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AnticipazioniCinema

Morrison: la recensione del film in uscita da oggi

Sergia 4 anni fa Commenta! 7
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Esce nelle sale il 20 maggio Morrison, per la regia di Federico Zampaglione e liberamente tratto dal suo romanzo intitolato Dove tutto è a metà, scritto a quattro mani con Giacomo Gensini che ha curato con lui anche la sceneggiatura del film. La pellicola è stata girata integralmente durante la pandemia; cliccando qui trovi un approfondita intervista al regista e al cast.

Contenuti
Morrison (2021)La trama di MorrisonIl commento del redattore

Morrison libero e lodo

Morrison (2021)

Regia: Federico Zampaglione; soggetto e sceneggiatura: Federico Zampaglione e Giacomo Gensini; fotografia: Andrea Arnone; scenografia: Paolo Sansoni Baratella; costumi: Noemi Intino; musiche: Federico Zampaglione; montaggio: Francesco Galli; interpreti: Lorenzo Zurzolo (Lodo), Giovanni Calcagno (Libero), Carlotta Antonelli (Giulia), Giglia Marra (Luna), Daniele Rienzo (Zed),  produzione: Pegasus Entertainment e QMI, in collaborazione con Vision Distribution, Sky e Amazon Video, Martha Capello, Ilaria dello Iacono e Giorgio Ferrero (esecutivo); origine: ITALIA – 2021; durata: 98′.

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La trama di Morrison

Il protagonista della storia è Lodovico detto Lodo (Lorenzo Zurzolo), cantautore ventenne che tutti i giovedì si esibisce con la sua band, i Mob, all’interno di un locale storico della musica live di Roma: il Morrison, un barcone ormeggiato sul Tevere da più di trent’anni. Lodo condivide casa con Giulia (Carlotta Antonelli), attrice in erba di cui lui è non molto segretamente innamorato.

In maniera abbastanza casuale la strada del ragazzo s’incrocia con quella di Libero Ferri (Giovanni Calcagno), un cantante che ha avuto il suo picco di fama più di dieci anni fa e che ora passa la vita a rimpiangere quei bei momenti, circondato da ricordi nella sua villa lontana da tutti. L’ispirazione pare averlo ormai abbandonato, e nonostante prometta spesso a sua moglie Luna (Giglia Marra) che riprenderà a scrivere canzoni alla fine poi non lo fa mai.

I Mob sono in lista per essere selezionati per partecipare ad un festival, e Lodo si affida a Libero chiedendogli consigli: il giovane infatti non è abbastanza sicuro di sé per dominare il palco, e spera che l’esperienza del rocker possa aiutarlo. Questa collaborazione fa tornare in Libero la voglia di suonare, e così l’uomo si rinchiude nel suo studio per giorni prima di proporre ad un pubblico di addetti ai lavori il suo nuovo pezzo in anteprima.

Gli eventi della vita personale di Lodo e Libero si intrometteranno nel loro rapporto con la musica, e li porteranno a mettere in questione le proprie scelte.

Il commento del redattore

In una fase in cui i cinema riaprono e lentamente si può tornare a godere del grande schermo, le aspettative del pubblico sono alte. E’ forse anche per questo che, purtroppo, Morrison disattende queste aspettative e si rivela in definitiva un film deludente. 

Il regista, Federico Zampaglione, dichiara che rispetto al romanzo

“nella stesura della sceneggiatura (…) abbiamo tentato di mettere in luce l’emotività dei personaggi e di focalizzarci sui punti più salienti della storia. Non ho mai chiesto agli attori di leggere il libro, ero convinto che ne
sarebbero stati sviati dato che nel libro la trama è più complessa mentre nel film cerco di puntare tutta l’attenzione sugli aspetti emotivi”.

In realtà purtroppo questo approfondimento non traspare: non c’è un vero e proprio sviluppo per alcuni personaggi (Giulia, ad esempio) tanto che a volte lo spettatore è portato a chiedersi il perché delle loro azioni.

Forse proprio per questa ricerca sull’emotività tutti i personaggi risultano fastidiosamente stereotipati: Lodo non solo non è in grado di tenere il palco, ma ogni volta che canta con la band lo fa con i pugni chiusi e lo sguardo basso indipendentemente dall’accoglienza del pubblico, come se lo avessero obbligato ad esibirsi. La band di lodo morrisonLibero è una macchietta, è così tanto caricaturale che non lo si riesce neanche a collocare nel tempo, con l’aria da rocker anni ’80 che si scontra con l’età anagrafica dell’attore. Giulia è a tratti fragile e sensibile e altre volte invece determinata ed opportunista, senza vie di mezzo. Si salva forse solo Luna, che risulta credibile nel suo ruolo e che segue un’evoluzione di personaggio chiara.

Altro grosso punto negativo è proprio lo sviluppo della storia: alcune sottotrame sono solo accennate, altre dichiarate palesemente per poi non tornare più; il festival che sembra essere motore principale della trama, per esempio, non verrà mai più nominato dopo la serata della selezione. Analogo destino verrà subito da alcuni personaggi, come ad esempio la madre di Lodo, che appare per una sola battuta.

Anche lo scontro generazionale, che dovrebbe essere un’altra delle tematiche che volevano essere trattate nel film, in realtà è solo accennato: di per sé nel rapporto fra Lodo e Libero non è poi così cruciale la differenza d’età quanto invece lo è la differenza di status, con Lodo agli esordi della carriera musicale e Libero alla deriva nell’ombra della sua stessa fama. Anche nel rapporto del ragazzo con suo padre si intuisce che il messaggio che si vorrebbe comunicare è di conflitto, ma di per sé nelle scene che hanno insieme l’uomo si dimostra molto supportivo per la carriera musicale del figlio.

Il risultato è un film che punta ad un pubblico di giovani adulti ma che in realtà forse può essere più interessante per una platea di adolescenti, anche per il cast con Zurzolo che arriva da Baby e Sotto il sole di Riccione, e Antonelli che ha recitato nella serie tv Immaturi e in Suburra. In tema di cast ci sono alcune partecipazioni illustri, tra cui Riccardo De Filippis e Adamo Dionisi, un cameo di Ermal Meta e perfino uno dello stesso Zampaglione.

Il cantante dei Tiromancino ha firmato anche la canzone principale della colonna sonora, intitolata Cerotti, che trovi a questo link; Zampaglione non è alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa: infatti oltre ad aver diretto svariati video clip delle sue canzoni, nel 2007 ha anche curato la regia della commedia nera Nero bifamiliare.

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