Dopo 25 anni arriva L’uomo che uccise Don Chisciotte di Terry Gilliam, da oggi nelle sale.
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Terry Gilliam ce l’ha fatta. Dopo 25 anni di attesa trepidazione e duro lavoro ha partorito il suo sogno: una rivisitazione assurda e grottesca del già surreale Don Chisciotte della Mancha.
Con uno sguardo dritto al cuore dell’uomo, nel labirinto della creatività, il film narra di una storia dentro la storia, ovvero l’idea di genio e la storia della sua lavorazione.
L’anteprima al Festival di Cannes lo scorso maggio e la recente diffusione del trailer italiano ufficiale, hanno ulteriormente alimentato l’entusiasmo che già gravitava attorno al film.
“Io sono colui per il quale sono espressamente riservati i pericoli. Io sono Don Chisciotte”. Il film è anche la storia di una cerca dell’identità, dove il riso si mischia a tragedia, quasi una black comedy a tinte forti, estremamente liberatoria, dove eroe e antieroe si scambiano i ruoli e stordiscono il pubblico.
La visione del guerriero romantico unita ad una comicità dell’assurdo, ci guida in un viaggio psichedelico che si addentra nel tempo e nello spazio, in una danza senza punti di riferimento, in una lucida follia tutta da vivere. E i personaggi giocano con loro se stessi e con il destino. Un Sancho inedito, costretto a rivestire i panni duplici del saggio e del naif insieme, per sopravvivere all’impeto folle e guerresco del suo padrone e dei suoi umori. Un Don Chisciotte genuino, un doppio nel doppio, l’uomo nudo senza maschera che sotto l’elmo e l’armatura schiude un cuore di bimbo e si diverte alla follia.
L’uomo che uccise Don Chisciotte parla a tutti noi. Il matto, il sognatore, il viandante, il pellegrino, il povero, il nobile, ecco le mille maschere sui mille volti dell’Uomo, dove ognuno nell’intimo è sempre un po’ Don Chisciotte e un po’ Sancho Panza, anche solo per sopravvivere in questa dimensione fra cielo e terra.
E Gilliam ci insegna ad imparare. Imparare ad amare, nella giostra quotidiana di volti alieni e maschere inattese. Imparare a crescere per amare il sogno anche quando muore, amare l’uomo anche quando uccide, amare il cinema anche quando ci turba. Accettare e guardare oltre le mille contraddizioni dell’anima e dell’uomo costretto a sognare di vivere, costretto a sopravvivere spegnendo sogni.
Con L’uomo che uccise Don Chisciotte non vince solo l’immaginazione ma soprattutto vince il diritto all’ingenuità creativa. Laddove Terry Gilliam, con cuore da bambino, stravolge tutti i pronostici e taglia vincente e trasognato il traguardo, fuori tempo massimo.