaci. Ed è proprio quest’ostinata incapacità di risoluzione che cattura il più fagocitante dei predatori nell’abisso da lui stesso enunciato. E’ questo realismo materialistico che estremizza gli eventi fino a richiamare un istinto sopito in nome del ruolo cedevole di vittima ribaltando i ruoli, le prospettive, i sogni, quando forse ormai è troppo tardi. Ma la bellezza si nutre di intimità e, nella nuova costruzione di mondi, youtopia diventa lo spazio di senso donato allo sguardo fanciullo che non può arrendersi a quell’unica percezione della realtà.
Youtopia di Bernardo Carboni con Matilda De Angelis, Alessandro Haber e Donatella Finocchiaro.