Un altro giro (Druk)
Regia: Thomas Vinterberg, sceneggiatura: Tobias Lindholm, Thomas Vinterberg, fotografia: Sturla Brandth Grøvlen, montaggio: Janus Billeskov Jansen, Anne Østerud, scenografia: Sabine Hviid, costumi Ellen Lens, Manon Rasmussen, trucco: Marly Van de Wardt prodotto da Zentropa Entertainments, Film i Väst, Zentropa Sweden, Topkapi Films, Zentropa Netherlands Paese di produzione: Danimarca, Svezia, Paesi Bassi; 2020 – 117 min
Trama di Un altro giro
Studio: consumo giornaliero di alcool che mantenga un tasso costante di 0.05, allo scopo di raccogliere le prove degli effetti psicologici e psicoretorici e osservare l’incremento del successo in campo sociale e professionale.
In una serata tra amici Martin e tre suoi amici, non soddisfatti delle vite che stanno conducendo nel piccolo paese. decidono di fare questo “studio scientifico” per provare se questa teoria possa essere valida o meno. Tutti e quattro fanno i professori nel liceo locale e l’abbinamento con l’alcool risulta una miscela decisamente esplosiva, ma lo sarà davvero?
Uno sguardo più attento: cosa pensiamo del nuovo film di Thomas Vintenberg con Mads Mikkelsen
Con questo film Thomas Vinterberg torna a lavorare con l’attore Mads Mikkelsen per il quale ha già lavorato nell’ormai lontano 2012 per il sorprendente film intitolato Il sospetto.
Con Un altro giro i toni sono decisamente più leggeri e spensierati, una tragicommedia che mette in scena il rapporto che si può avere con l’alcol quando ci si trova alla mezza età e le gare a chi riesce a bere di più da ragazzi hanno lasciato spazio alle infinite liste della spesa, le bollette da pagare e un lavoro che non riesce più ad essere soddisfacente.
L’interpretazione di Mikkelsen è impeccabile come sempre riuscendo anche a rendere bene le sfumature di quest’uomo che fatica a vivere ancora la vita con spensieratezza, rimanendo pietrificato dai problemi di tutti i giorni ed è forse proprio lui l’unico che riuscirà a giovare di questo strano esperimento.
Non ci sono molti film che possano essere paragonati a quest’ultimo di Vintenberg, forse (anche se i fini sono completamente diversi) lo è il nostro film La grande abbuffata (1973) di Marco Ferreri. L’intenzione di questo gruppo di amici però non può essere più diametralmente opposta a quelli de La grande abbuffata.
Lo scopo di quest’ultimi era quello di mangiare e godere dei vizi terreni fino alla morte, in Un altro giro invece è quello di tornare ad avere una vita più appagante e nel loro modo di vederla più salutare.
Le intenzioni possono essere sempre delle migliori, ma non sempre le cose vanno come uno si aspetta, l’alcool non potrà essere a lungo preso come una medicina e non tutti hanno la forza per non essere trascinati via da esso nel vortice della dipendenza. Carriera, affetti e salute possono essere messi totalmente a repentaglio per una scelta presa troppo alla leggera.
Ma può succedere anche il contrario, durante un esame un alunno è particolarmente agitato e un insegnante gli dice di bere un pò di calmare i nervi, uno si potrebbe aspettare il peggio da questa situazione ed invece no! Succede proprio il contrario, l’alunno si tranquillizza riuscendo a superare l’esame così da potersi diplomare con i suoi compagni di scuola.
Le intenzioni di Vinterberg non sono quelle di creare un film di condanna o di murale sull’assunzione di alcool. Sembra più essere una provocazione per quel pensiero provinciale, sulla scia di quello che già aveva fatto Lars Von Trier ne Gli idioti.
Mette però in chiaro che le conseguenze del Binge drinking possono essere solo due: o nasce una dipendenza o la persona di stanca semplicemente di bere.
Un altro giro vuole anche farci riflettere su come diamo valore alla nostra vita, costringendoci a domandarci se riusciamo a goderne a pieno come in giovinezza o se ogni cosa ci passa semplicemente addosso.
Vediamo che bere alcool può portare sia a risultati positivi che ad altri ben più negativi e catastrofici ma non abbiamo una risposta netta finale. Forse ognuno di noi dovrà trovarla da sola dando così al film un significato sempre più diverso.