Delusione cocente per Joker: Folie à Deux, il sequel del successo commerciale cinematografico del 2019 targato Warner Bros diretto da Todd Philips, che incassa solo 165 milioni al fronte di un budget stratosferico di 200 milioni per la produzione più 100 milioni per il marketing, a differenza del primo che costò solo intorno ai 60 milioni per poi incassare 1.078.958.629 di dollari diventando così il 39° film con il maggior incasso e il film vietato ai minori con il maggior incasso della storia (record recentemente superato dal film Marvel Studios Deadpool and Wolverine).
Le perdite stimate per Warner Bros, che tra l’altro ultimamente al cinema ha avuto flop importanti come Matrix Resurrections, The Flash e Space Jam: New Legends, sono tra i 150 e i 200 milioni, in quanto sono ben lontani dai 450 milioni necessari per andare in pareggio.
Joker 2 in streaming prima del previsto
Quindi la Warner per correre ai ripari può solo ricorrere all’ultima spiaggia che abbiamo già visto più volte negli ultimi tempi (anche se probabilmente mai a questi livelli di disperazione), ovvero ricorrere al mercato home video in digital.
Perchè con un grande colpo di scena (ma neanche troppo), Warner annuncia l’arrivo di Joker: Folie à Deux in home video sulle principali piattaforme streaming per il 29 ottobre, neanche un mese dopo l’uscita al cinema.
Per capire la portata del disastro, Morbius con Jared Leto, ritenuto sul web il flop per eccellenza (tanto da dar vita al celebre meme “Morbin time”) uscì in home video 2 mesi dopo l’uscita nelle sale.
Ci sono due pazzi in un manicomio
Quindi cosa è successo? Cosa è andato storto?
Le avvisaglie che qualcosa non andava in realtà sono arrivate abbastanza presto. Nonostante la solita standing ovation a Cannes, dalla proiezione alla Biennale di di Venezia cominciarono ad arrivare voci per niente rassicuranti.
All’inizio sembrava la solita reazione di un pubblico che si aspettava i fuochi d’artificio e invece si era ritrovato di fronte ad un buon film da non bocciare a priori, ma poco dopo cominciarono a fioccare le recensioni negative su Rotten Tomatoes e una storica D su CinemaScore, il punteggio più basso di sempre per un cinecomic (il già citato Morbius ha una C+ ad esempio).
Quindi la critica, assieme ad uno dei casi di passaparola più eclatanti degli ultimi anni, hanno creato la ricetta perfetta per un flop inaspettato.
Quindi cosa è successo? Cosa è andato storto?
Se andiamo a guardare gli incassi dei musical nell’ultimo decennio in realtà si può notare una tendenza a snobbare il genere, addirittura il kolossal di Steven Spielberg, il remake di West Side Story del 2021, registrò un grosso flop al botteghino nonostante i nomi del famoso regista e del forse ancora più famoso film originale, vero e proprio classico di Broadway.
Curioso che anche Martin Scorsese floppò con il musical New York, New York (1977) subito dopo il grande successo di Taxi Driver, film da cui Joker del 2019 attinge a piene mani.
I pazienti della Dottoressa Quinzel
Dal canto suo, Warner Bros una mezza risposta l’avrebbe trovata, anche se abbastanza discutibile.
Infatti il presidente della sezione distribuzione internazionale Warner Bros Jeff Goldstein ha dichiarato in un intervista recente:
“L’insuccesso di Joker: Folie à deux? Credo che parte del suo pubblico principale, di predominanza maschile, abbia avuto difficoltà a empatizzare con il personaggio di Lady Gaga.”
Stefani Germanotta, vero nome di Lady Gaga, interpreta nel film una versione molto rivisitata della ormai iconica Harley Quinn, chiamata per l’occasione Lee Quinzel.
Lee, a differenza della sua controparte nata nel cartone Batman: The Animated Series dalla mente di Bruce Timm, non è una psicologa dell’Arkham Asylum che si invaghisce di Joker, ma una malata rinchiusa nell’Arkham Hospital dell’universo del Joker di Philips che cerca di entrare in contatto col suo mito Arthur Fleck. O meglio, con la sua versione più carismatica e cattiva, il Joker nato alla fine del primo film.
Quindi Lee, in un gioco meta cinematografico, è una fan del personaggio nato nel primo film (all’interno del film c’è anche una pellicola basata sulla storia di Arthur Fleck di cui Lee è una grande ammiratrice), e non è stata scritta per creare empatia nel pubblico, ma al massimo rappresenta quel pubblico che ha visto il primo film e ha mitizzato il povero Arthur, vittima degli eventi e dei suoi fan, nato per far ridere, condannato ad essere Joker per compiacerli quei fan.
Resuscitare per deludere
Altre ipotesi vedrebbero Todd Philips cimentarsi in un clamoroso autogoal voluto (tra l’altro secondo Deadline questa ipotesi sarebbe condivisa dai piani alti di Warner).
Sembra un po’ la storia di Matrix Resurrections (povera Warner, sempre loro), diretto da una metà delle sorelle Wachowski, Lana.
Matrix Resurrections era un sequel forzato e voluto dalla Warner Bros, quindi Lana Wachowski, con una mossa punk, pensò di usare la sua creatura per creare una grande critica alla mania dei sequel e reboot degli ultimi anni.
Come in Matrix Resurrections esiste un videogioco chiamato Matrix, in Joker: Folie à Deux esiste un film su Joker, e con essi dei fan che sembrano averci capito abbastanza poco.
Esplicativa la scena di Matrix Resurrections dove viene inquadrato un cartello con scritto “For those who love to eat s**t”, che volendo fare una sovralettura, potrebbe trovare il suo corrispettivo “Jokeriano” in tutti i momenti in cui il film sembra voler deludere il suo pubblico.
Andando ancora più indietro con gli anni, e cambiando media, sembra anche la storia di un videogioco che però fu un successo commerciale enorme.
Liberi di deludere
Parlo di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, secondo capitolo dell’acclamata saga del Game Director di culto Hideo Kojima.
In una campagna marketing che non aveva precedenti, Kojima mentì spudoratamente al pubblico facendo intendere tramite i trailer e la copertina del gioco che avrebbero interpretato di nuovo l’amatissimo soldato Solid Snake, protagonista dei giochi precedenti della saga.
Invece dopo un breve e ingannevole prologo in cui interpretiamo un soldato dal volto coperto che viene chiamato “Snake” alla radio, scopriamo che in realtà non interpreteremo lui, ma un personaggio che è ai suoi antipodi anche esteticamente, l’androgino Raiden.
Kojima con questo titolo voleva denunciare la politica del sequel che ti da esattamente ciò che vuoi (probabilmente i fan volevano un gioco come il primo ma migliore) ma li “delude” (oggi è tra i titoli più amati di sempre) facendoti interpretare una recluta che, in un gioco meta narrativo come quello di Lee Quinzel, è in realtà un grande fan di Solid Snake. Ed è anche uno che ha studiato per filo e per segno i fatti del primo gioco, come Lee ha visto e rivisto il film che narra la storia del primo Joker.
Una Notte da Leoni (d’Oro)
Probabilmente non sapremo mai cosa intendesse davvero fare Todd Philips con questo sequel, che ricordiamo aver avuto totale carta bianca e ultima parola sul Final Cut (cosa per niente scontata).
Forse gli è presa la sindrome dell’impostore dato dal successo del primo film (vincitore del Leone d’Oro tra l’altro), forse si sente in colpa ad aver creato un film che ha portato il suo pubblico a “mancare il punto” o forse accusa proprio quel pubblico di non aver capito il primo film facendo un sequel che vuole decostruire tutto il discorso del precedente, anche contraddicendolo in un paio di punti.
A dirla tutta in realtà non è neanche chiaro se si aspettava questa risposta di pubblico (probabilmente Lana Wachowski invece aveva avuto esattamente ciò che voleva dal suo Matrix Resurrections).
Intanto, mentre un altro pagliaccio venuto dal nulla sta dominando il box office autunnale, possiamo affermare con certezza una cosa:
Warner Bros difficilmente dimenticherà questa botta.
Vabbuò, that’s life.