Gli anni amari, di Andrea Adriatico riporta in vita una delle figure di spicco degli anni ’70. Ormai dimenticato da molti, Mario Mieli è considerato fra i fondatori del movimento omosessuale italiano.
A interpretarlo sarà il giovanissimo Nicola Di Benedetto, al suo primo film, e sarà girato in gran parte a Milano, la città di Mario Mieli, e a Londra, dove ha vissuto al pieno l’attivismo omosessuale inglese, entrando in contatto col Gay Liberation Front.
Mieli era nato nel 1952, visse, quindi, in pieni anni ’70 e fu coinvolto in ogni attività di quel periodo, ovviamente anche nella contestazione politica. A soli 19 anni, assieme ad Angelo Pezzana, fondò Fuori! ovvero Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, un’associazione di stampo marxista dedita alla lotta per i diritti degli omosessuali. Seguirà un’intensa attività di scritti di genere, filtrati attraverso il marxismo freudiano; un dramma, La Traviata Norma. Ovvero: Vaffanculo… ebbene sì!; un romanzo autobiografico, Il risveglio dei faraoni. Inoltre, era totalmente immerso in un oceano di attività che s’interruppero col suo suicidio, appena trentenne.
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Una vita talmente piena da ispirare più di un film.
Andrea Adricatico, già regista di Torri, checche e tortellini, presentato al Gay&Lesbian Film Festival di Torino, così parla del suo film:
“Gli anni amari è l’attraversamento di un’epoca, di quei vitali, difficili, creativi, dolorosi e rimossi anni ’70. È anche la rievocazione di un necessario movimento per i diritti, come quello omosessuale, che doveva inventare forme nuove per farsi riconoscere. Ed è soprattutto il ritratto di un ragazzo la cui genialità, la cui libertà interiore e la cui gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo circondava. Mieli era un genio, che ci ha sedotto, come riusciva a sedurre tutti coloro con cui entrava in relazione. Ma era anche un ragazzo immerso in una profonda solitudine, quella in cui aveva costruito la sua bolla di sopravvivenza e quella in cui era relegato da chi lo considerava troppo snob o troppo scomodo; la solitudine di chi ha imparato a farcela da solo per sopravvivere a dispetto di tutto e tutti, e la solitudine in cui si è ritrovato per l’ennesima volta quel giorno di marzo dell’83 in cui, ancor prima di compiere 31 anni, ha deciso di togliersi la vita. Gli anni amari sono gli anni in cui tutto sembrava possibile e non lo era. Sono gli anni lontanissimi del nostro passato recente. Sono gli anni di un ragazzo che ha vissuto, con la sua aliena dolcezza, l’amarezza di un’esistenza simile a quella di nessun altro. Si chiamava Mario. O, se preferite, Maria“.