Ramin Bahrani presenta a Cannes Farenheit 451, scritto assieme a un altro esule iraniano, Amir Naderi; una rivisitazione in chiave moderna del libro di Ray Bradbury
Per vedere il trailer: Fahrenheit 451, disponibile il primo Teaser Trailer dell’adattamento HBO
Se diciamo che Ramin Bahrani ha tratto il suo film da un libro di Ray Bradbury non ci crede nessuno. È talmente più famoso il film di Truffaut che nessuno penserà di confrontare il libro con l’ultimo film ma, sicuramente, tutti cercheranno relazioni col primo famosissimo film. Non è strano; ho letto il libro dopo aver visto il film e mi sono subito chiesta come diavolo avesse fatto Truffaut a tirar fuori un simile capolavoro da un libro così brutto. Colpa della traduzione? Speriamo.
In ogni caso, Bahrani ha a disposizione un protagonista come Michael “Black Panther” Jordan, Michael Shannon è il cattivo Beatty e Sofia Boutella interpreta il ruolo che fu della divina Julie Christie.
Nella versione Bahraniana ci muoviamo diversi anni dopo la seconda guerra civile americana
che fu scatenata da un eccesso di opinioni postate sconsideratamente su internet. Esistevano ancora i giornali, ma a stento se ne leggevano i titoli. Quindi, per ora, Ramin non si è inventato nulla. In seguito, per evitare ulteriori problemi, non un folle dittatore, ma gli algoritmi di alcune intelligenze artificiali capaci di prevedere i desideri della popolazione, decidono di cancellare dalla faccia della terra i libri e la cultura in genere.
E qui comincia la fantascienza,
perché è più che probabile che non ci sarà bisogno di alcun algoritmo per arrivare allo stesso risultato, anzi ci si sta arrivando tranquillamente, senza grossi traumi. Vale la pena rammentare che un nostro Presidente del Consiglio, che non è il solito famigerato Berlusconi, ma il fiore all’occhiello della politica italiana, capo del prestigiosissimo governo tecnico che ha salvato il Paese, ha dichiarato testualmente “La cultura non si mangia“. Nel film questo viene spiegato, didascalicamente, attraverso i dialoghi. A contrastare il diktat dei computer ci sono i “resistenti“, che cercano di salvare letteratura, musica, cinema e quant’altro dall’oblio, prediligendo l’analogico, ma non disdegnando la tecnologia.
Con una sceneggiatura del genere
non sembra facile fare una cosa veramente innovativa, a meno di non avere idee e mezzi molto al di sopra della norma. Come non bastasse, ciò che rende ulteriormente perplessi su questo lavoro è che è stato pensato per il piccolo schermo, quindi le cose che potrebbero avere una valenza positiva in un film fatto coi mezzi attuali, rispetto a quelli che poteva avere un film degli anni ’60, tipo effetti speciali, scene di azione e via dicendo saranno considerevolmente pregiudicati. Il confronto col capolavoro truffaudiano sarà inevitabile ed è molto facile profetizzare chi ne uscirà vincitore. Ma chissà, magari questo nuovo Fahrenheit riuscirà a stupirci.
Se volete farvi un’idea precisa del film e di come è stato accolto da pubblico e critica: Fahrenheit 451 Recensione di ComingSoon