Youtopia è appena uscito nelle sale ed è stato presentato in anteprima agli Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento. Il regista, Berardo Carboni, prova a mettere un dito nella piaga della rete
La rete ha avuto una portata eccezionale. Nessun media ha mai avuto un’importanza tanto grande ed è mai stato tanto capillare nella sua diffusione. È un bene da preservare ed è buona regola guardare sempre con diffidenza quelli che vogliono mettere regole per limitarne l’uso. È una fonte unica d’informazione e di democrazia. Può essere paragonata, per lo scarto epocale che ha dato al mondo, alla scoperta della ruota o del fuoco. Nonostante ciò viene usata spesso in modo poco responsabile.
Lo stesso si può dire della televisione e di mille altre scoperte. È noto che Alfred Nobel inventò la dinamite per scopi pacifici. Il fatto che, invece, avesse il suo impiego principale per costruire armi gli causò una grande amarezza e, quando istituì il premio che porta il suo nome, volle che il più rilevante fosse proprio quello per la pace.
Sono innumerevoli gli esempi di grandi invenzioni che, alla fine, hanno fatto più danno del bene per il quale erano state ideate. La rete sembrava fare eccezione, perché era stata pensata per la guerra, per spiare, subdolamente, il nemico ma è diventata un modo per unire la gente di tutto il mondo.
Eppure ora il cinema, che è uno dei media più giovani, ma che ha ormai una solida autorità culturale, non per nulla è l’ottava arte, comincia a interrogarsi sul male che può venire da un mezzo tanto straordinario
Matilde, interpretata da Matilda De Angelis, è una ragazza che fa spogliarelli in rete per sostenere economicamente la madre depressa e alcolizzata. Ma, siccome i soldi non bastano, decide di mettere all’asta la propria verginità. Per reggere all’abiezione della sua vita si rifugia in un gioco on line (parte del film è fatto in animazione), dove il suo alter ego vive una vita ideale e trova anche una sorta di amore.
A parte i particolari dickensiani, è un quadro molto verosimile di ciò che può accadere e/o sta accadendo
È molto importante che il cinema, che è un mezzo di grande diffusione e agevole comprensione, cominci a interrogarsi su questi casi. Sembrerà strano, perché non ci sono la Rorwacher, Servillo e Battiston, però è un film italiano e anche questo fa piacere. Non per campanilismo: all’ottuso nazionalismo è sacrosanto anteporre un sano internazionalismo, ma perché gli artisti hanno il dono di pre-vedere e il dovere di avvertire i loro simili dei pericoli che stanno correndo. Perciò bisogna fare attenzione agli stimoli che ci vengono da vicino, perché stanno vivendo la nostra stessa vita.