A un anno dalla scomparsa di Paolo Villaggio, esce il suo libro inedito, Italiani bravi gente… ma non è vero!. Un insieme di racconti che, con la comicità che ha sempre contraddistinto l’attore, dipinge un ritratto impietoso del nostro Paese
Paolo Villaggio è stato a lungo nel cuore degli italiani. Dire che i suoi personaggi sono stati fra i più amati non è un’esagerazione.
La sua prima apparizione televisiva risale a uno spettacolo domenicale, Quelli della domenica, del quale era il conduttore. Proprio lì nacque il suo primo personaggio, Kranz, l’illusionista tedesco:
https://www.youtube.com/watch?v=eyQEm0AoOA4
Continuò a fare televisione e creò il personaggio che divenne culto in pochissimo tempo, il rag. Giandomenico Fracchia, che poi sarebbe l’alter ego del Fantozzi cinematografico. I suoi tic, i suoi modi di dire, divennero proverbiali. Si narra che suo fratello gemello Piero, professore alla Scuola Normale Superiore di Pisa, abbia cacciato uno studente durante un esame perché gli aveva chiesto di rifargli la domanda. “Mi rifaccia la domanda” era la frase tipica di Fracchia quando, in pieno marasma, doveva rispondere al suo principale, un bravissimo Gianni Agus. Il buon Piero Villaggio l’aveva intesa come una presa in giro, vista anche la sua somiglianza col fratello.
Di Fantozzi esiste una vasta saga cinematografica e un più modesto, ma sicuramente migliore, ciclo di racconti. Nei film si cerca la risata facile, a volte anche con mezzi discutibili. I racconti, invece, hanno spesso una vena surreale nel loro umorismo.
Prima di diventare un uomo di spettacolo di successo, Villaggio aveva fatto il cabarettista assieme a Fabrizio De André, col quale aveva scritto il testo di Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers e Il fannullone. Dopo aver debuttato alla radio col Sabato del Villaggio, presenta Quelli della domenica e da lì in poi il suo successo non conosce limiti.
Fantozzi, comunque, è il suo personaggio più riuscito, quello nel quale gli italiani si sono riconosciuti di più. Ormai è difficile affermare che sia un luogo comune che gli italiani si riconoscano nei personaggi coi peggiori vizi e debolezze di questo mondo. La cosa buona forse, è che poi ci ridono sempre sopra. La commedia all’italiana sta sempre dietro l’angolo, anche se quelle di Fantozzi sono più tragedie all’italiana.
Ma ora torniamo al libro, Italiani brava gente… ma non è vero!
Ritrovato dai figli nell’archivio di famiglia, è stato acquistato dalla casa editrice la Nave di Teseo e finalmente presentato al pubblico. Il libro si apre e si chiude con una prefazione e postfazione affidate al ragionier Ugo Fantozzi, alter ego, come abbiamo detto dell’attore. All’interno, oltre a una parte dedicata alla comicità, troviamo un ritratto impietoso dei vizi e di quelle che sono le supposte virtù di noi italiani. Attraverso una full immersion in stereotipi e luoghi comuni, vengono raccontate in modo spietato le nostre piccole debolezze e quello che viene visto come il nostro più grande difetto: la vanità. Un libro che con il suo cinismo e attraverso la risata, spesso amara, porta a riflettere.
“Qui da noi, da sempre, c’è un’abitudine radicata profondamente nella nostra cultura: non si dice mai la verità, soprattutto quando si parla di sé. La frase ‘Vede, io sono un uomo fondamentalmente buono’ va così tradotta: ‘Io sono una carogna, ho subìto troppe umiliazioni nella vita, sono capace di scrivere lettere anonime, delazioni e, spesso, ho pagato degli iettatori professionisti per nuocere ai miei amici più cari’”.