Cari fan di iCrewplay, dopo recensioni di Horror passiamo ad una fantascientifica. Sì, dico fantascientifica perché non ha nulla di terrificante, tranne l’idea dell’essere umano che gioca a fare Dio.
Stiamo parlando di “Splice” del regista Vincenzo Natali, che ha ammesso di aver impiegato ben dieci anni per creare questa pellicola.
Bene, incomincio con una bella dose di acidume: caro Vincenzo, per aver impiegato così tanti anni nella realizzazione di questo film doveva essere qualcosa di sensazionale!
Non fraintendetemi, il film l’ho trovato passabile e gradevole, ma considerando il successo di Cube – Il Cubo (1997), i fan si aspettavano molto di più.
Lo spunto di base era una vera bomba: l’ingegneria genetica.
La trama parte da due scienziati, Clive ed Elsa, che lavorano in un centro di ricerca: la Nucleic Exchange Research and Development, NERD. Il loro scopo è creare delle cellule staminali e tutto l’apparato genetico necessario per curare vari tipi di malattie, ma per far questo giocano col fuoco, creando delle creature e maneggiando DNA di varie specie.
Dopo vari esperimenti Clive e Elsa riescono a creare un essere che contiene DNA umano che chiameranno Dren. La creatura cresce velocemente e sembra avere fattezze femminili.
Credo che, fino a qua, l’idea sia interessante. L’uomo cerca di giocare con la natura fin dall’alba dei tempi, senza pensare che non tutto può essere sotto il suo controllo e non può avere la presunzione di essere un creatore pari a Dio.
Ma è ciò che arriva dopo il problema. Pensavo che la storia riuscisse a sorprendere, ma arriva ad un certo punto che la trama diventa completamente piatta, tranne per qualche piccolo colpo di scena come: (ATTENZIONE SPOILER) il cambio di sesso della creatura, il fatto che anch’essa abbia impulsi sessuali pari a quelli umani e il finale che mi ha lasciato con alcune domande.
Certo, una cosa mi ha fatto riflettere in questo film: Elsa durante la storia ammette di non voler avere figli a causa del passato turbolento con la madre, ma questo suo terrore di non essere in grado di affrontare il ruolo genitoriale viene totalmente spezzato con l’arrivo di Dren, dimostrando di avere un grande istinto materno. Allo stesso tempo Clive, quando la situazione comincia a degenerare, fa riflettere la donna su quanto la sua paura derivasse da una mancata possibilità di “controllo”, cosa che pensava di avere con una creatura plasmata da lei stessa in laboratorio.
Inutile precisare che questa volontà di avere il “controllo” su tutto verrà smontata.