Squali di Alberto Rizzi, dopo la presentazione alla 22a edizione di Alice nella Città, nella sezione Panorama Italia, arriverà al cinema dal 12 novembre e sarà distribuito nelle sale italiane da Magenta Film.
A partire da Verona, il film inizia il suo percorso nelle sale. Liberamente ispirato a “I fratelli Karamazov”, Squali si muove tra la moderna tragedia greca e il western, ambientato sui Monti Lessini nelle Prealpi italiane.
I protagonisti della pellicola saranno i fratellastri Camaso che, per diverse vicissitudini, si ritroveranno nella casa d’infanzia dominata dal padre Leone tra rivalità fraterne, complicate dinamiche famigliari, amori traditi, crisi mistiche e tensioni mai sopite tutte dinamiche pronte per tornare ad esplodere in questa nuova e originale rivisitazione dell’ultimo capolavoro dostoevskiano.
Squali. Tornano Dostoevskij e i suoi eterni Karamazov in veste di famelici predatori
Nel profondo Veneto, terra di confine e quasi una frontiera, si scontrano le passioni, le gelosie e i conflitti mai risolti di questi fratelli con il padre Leone acuiti dalle difficoltà del mondo circostante che amplificano il volume di questa tragedia greca mediata dall’eterno esempio dell’ultimo e tormentato capolavoro Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, pubblicato su Il messaggero russo a puntate tra il gennaio 1879 e il novembre 1880, ma che di fatto tormentò il grande scrittore russo fino alla sua morte sopravvenuta qualche mese dopo a nemmeno sessant’anni d’età.
Tutto in questo film, a parte le ovvie ed inevitabili differenze dovute al diverso periodo storico e al differente contesto geografico, riconduce a loro, i Karamazov, persino nei nomi e nei loro profili biografici, molto simili rispetto alla versione originale del capolavoro di Dostoevskij.
Troviamo anche qui infatti tre fratelli o meglio fratellastri.
Un figlio scapestrato, Demetrio, ex militare rancoroso in cerca di rivalsa; l’altro figlio, Ivan, che se nel romanzo del grande scrittore russo era un tormentato intellettuale piegato al suo interno da mille fantasmi (impossibile dimenticare il suo folle e febbrile dialogo con la figura del Grande Inquisitore) e diviso nel profondo da un rapporto di amore-odio con una ragazza, i fratelli e il padre, qui invece lo ritroviamo nelle apparenti e più semplici vesti di sportivo a fine carriera che tenta di riconquistare la fidanzata con ogni mezzo possibile.
Infine troviamo Alessio, la figura buona e pura tra i tre fratelli nella versione originale, anche qui nei panni, non molto dissimili dal romanzo, di un seminarista determinato a riscattare l’anima perduta della sua famiglia.
Tuttavia, rispetto alla versione dell’ultima fatica letteraria del grande pensatore slavo, troviamo anche una figura ulteriore. Ai tre fratellastri, si aggiunge infatti un altro elemento a un già piuttosto complicato intreccio familiare; abbiamo infatti Sveva, figlia ribelle e in perenne lotta con i fratellastri, con i quali si trova accomunata solamente nel profondo odio verso il padre Leone.
Un’altra personalità, quella di Sveva, quindi magari non presente fisicamente nel romanzo, come già accennato in precedenza, ma comunque rintracciabile a un secondo livello anch’essa, all’interno del variegato mondo di personaggi femminili presenti nell’ultimo capolavoro dostoevskiano, seppur magari in altre vesti più o meno simili all’archetipo al quale è liberamente ispirato il film di Rizzi.
Tutte queste complesse dinamiche, insieme ai suoi tormentati personaggi, però non vanno a svolgersi all’interno della Russia zarista ottocentesca, ma li ritroviamo molto più vicini a noi, rintanati nel paesaggio onirico dei Monti Lessini nel Veneto.
Così il regista, Alberto Rizzi, ha voluto spiegare le intenzioni del proprio film e sul perché ha voluto trarne un film ispirandolo liberamente all’ultimo romanzo del grande scrittore russo:
Volevo fare un film libero, sia nella forma che nel contenuto, che esplorasse un mondo di confine, sia geografico che umano. I protagonisti di Squali, sono degli animali fossili, mossi dagli istinti primari: avidità, fame, amore, sopravvivenza. Eppure tutti sono in certa di una forma di salvezza, di redenzione, o forse banalmente di riscatto. Volevo farne un film estremamente visivo e anche visionario Le turpitudini nere dell’animo umano non sono generalmente ciò che indago, Dostoevskij l’ha fatto per me e io l’ho fatto coesistere con un mio filo di ironia e leggerezza”.
Il film è stato prodotto da Magenta Film, una realtà cinematografica veneta, composta da un gruppo di giovani professionisti che ha scelto di investire con determinazione e passione nel progetto.
Producendo e distribuendo Squali nelle sale cinematografiche. Magenta ha avuto l’opportunità, nell’arco di un solo anno di aprire a Verona M-STUDIO, un teatro di posa di 600 metri quadrati, il più grande del Triveneto, pronto ad ogni sfida e progetto.
Squali è stato scritto e diretto da Alberto Rizzi, prodotto da Andrea Moserle e Mattia Conati per Magenta Film, è interpretato da Mirko Artuso, Stefano Scherini, Diego Facciotti, Maria Canal, Gregorio Righetti, Sara Putignano, Chiara Mascalzoni, Alessandro Apostoli.
I fratelli Karamazov stanno dunque tornando. Più famelici e tormentati che mai e sempre pronti, con i loro traumi irrisolti e le loro complicate dinamiche familiari in versione italiana stavolta e attraverso le sembianze dei fratellastri Camaso, a tornare sotto forma di voraci Squali per riprendersi ancora una volta, dopo più di 120 anni di vita, tutta la nostra attenzione.
In questa circostanza, però, non sarà più quella dei lettori come accadeva e come accade ancora quando si entra nella versione letteraria dell’ultimo capolavoro di Dostoevskij, ma degli spettatori delle sale dal 12 novembre, perché se una cosa è certa è che dove passano i Karamazov nulla torna come prima e nulla appare impossibile, persino vedere degli uomini e donne, apparentemente umani d’aspetto, su dei monti veneti tramutarsi in voraci e famelici Squali…