Dopo i non totalmente riusciti Old (2021) e Bussano alla porta (2023), M. Night Shyamalan torna dietro la macchina da presa con Trap che si colloca concettualmente a metà strada tra le opere del maestro della suspense Alfred Hitchcock e quelle dotate di puro intrattenimento di Steven Spielberg.
Nonostante qualche buona intuizione registica, una sceneggiatura autoironica e un montaggio al cardiopalma perfettamente riuscito in tutta la prima metà del film, a poco a poco, le fondamenta del film iniziano a scricchiolare. Scopriamo insieme perchè.
Un affare di famiglia
In Trap un padre di famiglia, interpretato da un convincente e brillante Josh Hartnett, porta la figlia al concerto della sua cantante preferita Lady Raven, interpretata da Saleka, una delle figlie di Shyamalan che firma anche la colonna sonora del film. Qualcosa di strano sta però accadendo all’interno dell’arena in cui si svolge l’evento. Tutto il concerto si rivela infatti essere una trappola ingegnosamente architettata per arrestare uno spietato serial killer soprannominato il macellaio. Peccato però perchè è proprio l’amorevole genitore che stanno cercando di catturare e che, in poco tempo, si accorgerà di essere passato da predatore a preda.
Come il protagonista del film si dimostra essere agli occhi di tutti un perfetto padre di famiglia, la prima impressione che si ha guardando il film, e ripensando al recente esordio di una delle figlie del regista sul grande schermo con The watchers, loro ti guardano (2024) di cui trovate la recensione a questo link, è proprio il forte legame tra Saleka e il regista che viene fuori sin dalle prime battute dell’opera.
L’idea alla base del film, come confermato dallo stesso Shyamalan, era quella di scrivere un album e girare una pellicola tutta in famiglia. Entrambe le cose ebbero uno sviluppo così naturale da aver portato il regista a realizzare una sceneggiatura in tempi record.
Infatti, la spontaneità nella scrittura, che coincide più volte nel film con una scarsa caratterizzazione dei personaggi e una non troppo approfondita psiche del protagonista che avrebbe meritato un maggiore sviluppo della sua backstory per non inciampare in qualche ovvietà, va di pari passo con l’ottima colonna sonora realizzata da Saleka che, oltre a cimentarsi in una buona prova attoriale, confeziona un album dalle istanze pop di ottima qualità e sempre in linea con la narrazione.
“Il macellaio”
Per la realizzazione del film Shyamalan ha dichiarato di aver preso ispirazione da una vera operazione militare del 1985. Quest’ultima è ricordata come Operazione Flagship, un colpo sotto copertura dei Marshals e della polizia di Washington. Nel 1985, infatti, la polizia aveva inviato a circa 3000 persone ricercate o pregiudicate un invito super allettante. Si trattava di biglietti gratuiti per una partita dei Washington Redskins (una delle più amate squadre di football americano) e la partecipazione ad un brunch pre-partita insieme alla squadra.
Lì, poi, ci sarebbe stata la possibilità di partecipare ad un’ulteriore lotteria per vincere un carnet di 10 biglietti della stagione e un viaggio premio a New Orleans per vedere il Super Bowl. Dei 3mila inviti, solo 167 si presentarono.
La mattina del 15 dicembre, il giorno della partita, i 167 indiziati si radunarono nello stadio. Poco prima della partita vennero identificati dai poliziotti – travestiti da addetti ai controlli e inservienti – e condotti in un auditorium dove avrebbero dovuto ricevere i loro premi. Qui scattò l’operazione: 25 ufficiali SWAT fecero irruzione arrestando 101 fuggitivi.
Secondo il Washington Post, l’operazione ha portato a 15 arresti per aggressione, 5 per rapina, 6 per furto con scasso, 4 per evasione, 19 per violazioni della cauzione, 18 per reati di droga e 41 per altre accuse. L’operazione è considerata ancora oggi come uno degli arresti di massa più grandi e riusciti nella storia degli Stati Uniti.
Se da una parte il regista dimostra di sapere catturare lo spettatore condendo il film con ironia, ritmo e suspense, dall’altra è proprio la figura del macellaio che sembra vacillare. Josh Hartnett interpreta infatti un uomo freddo e spietato, incapace di provare panico e che dimostra la propria tensione attraverso un semplice spasmo dell’occhio, impercettibile a chiunque stia effettivamente cercando un uomo intrappolato in un evento con 20.000 persone di cui soltanto 3.000 uomini e un sospettato da non far fuggire.
La psiche del protagonista risulta essere però un rebus che il regista preferisce non approfondire con cura imputando i problemi psicologici dell’uomo ad un rapporto disfunzionale con una madre severa e incapace di trattarlo come figlio. Un’intuizione interessante ma, purtroppo, non trattata con particolare perizia.
La crisi dei plot twist
Come in ogni film di Shyamalan che si rispetti anche in Trap c’è un plot twist che, per evitare spoiler, preferiamo non svelarvi. Quest’ultimo però risulta quasi essere inserito forzatamente e si rivelerà effettivamente poco rilevante ai fini di una narrazione che avrebbe potuto tranquillamente farne a meno. Come nel già citato Bussano alla porta, inoltre, anche in quest’opera il plot intrigante del film risulta essere svelato sin dall’inizio portando lo spettatore a conoscere e ad immaginare l’intero sviluppo della trama soltanto dai trailer d’uscita.
Con i suoi difetti che si ravvedono in una scarsa originalità, una scrittura poco profonda e a tratti imprecisa e una regia che si sofferma sulla continuità visiva del racconto piuttosto che su una ricerca formale e visiva innovativa, Trap è comunque un prodotto in grado di intrattenere.
Inciampato a metà strada tra i film del maestro della suspense Alfred Hitchcock e i cult di grande intrattenimento di Steven Spielberg Shyamalan, che appare anche con un simpatico cameo com’è solito fare nella maggior parte dei suoi film, riesce a costruire un prodotto tutto sommato gradevole ma poco incisivo. Sicuramente ben lontano da quei film di grande successo come Il sesto senso (1999), Unbreakable – Il predestinato (2000) o The village (2004), solo per citarne alcuni, che lo consacrarono alla critica e al pubblico.