Nella fitta coltre del debito col teatro
Il cinema nel cinema. Durante le riprese di un film scompare l’attore Rainer Merz; la costumista chiede all’investigatore Giovanni Andreasi di cercarlo. Intorno a questa ricerca si snoderanno molteplici misteri, sia pregressi, l’investigatore rivive il senso di colpa che lo lega alla scomparsa di una bambina, che relativi al caso. L’attore scomparso viveva nell’ex fabbrica di cioccolato, set del film, e lì, nei pressi della fabbrica, si trova la cascata dove anni prima aveva perso la vita una bambina. Segni esoterici indicano implicazioni oscure.
La sensibilità registica evidente in Zoé, primo lungometraggio del regista Giuseppe Varlotta, sommata al mistero della trama, riuscirà a riscattare dal peso della recitazione teatrale che, sin dalle poche battute del trailer, sembra appesantire ogni fiato?
La macchina sottolinea ciò che a teatro diviene invisibile. Recitare per sottrazione ed essere volto, rinunciando alla maschera, è la sfida che questo film sembra non aver vinto. La difficoltà di “misura” pare pervada tutto il film, dalle citazioni ai riferimenti: Kubrick e Argento, sembra che Varlotta, pur essendo fornito di ali, come un novello Icaro, abbia avventatamente usato cera per un volo troppo vicino al sole.
“Oltre la nebbia- Il mistero di Rainer Merz” prodotto da Kabiria Films con Pippo Delbono, Corinne Cléry, Cosimo Cinieri, Luca Lionello, Frédéric Moulin e Joe Capalbo arriva nelle sale italiane il 4 ottobre.