Lo spietato Ciro Di Marzio, interpretato da Marco d’Amore, davanti e dietro alla cinepresa nel prequel di Gomorra
Non è la prima esperienza alla regia dell’attore, che è rimasto dietro alla macchina da presa anche per alcuni episodi della quarta stagione di Gomorra, ma questa volta torna anche sulle scene nel ruolo di Ciro di Marzio.
Il prequel ha il titolo temporaneo di “L’immortale”, ed approfondisce le origini del personaggio di Ciro, con un finale su cui stanno ancora lavorando ma che potrebbe avere un collegamento con la serie principale. La sceneggiatura è di Leonardo Fasoli, un habituè per la serie, e dello stesso d’Amore, le cui ambizioni chiaramente vanno oltre la recitazione.
“Marco ha fatto un lavoro straordinario dirigendo due episodi di Gomorra“, ha detto il produttore Riccardo Tozzi, aggiungendo che D’Amore ha compiuto il passaggio da attore a regista “studiando quello che è stato fatto sul set di Gomorra“.
Se pensate che vi sia una fissazione verso il personaggio di Ciro in Italia, Tozzi ha dichiarato che a livello internazionale è ancora più forte, per cui un film centrato su questo personaggio era quasi d’obbligo.
La storia di Ciro, che è il centro attorno al quale gira il film, è quella di un ragazzo sopravvissuto al terremoto di Napoli del 1980, in cui ha perso tutta la sua famiglia. Cresciuto in un orfanotrofio, un’esperienza formativa per i suoi crudeli modi criminali, è poi andato a lavorare per Don Pietro Savastano, diventando un mentore per suo figlio Genny.
Le riprese dovrebbero iniziare a febbraio per questo spin-off di una serie televisiva che a sua volta è nata dal film rivoluzionario diretto da Matteo Garrone e basato sul libro di Roberto Saviano. Tozzi ha fatto notare che uno spin-off cinematografico di una serie TV non è mai stato fatto prima in Italia.
Per quanto riguarda la “quarta stagione” di Gomorra – che è in parte girata a Londra e uscirà l’anno prossimo – Tozzi ha detto che “al centro di questa stagione c’è lo spostamento di ogni personaggio, che si trova in un contesto che non è il suo. All’improvviso diventano più deboli, esponendo lati di loro stessi che non sono mai emerse prima durante la guerra della mafia. Ciò che emerge è il desiderio di una vita normale … che è tanto commovente quanto impossibile”.