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La crisi del cinema: dal cinema italiano al cinema internazionale

Irene Pepe 7 anni fa Commenta! 6
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Quasi la metà dei giovani fra i 20 e i 35 anni vedono più di un film la settimana, peccato che lo facciano essenzialmente su piattaforme e device e non in sala.

Questo è quanto riporta il “Rapporto Cinema 2018 – Strumenti, spettatori, scenari”, presentato dalla fondazione Ente dello Spettacolo. Proseguendo coi numeri, gli stessi ragazzi che si guardano più di un film la settimana vanno al cinema solo una volta al mese. Mentre fra chi ha più di 60 anni la percentuale di presenze è salita dell’11% dall’ultimo rilevamento. Circa la metà dei Millennials ha ammesso che andrebbe al cinema più spesso se solo il costo del biglietto non fosse così alto o se ci fossero agevolazioni per i giovani (che poi è la stessa cosa). Il fatto che gli over 60, che hanno già il biglietto scontato, siano spettatori più assidui conferma questa inclinazione.

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Guarda anche: Massimo Troisi affronta la tematica della crisi del cinemaIl primissimo motivo che avevamo tirato in ballo per giustificare il calo degli spettatori era proprio quello dei prezzi, ci auto citiamo e vi risparmiamo la ricerca:Fra gli over 60 le tipologie sono molto diverse fra loroPosto che la gente vuole andare al cinema, torniamo al prezzo dei biglietti.Meglio avere poca gente che paga tanto o tanta che paga poco?In questa sede stiamo parlando di cinema, ma il problema è molto più vasto e investe tutta la cultura nel suo insieme. Ci sembra inutile fare studi, per poi ignorarli e lasciare tutto come prima.

Ogni tanto torniamo al nostro articolo Il cinema italiano in crisi di creatività? O è solo colpa di Netfix? Giusto per il perfido piacere di rimarcare che “io l’avevo detto”.

Guarda anche: Massimo Troisi affronta la tematica della crisi del cinema

Il primissimo motivo che avevamo tirato in ballo per giustificare il calo degli spettatori era proprio quello dei prezzi, ci auto citiamo e vi risparmiamo la ricerca:

“Possiamo mettere in conto che i biglietti non costano poco: 7-8 euro in media. Non pensiamo al cinefilo che va a vedere un ciclo di Godard con i Cahiers du Cinéma sotto braccio; pensiamo alla classica famigliola formata da padre, madre e due figli, che erano quelle che riempivano i cinema il fine settimana. Per loro, considerando anche il biglietto ridotto per i bambini, andare al cinema tutte le domeniche vuol dire più di cento euro al mese”.

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Già che ci siamo vediamo gli altri dati che riguardano i Millennials. Il genere preferito dei maschietti è il thriller, quello delle femminucce è la commedia. Più dei piccoli cinema preferiscono i multisala perché ci sono più servizi.

Fra gli over 60 le tipologie sono molto diverse fra loro

Un primo gruppo è costituito dalle signore rimaste vedove che hanno riscoperto il piacere di uscire assieme alle amiche per andare al cinema. Poi ci sono i nonni che portano al cinema i nipoti; quelli, soprattutto uomini, che passano molto tempo in luoghi di aggregazione, come bar o circoli che vanno volentieri al cinema insieme. Ci sono quelli che ci vanno da soli e sono ancora soprattutto uomini, infine i coniugi che vivono la cultura come esperienza di coppia. La cosa curiosa è che gli anziani non amano i film sugli e interpretati dagli anziani. Il che, tutto sommato, non è che sia poi stranissimo, il film potrebbe trasformare un’ora di piacevole svago in un memento mori tutt’altro che gradevole. Preferiscono, invece, i film italiani, quindi niente Marvel, con attori nuovi, che magari conoscono perché li hanno già visti in televisione.

Posto che la gente vuole andare al cinema, torniamo al prezzo dei biglietti.

Cinemacrisi

Noi abbiamo dato i costi medi dei biglietti di una piccola città di provincia, ma non dimentichiamo che il fine settimana, ossia quando normalmente si ha il tempo di andare al cinema, i prezzi lievitano e che nelle grandi città si parla di cifre decisamente più alte. Il che è una legge elementare del mercato: a una maggior domanda corrispondono offerte con prezzi più alti.

Meglio avere poca gente che paga tanto o tanta che paga poco?

Sarebbe interessante avere dati sufficienti per calcolarlo, confrontando le cifre di altri paesi. Per esempio in Francia si è avuto un sensibile incremento delle presenza in sala da quando l’IVA sul biglietto del cinema è stato ridotto, per legge, dal 7% al 5% (in Italia è al 10%). I gestori delle sale hanno fatto la loro parte; fra le altre cose hanno pensato anche a una sorta di abbonamento che riduce ulteriormente il prezzo del biglietto. Alla fine chi ha guadagnato di più?

Il problema delle presenze in sala, dunque, è anche, se non soprattutto, economico e quindi politico. Siamo sempre convinti che la qualità artistica del film incida sulla voglia di vederlo, così come abbiamo sostenuto nell’articolo già citato, ma i film di qualità non mancano e siamo ancora convinti che siano molto più godibili su un grande schermo che su un qualsiasi video.

In questa sede stiamo parlando di cinema, ma il problema è molto più vasto e investe tutta la cultura nel suo insieme. Ci sembra inutile fare studi, per poi ignorarli e lasciare tutto come prima.

Se ti è interessato quest’articolo vedi anche: Hollywood: l’età dell’oro e Hollywood: dal dopoguerra a oggi

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