In concorso a Venezia Utøya – 22 luglio, un film sulla strage neonazista di Utoya, in Norvegia, diretto da Paul Greengrass. Il film, distribuito da Netflix, sarà sulla piattaforma dal 10 ottobre
“Due anni fa ero interessato alla crisi migratoria ed ero andato a girare a Lampedusa, poi però mi sono cominciato a interrogare se questa fosse la strada giusta per affrontare il problema. Assistiamo a un fenomeno senza precedenti in Europa dopo la seconda guerra mondiale: la crisi economica, le condizioni di lavoro precarie, la paura del movimento delle popolazioni hanno avuto come conseguenza un crescere del populismo e dei movimenti violenti di destra tali che mi sono convinto fosse necessario partire da qui. Quello che è successo a Utoya è stato un momento rivelatore e sono orgoglioso di aver fatto questo film che si può vedere come una forma di meditazione e di indicazione sul come si possa vincere questa battaglia. Il cinema deve guardare con coraggio alla realtà così come è e dove sta andando, e indicare anche come questa realtà si possa affrontare”. Questo è quanto ha dichiarato il regista alla conferenza stampa a Venezia.
Greengrass è un regista attento a quello che gli succede intorno,
già con United 93 ha raccontato la strage dell’11 settembre a New York, con Bloody Sunday, il massacro alla marcia per i diritti in Irlanda; ora racconta l’attentato del neonazista Anders Behring Breivik, che uccise 77 persone. Nel film Greengrass si sofferma sia sulla lucida follia del terrorista che sulle vittime e conclude col processo che ha condannato Breivik a 21 anni, che è la pena massima prevista dalla legge norvegese.
Il film è tratto dal romanzo Uno di noi della giornalista norvegese Åsne Seierstad, che ripete, più o meno, quanto abbiamo già detto nel nostro articolo su Monrovia, Indiana: “Io sono una corrispondente di guerra, non avevo mai scritto niente sul mio Paese prima che mi si chiedesse di seguire il processo Breivik. Quando ho messo piede in tribunale sono stata spaventata dall’aria, dalla faccia che aveva quello che non era un mostro, ma ‘uno di noi’. Dovevo cercare di capire cosa era capitato a quello che di fatto era un mio vicino di casa, mi sono chiesta perché parlo delle tragedie di altri Paesi del mondo e non mi occupo di questa che è accaduta alla porta accanto la mia?”.
Utøya – 22 luglio è essenzialmente un film di denuncia,
quindi non ha aspetti artistici che potrebbero portarlo a vincere un premio a Venezia, ma presentarsi alla mostra è sicuramente un modo per ottenere una giusta risonanza sui media e Greengrass è molto determinato nel far passare il messaggio del suo film: “Le minacce da destra che stanno verificandosi in Europa sono senza precedenti dalla II Guerra Mondiale. Rappresentano una minaccia alla democrazia per la cui affermazione e salvaguardia i nostri predecessori hanno combattuto. L’odio di stampo razzista, nazionalista, fascista, neonazista sta tornando e non può contenersi con le forze di polizia e la sicurezza: il problema è altrove, è alla base. Mi basta dirvi questo: nel 2011 le affermazioni di Breivik sortirono orrore, oggi sono diventate mainstream”.
Anche per quanto riguarda la distribuzione su Netflix, il regista si dichiara molto soddisfatto perché ritiene che un tema del genere debba avere la massima visibilità possibile. E anche su questo non possiamo che essere d’accordo.