Un successo incredibile da decenni ormai, prima come fumetti e poi al cinema. Sto parlando (e di chi altro se no) (boh, aiuto accidenti) di Diabolik, “mago” del crimine, ed Eva Kant, la sua “bellissima” e iconica partner in crime, che insieme hanno reso molto più glamour (parola che piace molto a MagicSilvius Production e quindi la uso) il microcosmo della malavita (immaginaria).
La tana di Diabolik ed Eva Kant “voci di corridoio” (ma quali? I paparazzi di Lady Gaga?) dicono sia situata in zona Piazza della Conciliazione (più che a Clerville pare essere Milano) (ed è pure la piazza più kitsch d’Italia, ma è bellissima) dove le bellissime (pure loro) sorelle Giussani (?), creatrici dei due personaggi, hanno collocato il covo d’amore (monogamo) dei “simpatici” fuorilegge
(simpatici, per carità, anche se Diabolik in passato è stato conosciuto anche come “il Re del terrore“) (ma poi ha smesso di uccidere, dai, su, in fondo è un “simpaticone”) (un po’ farabutto, ma non così tanto da non potere partecipare a un’ipotetica puntata di Ciao Darwin nella categoria “evasori fiscali“) (pure Al Capone è stato beccato solo per quello alla fine) (dovrebbero regolarizzarlo il lavoro da criminale, così poi uno ci può pagare le tasse).
Evoluzione del rapporto tra Diabolik ed Eva Kant
La coppia ha avuto una progressiva evoluzione e maturazione, con una situazione iniziale di stampo simil-patriarcale (Eva Kant era, in una primo momento, più la classica docile fidanzata, troppo sottomessa ai voleri dell’uomo), fino all’acme di questa fase del rapporto arrivato con un principio di strangolamento perpetuato da Diabolik dopo una disobbedienza di Eva nei suoi confronti (ma Diabolik, in nome dell’amore che prova per Eva, riesce a trovare il modo di farsi perdonare e di ricucire il rapporto).
Da qui in poi il loro legame, comunque troppo forte per essere spezzato (nonostante tutto, incredibile!), deve necessariamente mutare e trasformarsi in un rapporto di partnership uomo-donna alla pari, dove i due, quasi per osmosi, riescono a plasmarsi a vicenda, assorbendo l’un l’altra il carattere della persona amata.
Inoltre Eva, biondissima (?) ma bellissima (!), è nell’universo narrativo di Diabolik un’icona di stile e femminilità, fortemente indipendente, nonché uno dei volti più noti e conosciuti della pubblicità e della moda.
(Insomma, la solita robaccia kitsch stile Netflix nella categoria “donne forti“) (un po’ sì, ma scherzo).
Note conclusive
1) Bellissima la Jaguar che guida Diabolik (occhiolino).
2) Eva Kant deve il cognome alla passione delle sorelle creatrici per il celeberrimo filosofo Immanuel Kant (un filino bacchettone il buon Kant, ma è un valido contrappeso) (e poi c’è di molto peggio nella storia della filosofia per una Eva tentatrice di serpenti) (si capisce che Diabolik scherza?)
3) Diabolik ne esce un po’ kitsch da questo articolo (nel senso di sentimentaloide) (dopo l’aggiunta di qualche parentesi è un po’ più edgy, ma resta pur sempre kitsch, maledizione) ma ultimamente, cara lettrice o caro lettore di icrewplay.com, va bene così (o meglio, è il modo più rapido di chiudere sta storia, Diabolik vorrebbe guardare la Formula 1 senza dover far caso alle sincronicità junghiane, grazie).
4) Il postmoderno in sé è kitsch, tanto vale fare venire il diabete ai lettori con stucchevole dolcezza (tanto, ampliando il discorso della “sagacissima”, non solo nessuno legge più niente, ma ormai nessuno manco più guarda i film) (dai però, con le ultime parentesi aggiunte Diabolik è davvero un po’ più edgy, o no?)