Forse alla fine di questa triste storia qualcuno troverà il coraggio per affrontare i sensi di colpa e cancellarli da questo viaggio
“Sally“ Vasco Rossi
Cari iCrewers dopo avervi parlato del romanzo “Il mio gioco” è ora di presentarvi il suo autore Matteo di Antonio.
Caro Matteo vuoi raccontarci qual è la tua più grande passione?
La mia più grande passione è la recitazione e il teatro in particolare.
Purtroppo non è mai diventato il mio lavoro e per vivere faccio l’operaio. Ho un diploma tecnico preso perché ‘si doveva’ visto che a quel tempo il ciclismo occupava tutti i miei interessi.
Con il tempo ho scoperto il piacere della lettura e dell’arte in genere. Giunto a quasi quarant’anni mi diverto a fare divertire il pubblico. Dopo aver terminato gli impegni familiari e lavorativi corro in teatro visto che mi piace anche la parte organizzativa ed ora siamo in piena stagione teatrale.
Quando hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato a scrivere molto tardi, anche se ho sempre avuto molto storie in testa, che però raccontavo solo a me stesso.
Mi sono avvicinato alla scrittura quasi per sbaglio.
In me c’era una voglia smodata di raccontare storie, voglia che veniva soddisfatta dalla recitazione.
Poi ho avuto il desiderio di avere un altro punto di vista sulla storia e da lì è nata l’idea di fare la regia di qualche spettacolo.
Quindi ho cominciato a scrivere la parte narrante di un testo, che si completava con opere celebri. Ho scritto la parte narrante probabilmente per comodità e a causa del fatto che non avendo esperienze di regia mi risultò più facile dirigere gli attori sulle mie parole. Fu in quella occasione che capii che forse anche scrivere poteva interessarmi. E da allora ho scritto abbastanza spaziando da testi teatrali a sceneggiature per arrivare infine al romanzo.
Come dice il maestro ‘ho ancora tante storie da raccontare, per chi vuole ascoltare.’ Se dovesse arrivare il giorno in cui nessuno vorrà più ascoltarmi, tornerò a raccontarmele da solo.
La Scrittura per te è…
Il mio punto di vista. Un qualcosa che hai dentro e che in qualche modo deve venire fuori. La possibilità di parlare, per uno come me che fa fatica a interagire. Una sofferenza, perché spesso il senso di solitudine mi accompagna mentre scrivo. Stare nel mio mondo almeno per un poco.
Cambieresti qualcosa della tua storia?
Forse il rapporto tra i vari personaggi. La cosa che mi interessa veramente nello scrivere è raccontare la relazione tra le varie anime del racconto.
La storia diventa un mezzo per mettere in evidenza i rapporti umani. Purtroppo noto nella società un disfacimento delle relazioni. Una chiacchiera tra amici, una risata o una salutare litigata. Tutto è sfuggevole veloce e spesso digitale. L’anima resta isolata nel suo guscio e l’io diventa preponderante su tutto. Manca l’ascolto e la volontà di esserci.
Nella tua vita di attore che differenze hai notato tra il mondo del teatro e del cinema?
Ho esperienze praticamente nulle per quel che riguarda il mondo del cinema. Ho avuto la possibilità di girare appena un paio di cortometraggi. Ci sarebbe sempre la sceneggiatura nel cassetto che prima o poi, spero, verrà fuori.
Diversa la mia esperienza teatrale, senza aver mai fatto il professionista, posso dire di avere all’attivo una cinquantina di spettacoli.
La differenza più evidente è il rapporto con il pubblico, che è assente nel girato. Ma anche il modo di rapportarsi con il personaggio da interpretare, che nel teatro deve essere vero senza avere come contorno spazi reali. Nel cinema questi spazi ci sono e il teatro dove si sviluppa l’azione diventa tutto il set costringendo l’attore ad un lavoro diverso.
Qual è il compito più difficile del regista in Italia?
Mettere d’accordo le varie anime. dal produttore al costumista, passando per gli attori. Ma sopratutto fare tutto questo rimanendo fedele alla sua idea originale, anche se magari parte della storia viene modificata.
In quali opere teatrali o film possiamo vederti?
Come già detto, almeno per ora non mi si potrà vedere al cinema. Per quello che riguarda il teatro in questo periodo sono in scena con due spettacoli “Aspettando Godot” con la regia di Tonino Simonetti, con la prima portata all’attenzione del pubblico a febbraio e “Il povero Piero” con la compagnia Sipario Aperto e la regia di Luigina Allevi. Entrambi gli spettacoli andranno in giro nei vari teatri della provincia di Ascoli Piceno.
Qual è il messaggio migliore che puoi lasciare ai nostri lettori amanti del cinema e serie tv?
Andate a teatro e andate al cinema e portate con voi i bambini. Facciamo crescere le generazioni futuri con la bellezza dell’arte e della cultura.
Nella stagione teatrale organizzata insieme alla mia compagnia, c’è una fila riservata per i bambini e nell’ultimo spettacolo andato in scena c’era tutta la classe di mio figlio e praticamente tutti i bambini hanno detto di voler tornare.
Non si è mai troppo piccoli per il bello, quindi andate con i vostri figli a teatro, al cinema, ma anche ai concerti alle mostre d’arte e a comprare libri.
Ringrazio Matteo di Antonio per questo messaggio conclusivo veramente importante e vi rimando alla prossima intervista cari iCrewers e come dico sempre…
IN ALTO I NOSTRI CUORI!