Esce il 2 novembre al cinema Bohemian Rhapsody, il biopic sulla vita di Freddie Mercury e sulla carriera dei Queen
La band ha annunciato l’uscita del film sul canale YouTube Queen Official e con un Tweet:
#BohemianRhapsody will be released to cinemas on October 24th in the UK and November 2nd in the US. Release dates for other territories to be announced soon! pic.twitter.com/yOTMnVxPDx
— Queen (@QueenWillRock) May 16, 2018
“Penso che la nostra musica sia una semplice fuga dalla realtà, come andare a vedere un bel film. È per gente che vuole entrare in sala, ascoltare, dimenticarsi per un po’ le preoccupazioni, godersi un paio d’ore e fine”. Queste le parole di Freddie Mercury, leader dei Queen, nella sua bellissima autobiografia Freddie Mercury, parole e pensieri. E questo, il 2 novembre, potranno farlo tutti, tutti i milioni, miliardi di fan, che non hanno avuto la fortuna di assistere a un concerto dei Queen, dei Queen originari.
Sulle note di Another One Bites the Dust, Killer Queen, Bohemian Rhapsody, We Will Rock You, i più grandi successi dei Queen, viene presentata la carriera della mitica band inglese. Quindici anni di concerti sold out, di successi vertiginosi e di oltre 150 milioni di dischi venduti. Dalla nascita del gruppo, nel 1968, fino all’indimenticabile Live Aid del 1985, uno dei più grandi eventi rock di sempre.
Proprio il Live Aid fece salire i Queen a un livello superiore e gli anni successivi furono segnati dalle uscite di album come A Kind of Magic (1986) e Innuendo (1991), considerato da pubblico e critica come il miglior album della band. Il che è inconsueto. Solitamente le cose funzionano al contrario, una band inizia col botto, pubblicando due, al massimo tre album bellissimi, per poi calare o scendere a compromessi con il mercato e adeguarsi alla moda del tempo. Non è certo con il quattordicesimo disco che si ottiene il più grande successo. I Queen sono una delle poche eccezioni. Se già con A Night at the Opera (1975) si iniziavano a intravedere le innovazioni e il grandissimo eclettismo del gruppo, proprio con gli ultimi dischi si realizza quanto i Queen siano stati rivoluzionari e quanto abbiano lasciato il segno nella musica anni ’80. Anche i lavori solisti di Mercury, senza dubbio, sono tra i miglior prodotti di sempre. Mr. Bad Guy (1985) è un riecheggio della musica disco di quegli anni, di grandissima qualità, ma è con Barcelona (1988) che Mercury dà il meglio di sé. Il disco nasce da una collaborazione con la soprano Montserrat Caballé. Premetto che non sono una grandissima fan dell’Opera, ma questo disco è perfetto e sicuramente deve essere ascoltato almeno una volta nella vita. E dopo una volta, non può che seguirne un’altra e un’altra ancora. Canzoni come How can I go on e Guide me home sono il risultato più alto di un musicista geniale come Mercury ed esempio di una collaborazione sicuramente insolita, ma per questo strabiliante e mozzafiato. La voce potente di Freddie e quella delicata, ma allo stesso tempo, trascinante di Caballé. Ascoltare per credere.
Se poi si pensa che proprio gli ultimi anni dei Queen sono anche gli ultimi anni di vita del cantante è surreale. Con una malattia come l’HIV, che consuma lentamente e che “ti porta via qualcosa ogni giorno“, che causa una spossatezza totale, è incredibile come Mercury sia riuscito a continuare con tale forza a fare progetti, a esibirsi e a dedicarsi con tutto se stesso alla musica, anche quando rimaneva ben poco dell’uomo energico che era stato. Fino alla fine ha continuato a fare la cosa che più amava, a fare musica. Come scrive nella sua autobiografia: “La musica è ciò che mi tiene insieme. Le mie capacità musicali sono come uno scudo, per me. Posso respingere ogni attacco. Così, è sempre un po’ una battaglia, ma non m’importa, finché ce la faccio e riesco a farmi capire almeno un po’“. La battaglia con l’Aids, la malattia che pregava di non prendere mai, è stata lunga, ma mai una volta si è arreso del tutto. Forse la musica, in qualche modo, l’ha davvero aiutato e gli ha dato quella spinta in più per non lasciarsi avvolgere completamente dalla malattia. “Quello che mi fa soffrire tremendamente è che l’AIDS mi impedirà di tirar fuori tutta la musica che ho dentro. C’erano ancora tante cose da far sentire, tante note per far emozionare il mio pubblico. È ingiusto che un artista muoia senza aver espresso tutta la sua arte. Porterò con me molte canzoni e tutte le facce degli amici“.
Per saperne di più: 25 anni fa l’addio a Freddie Mercury, stroncato dall’AIDS: il racconto dell’uomo che l’ha visto morire
Tornando al film
a interpretare Mercury sarà il brillante attore Rami Malek, conosciuto soprattutto per la serie Mr. Robot. Già dal trailer sembra aver fatto un lavoro eccelso e ad aiutarlo contribuisce sicuramente anche l’incredibile somiglianza dell’attore con il cantante. “Quando ho ottenuto questo ruolo ho pensato che sarebbe potuta essere una performance in grado di definire una carriera. Due minuti dopo ho invece pensato ‘Questa parte potrebbe distruggere una carriera’“.
Gli altri membri della band saranno interpretati da Joe Mazzello (famoso per aver interpretato Tim in Jurassic Park) che interpreterà il bassista John Deacon, da Ben Hardy (X-Men Apocalypse) che vestirà i panni del batterista Roger Taylor, mentre Gwilym Lee (L’Ispettore Barnaby) interpreterà il chitarrista Brian May.
E per finire, non mi resta che consigliarvi di leggere l’autobiografia del nostro Freddie, perché è onesta, diretta, senza filtri. Quelle che leggiamo sono le vere parole del cantante, tutto quello che aveva da dire, detto senza mezzi termini e senza abbellimenti. La voce che sentiamo è la sua. In ogni frase è racchiusa la sua energia, la sua personalità, la sua irriverenza, il suo umorismo. E l’immagine che viene fuori da quelle pagine non è quella dell’animale da palcoscenico a cui siamo abituati a pensare, con la sua corona e il mantello rosso. È, invece, l’immagine dell’uomo che si nascondeva dietro il personaggio, che si presenta in tutta la sua fragilità umana e in tutti i suoi dubbi.