Scheda della serie
Titolo: Mercoledì (in originale Wednesday)
La serie è una produzione originale Netflix.
Gli interpreti sono Jenna Ortega (Mercoledì Addams/Goody Addams), Catherine Zeta Jones (Morticia Addams), Luis Guzmán (Gomez Addams), Fred Armisen (Zio Fester), Christina Ricci (Marilyn Thornhill), Victor Dorobantu (Mano), Isaac Ordonez (Pugsley Addams), Riki Lindhome (dott. Valerie Kinbott), Jamie McShane (sceriffo Donovan Galpin), Emma Myers (Enid Sinclair), Hunter Doohan (Tyler Galpin), Percy Hynes White (Xavier), Gwendoline Christie (direttrice Larissa Weems), George Burcea (Lurch)
Sinossi
Mercoledì Addams non riesce a trovare il suo posto in una scuola normale, per questo viene mandata dai suoi genitori alla Nevermore Academy, detta altrimenti la scuola per reietti, capace di ospitare varie creature sovrannaturali.
Tuttavia, presto Mercoledì si imbatterà in una serie di omicidi nella cittadina di Jericho realizzati da un temibile mostro. Intanto viene anche a sapere di una profezia in cui lei porterà la scuola alla distruzione. Così, iniziano le sue indagini per capire cosa la lega agli ultimi avvenimenti.
“Questa è struttura”: l’asso nella manica di Mercoledì
Cominciamo col dire che normalmente non guardo le serie tv. Non apprezzo molto l’idea che una serie tv sia composta da episodi interdipendenti tra loro poiché, spesso, va a finire solo che si allungano inutilmente i tempi per raccontare una storia anche quando si potrebbe farlo in molto meno tempo.
Tuttavia, una scintilla si è accesa quando ho terminato la prima stagione di questa serie di cui tutti parlavano, Mercoledì, cominciata con la curiosità di andare a vedere cosa ne avessero fatto della Famiglia Addams.
La scintilla a cui faccio riferimento è la familiarità. Dopo aver finito tutti gli episodi ho avuto l’idea di aver già visto qualcosa: quello di cui parlo non è la famiglia Addams, ma la struttura della serie televisiva.
Ho sentito dire in giro che chi l’ha guardata ha avuto l’impressione di vedere un film di 8 ore. Questo in realtà ha una ragione ben radicata.
Se si vanno a guardare gli episodi si può riconoscere una struttura tipica di molte sceneggiature di film hollywoodiani. Ve li posso sintetizzare in questo modo:
- Mercoledì è un giorno triste (Introduzione del contesto)
- Un triste isolamento (Introduzione degli eventi)
- Tristemente amici o nemici (Svolgimento/Il personaggio entra in azione)
- Una triste serata (Svolgimento/Il personaggio entra in azione)
- Chi semina vento raccoglie tristezza (Svolgimento*)
- Un triste compleanno (Punto di rottura/Conflitto interiore del personaggio)
- È triste che tu non mi conosca ancora (Conflitto interiore del personaggio/Svolta per il finale o terzo atto)
- Triste da morire (Finale)
Parleremo più avanti di quell’asterico che ho inserito all’episodio 5. Per il momento introduciamo le cose importanti: quando parlo di “punto di rottura/conflitto interiore del personaggio” faccio riferimento a tutte quelle volte in cui un personaggio in un film improvvisamente si trova a che fare con una svolta che lo costringe a smentirsi con gli altri, allontanarsi da tutti e mettersi in discussione.
Non che questo sia proprio avvenuto con Mercoledì (per via di un errore della sceneggiatura che commenteremo in seguito) ma effettivamente si possono riconoscere nella serie tutte le intenzioni di volersi affidare a una struttura narrativa tipicamente cinematografica. O per lo meno, una struttura narrativa che si è vista tipicamente nelle pellicole hollywoodiane, per l’appunto.
Questo lo trovo uno dei punti di forza più riusciti della serie, poiché permette di seguire facilmente gli eventi che si succedono e per questo di rimanere concentrato sulle svolte di trama.
La debolezza di Mercoledì è la confort zone di Netflix: teenager detective
Ho dei problemi con le serie tv in generale ma, in particolare, credo di avere dei problemi con le serie Netflix che trattano di giovani alle prese con misteri da risolvere, e il motivo è semplice. Nella maggior parte dei casi è davvero difficile riuscire a distinguere i punti di trama principali da quelli secondari: è trattato tutto in maniera così piatta che tutte le svolte narrative sembrano tutte uguali, che sia per drammaticità o per le (non) conseguenze che quegli eventi portano.
Anche in questo caso, nonostante si riconosca abbastanza bene la struttura lineare della serie e nonostante ci siano dei punti di trama che abbastanza chiari proprio per la similarità che la sceneggiatura ha con la struttura di un film, non sono comunque mancati numerosi punti morti tipiche delle serie investigative di Netflix.
Sicuramente meglio di Fate, in cui in una scena c’erano dialoghi inutili e nell’altra pure, ma anche qui c’erano quelle scene, quelle sequenze, quegli archi narrativi minori che ti davano la sensazione di sprecare tempo e che se non ci fossero stati non avrebbe fatto differenza: la gara di canoa, lo screentime dedicato a personaggi secondari come Bianca o Lucas, oppure l’arco narrativo filler dedicato a Morticia e Gomez che si ricollega alle indagini di Mercoledì solo per una grande forzatura di trama (e qui si collega l’asterico che ho inserito nell’episodio 5).
Per non parlare delle volte in cui in scena non sta succedendo assolutamente niente o quando al contrario, soprattutto nelle parti introduttive dei primi episodi come la sequenza al luna park, è tutto così confusionario e veloce che non si riesce a capire su cosa concentrarsi.
Possiamo definire in realtà, questo difetto, con un termine più preciso: non si tratta semplicemente di punti morti, ma quello che accade in serie come questa è la perdita del focus. A mio avviso questo perdere il focus di tanto in tanto nella serie ha causato anche il problema riguardante la poca chiarezza del ruolo narrativo della direttrice Weems, difficile da inquadrare per molti spettatori: è complicato capire il suo ruolo narrativo se per tutta la serie è un’antagonista di Mercoledì e la trattano come se potesse diventare una villain da un momento all’altro, però nell’ultimo episodio diventa un personaggio positivo a tutti gli effetti.
Che la struttura investigativa delle serie tv stia sfuggendo di mano a Netflix?
Un elemento che si può dire abbia salvato la serie è il fatto che si mantenga uno “spirito gotico” davvero marcato, soprattutto per quanto riguarda la scelta delle ambientazioni e la fotografia che in qualche modo hanno fatto da collante tra i momenti morti e le scene più importanti.
Possiamo fare un piccolo accenno anche alla musica, come la sigla che non è affatto male o la comparsa di Erik Satie e la sua Gnossienne quando Mercoledì scrive nella sua camera. Una buona scelta che hanno avuto nella direzione della serie è stato rendere Mano la mascotte principale: questo ha contribuito a dare una personalità più forte all’intero prodotto.
Immergiamoci negli spoiler: buone idee e pessime idee
Abbiamo già parlato prima dei punti di forza e di debolezza della serie: c’è una struttura più solida rispetto ad altre serie tv che ho visto, e questo gli permette di essere seguita con più facilità, ma dall’altra parte, come ogni investigativo prodotto da Netflix, perde spesso il focus ed è pieno di punti morti.
Quello che faremo in questa parte sarà andare a commentare assieme alcune chicche e dettagli sparsi nella serie che possono essere punti di forza o pessime idee.
Una pessima idea: avvelenato per una boccetta rotta nella giacca
Okay, in passato Moritcia e Gomez hanno avuto problemi con un rivale in amore di Gomez, Garrett Gates. Durante uno scontro tra i due questo ragazzo è morto. L’idea di rivelare che, in realtà, questo personaggio fosse un cospiratore perché la sua è una famiglia di “fondamentalisti anti-freak”, nonché discendenti di uno dei villan della serie beh… Poteva essere buona se non ci fosse stata l’idea di rivelarlo tramite “il falso omicidio”.
L’idea che i coniugi Addams l’abbiano infilzato con la spada ma che in realtà lui fosse già avvelenato e destinato a morire per una boccetta di veleno che gli si è rotta accidentalmente nella giacca è la forzatura più brutta che abbia mai visto per cercare di salvare un arco narrativo che avremmo altrimenti classificato come filler.
Tra l’altro, a parte la boccetta rotta, se si fossero voluti legare questi due punti di trama si sarebbe dovuto dire sin da subito che Garrett Gates non era lucido nello scontro perché influenzato dal veleno e soprattutto si doveva chiarire immediatamente chi fosse questo tizio e la famiglia da cui proveniva. Erano informazioni che andavano dette o fatte intuire sin da quando la serie ti diceva che Gomez aveva compito l’omicidio per un presunto rivale in amore. Così non è stato, dunque questa svolta di trama è stata trattata come una rivelazione dell’ultimo momento.
Una pessima idea: Enid è tornata, ma Mercoledì non si è redenta
Dopo che le due compagne di stanza hanno litigato e si sono separate, non ci vuole molto prima che Enid torni da Mercoledì per riappacificare i rapporti. C’è solo un piccolo problema: Mercoledì non si è mai messa in discussione, né le ha minimamente dimostrato di aver cambiato atteggiamento nei confronti di Enid, sembra quasi che si siano scordati di inserire questo dettaglio nella trama. Al contrario, un esempio positivo ce l’abbiamo quando la piccola Addams si è presa una freccia sulla spalla per salvare Xavier nello scontro finale: è più credibile vedere i due personaggi riappacificarsi nell’epilogo.
Una pessima idea: i personaggi. Antagonisti, comprimari o comparse?
Un punto davvero debole della serie sembrano essere proprio alcuni personaggi: fa parte del problema più grande in merito alla perdita del focus. Ci sono dei momenti in cui il cast non sembra essere chiaro o ben definito, viene dato spazio a certi personaggi e ti chiedi lo perché lo facciano. Abbiamo già accennato ad alcuni personaggi che era meglio non approfondire perché il tempo che gli si dedica è del tutto inutile allo sviluppo della serie. Tra l’altro, abbiamo anche già fatto menzione della grave confusione in merito al ruolo narrativo che avrebbe dovuto ricoprire la direttrice della scuola.
Una pessima idea: Mercoledì punta continuamente il dito
Nel corso delle sue indagini spesso abbiamo delle scene in cui la protagonista accusa di continuo i suoi potenziali sospettati, che puntualmente negano tutto, con tanto di flashback che ti spiegano perché dovrebbero essere dei tipi sospetti. Non è una pessima idea il fatto che Mercoledì gli punti il dito contro, ma che questa dinamica si ripeta spesso per una semplice ragione di logica: se era vero che Tyler, ascoltando la discussione tra Mercoledì e Eugene, aveva avvisato per tempo la Thornhill per far incendiare la grotta, perché non doveva essere vero che la terapeuta aveva messo all’ospedale gli stessi fiori che c’erano nella camera di Laurel Gates e quindi farla diventare una sospettata a tutti gli effetti?
Un punto di forza: il finale e il ritorno di “Colui che non deve essere nominato”
Volete sapere perché molti paragonano questa serie a Harry Potter? È per il finale. L’idea del mostro venuto dal passato che deve essere sconfitto e poi si distrugge sotto gli occhi del protagonista che ha seguito le sue tracce è stato praticamente un grande riferimento ai primi due film di Harry Potter e in particolare La pietra filosofale.
Se lì si chiamata Lord Voldemort, qui si tratta del fondatore pellegrino Joseph Crackstone, evocato dalla professoressa Thornhill (in realtà Laurel Gates) per vendicare la sua famiglia e sterminare le creature sovrannaturali.
Un punto di forza: il finale parte 2. Il combattimento tra Enid e Hyde
La scena in cui la creatura mostruosa chiamata Hyde (Tyler) e il Lupo Mannaro (Enid) combattano in forma bestiale è molto buona. Fa un certo effetto sapere che dietro quei mostri ci sono solo dei ragazzi, che tra l’altro fino a qualche episodio prima collaboravano assieme per le indagini.
Inoltre, è una trovata carina che hanno avuto per consolidare il rapporto tra Enid e Mercoledì e allo stesso tempo risolvere in questo modo la trama relativa alla mancata trasformazione di Enid: qui lei si trasforma in Lupo, per la prima volta, per proteggere una sua amica e questo ti spinge a provare simpatia per il personaggio.
Un punto di forza: Il tentativo (goffo) di incastrare tutti i nodi
Hanno cercato in tutti i modi di unire tutti i punti dell’intreccio narrativo che sono stati introdotti nel corso degli episodi.
Questo ha portato ad alcuni strafalcioni come la boccetta di veleno, ma ha portato anche delle cose positive come l’idea di riutilizzare Goody Addams come un aiuto concreto per la protagonista e guarirle le ferite: come il cattivo è tornato dalla backstory per influenzare la trama, anche lei ha assunto più chiaramente il ruolo narrativo di aiutante.
Una piccola perla: il cliché del genitore morto e la sua (comica) rottura
Una menzione speciale va da parte mia alla famiglia di Tyler: di tanto in tanto nel corso della serie c’è la classica scena in cui lui chiede a suo padre di parlargli di sua madre e provoca continuamente il genitore sull’argomento.
Quindi anche qui abbiamo un figlio che domanda a un genitore di parlargli del genitore morto o scomparso. Tipicamente il genitore in questione non parla dell’argomento al figlio perché magari troppo debole emotivamente, afflitto dai ricordi e dal senso di colpa, preso dalla paura di non riuscire a eguagliare il partner eccetera eccetera. Beh, qui hanno ribaltato il cliché: la mamma era un mostro che ha trasmesso i suoi geni al figlio, dunque a casa di Tyler quella donna era un argomento tabù.
Magari potevano gestire lo sviluppo e il ribaltamento del cliché in maniera diversa, messa giù così fa un po’ sorridere, forse perché anche qui non sono stati messi degli indizi chiari già da subito come una buona sceneggiatura dovrebbe fare, tuttavia ho apprezzato lo spirito di iniziativa da parte degli scrittori.
Fine della parte spoiler della recensione.
La famiglia Addams non fa la famiglia Addams. Mercoledì? Ormai segue un altro trope
La Famiglia Addams è gotica, e questo lo sappiamo. Tuttavia, le cose cambiano un bel po’ se me li metti in un contesto in cui c’è il buon vicinato americano, con la vicina pronta a prepararti la torta di mele e se invece me li ci metti in un contesto dove ci sono mostri e creature sovrannaturali.
Certo, perché non dobbiamo dimenticarci che nel contesto della serie esiste un certo worldbuilding sovrannaturale. Questo cosa significa? Vuol dire che la Famiglia Addams diventa una famiglia fra le tante e normale agli occhi di chi li guarda. Insomma, a cosa serve scandalizzarsi per il maggiordomo Frankenstein se là fuori girano vampiri, fantasmi e lupi mannari?
Mercoledì, di conseguenza, in questo contesto diventa più “il personaggio cinico della cricca di freak”, chiunque abbia visto qualche serie o film con al centro un gruppo di personaggi strampalati troverà in quel contesto il personaggio cinico della situazione, il Brontolo della comitiva, il personaggio “nero”: questo è semplicemente un altro trope, ovvero un altro ruolo narrativo che funziona in questi specifici contesti. Sembra simile a Mercoledì ma non è proprio la stessa cosa: Mercoledì Addams è stata creata appositamente per parodiare i teenager americani, così come la sua famiglia doveva essere una parodia della buona famiglia appartenente al ceto medio statunitense.
Molti vedono in Mercoledì di Jenna Ortega un punto di forza, io penso che in realtà sia diventata anonima in mezzo a tutti gli altri soprattutto per il contesto in cui è stato inserito il personaggio. Paradossalmente, forse Mercoledì Addams sarebbe stata valorizzata di più se la si fosse messa a confronto con gli stereotipi dei teenanger americani: in questo modo la famiglia Addams poteva tornare ad essere attuale e Netflix poteva provare a fare una parodia di sé stessa: questa è stata un’occasione sprecata.