“Chi lo avrebbe detto che sarei diventato il regista di San Valentino? Il prossimo film lo faccio uscire il 2 novembre, anzi l’8 novembre”. Ironizza così Giovanni Veronesi che esce con il suo nuovo film il 14 febbraio, nel giorno della festa degli innamorati con Vision Distribution in ben 460 copie. L’8 novembre non è una data sparata a caso poiché il protagonista del suo Romeo è Giulietta si chiama Otto Novembre.
Il suo vero nome in realtà è Vittoria (Pilar Fogliati), ma pur di prendere il ruolo nello spettacolo del grande regista teatrale Federico Landi Porrini (Sergio Castellitto), la giovane candidata è disposta a tutto, perfino a presentarsi sotto una falsa identità. In questa sua folle missione sarà aiutata dalla sua amica truccatrice (Geppi Cucciari).
Nel cast anche il suo fidanzato, scelto per interpretare Mercuzio, interpretato da Domenico Diele, Margherita Buy nel ruolo della nonna di Vittoria, Alessandro Haber nei panni del produttore, Maurizio Lombardi (da premio per la sua magistrale interpretazione) ovvero il compagno di Federico Landi Porrini, e Serena De Ferrari, la neo Giulietta nonché star dei social.
“Con Pilar stiamo facendo un percorso molto bello perché mi obbliga a calarmi nei problemi dei trentenni di oggi – racconta il regista -. E questi ragazzi, ormai quasi adulti, hanno un problema di identità. Il personaggio di Pilar è nato sotto questa spinta, perché spesso l’identità più semplice è quella che uno trova nascondendosi dietro una maschera. Vittoria-Pilar era già stata denunciata per plagio e decide ancora una volta di nascondersi dietro un’altra identità”.
E nello specifico su Pilar Fogliati, con la quale aveva già lavorato in Romantiche (primo film nella quale la Fogliati è regista e interprete), aggiunge: “Io ho avuto due alter ego nella mia vita. Il primo è Francesco Nuti, questo è il mio primo film da orfano, che faccio senza di lui. Per questo ci ho voluto mettere tanto impegno, anche l’emozione e il sentimento senza aver paura. Poi c’è stato Leonardo Pieraccioni. Con lui abbiamo fatto film che sono rimasti nella storia come Il Ciclone. Adesso il mio alter ego è Pilar perché con lei mi trovo bene a scrivere e a parlare. Talvolta faccio un po’ di sforzo, ma mi insegna più degli altri perché è diversa da me”.
E Pilar Fogliati ribatte: “La questione identità è molto calda per una persona che fa l’attrice. Vittoria, cambiandola, si scopre di successo e attraente e fa esperienza che, nello scarto tra ciò che è e ciò che appare, può essere libera. Sicuramente lei ha torto, ma alla fine crea qualcosa di sublime, suo malgrado, levandosi questa maschera. Mostrarsi per quel che si è spesso è terribile e fa paura, ma è comunque sempre meglio”.
E sul suo Romeo: “È un po’ un sogno di ogni attrice cambiare genere. Volevamo trovare una versione maschile cercando la misura giusta. Il mio è un Romeo un po’ impacciato, che si nasconde. A livello estetico è un po’ un angelo, sicuramente non è il maschio alfa. Ho cercato il suo modo di stare statico e di guardare da fuori”.
Sergio Castellitto, qui nel ruolo di un cinico regista teatrale in crisi di idee che ha intenzione di allestire l’ennesima versione del Romeo e Giulietta di Shakespeare al Festival di Spoleto, dice: “Nell’interpretare questo personaggio mi sono anche tolto qualche sassolino dalle scarpe. Si pensa sempre che il mitomane sia l’attore, in verità il vero mitomane è il regista.
Mi sono divertito a raccontare anche grandi registi del passato, più o meno dotati di sciarpa. Questo film è delizioso, è una commedia pura. Qui l’argomento serio è l’identità e ci racconta chi siamo, chi non siamo e le bugie che raccontiamo a noi stessi. E poi c’è tanto teatro. Per me il cinema è stata la mia amante, ma il teatro è come mia nonna. E a trovare tua nonna ci vai sempre volentieri”.
Sul teatro Giovanni Veronesi ci racconta: “A teatro la verità non si può rappresentare. Perlomeno la mia. Io sono un grande mentitore. Sono abituato a raccontare le cose attraverso la menzogna. La verità, quella vera di ognuno di noi, è irrappresentabile. Ma mentire, così come andare nel torto, non è sempre brutto. A me piace più il torto della ragione”.
Mentre sul mondo dello spettacolo: “È pieno di gente che non è stata perdonata. Pensiamo a Luttazzi che è andato a vivere in Spagna. È un mondo spietato. Come dice il produttore nel film: è pericoloso prendere le persone scomode. Quindi per non rischiare non ci si avventura. Io ci vado a nozze con queste cose. Se c’è da perdonare chi ha sbagliato io sono il primo a farlo”.
Infine di fronte alla possibilità di qualche remake del suo film all’estero, ipotesi paventata dai produttori di Indiana Production e Capri Entertainment tra cui Virginia Valsecchi, conclude scherzando: “Non lo vendiamo! Se lo rifanno all’estero non avranno mai un titolo come il mio. Ma ve lo immaginate in inglese? ‘Is’ che diventa ‘and’… Anche no! Per me il remake deve titolarsi nello stesso modo: Romeo è Giulietta”.