Si è conclusa con il film-documentario All we’ve got il 4 aprile la rassegna Taglio Lungo, dedicata al cinema indipendente LGBTQ che è stata accolta per la prima volta in Italia da MyMovies. Sulla piattaforma del sito è stato concesso di vedere, ad un prezzo contenuto, gli otto film scelti dalla commissione, in lingua originale e sottotitolati in italiano. Di seguito puoi scoprire la recensione del film che ho visto. Buona lettura.
All we’ve got (Tutto quello che abbiamo)
Regia: Alexis Clements, soggetto e scrittura: Alexis Clements e Ali Cotterill; fotografia: Jeanette Sears; colore: Ramzi Telley; montaggio: Ali Cotterill; suono: Neil Benezra; genere: documentario; produzione: Bennett Singer (Women make movies); origine: USA – 2019; durata: 67′.
Trama
Gli spazi di aggregazione per la comunità LGTBQ negli Stati Uniti stanno scomparendo: a San Francisco ha appena chiuso l’unico lesbian bar rimasto in città. Ciò che in passato ha funzionato per tenere in vita spazi come quello per le donne lesbiche sembra non funzionare più e la comunicazione che invitava all’inclusione si è spostata, cambiando. Per le persone queer in generale (il termine inglese indica qualunque persona che abbia un orientamento sessuale diverso dall’ eterosessualità) però uno spazio fisico nel quale la comunità di donne possa riunirsi sentendosi al sicuro e in grado di prosperare resta assolutamente cruciale.
L’inchiesta della regista Alexis Clement ha come oggetto la storia di quegli spazi di aggregazione ed espressione per le donne lesbiche, concentrandosi su alcuni di quelli tuttora esistenti in un viaggio che parte da un lesbian bar dell’Oklahoma (Alibis) al Texas con il centro Esperanza, che persegue l’inclusione pacifica e promuove la giustizia sociale, fino a New York con il cafè-teatro Wow di Brooklyn e il Lesbian Herstory Archives, attivo dagli anni ’70, senza dimenticare il gruppo facebook Trans Ladies Picnic, che organizza raduni e picnic in tutto il paese attraverso i social network. Come hanno fatto a salvarsi dalla chiusura e come sono riusciti a restare aperti continuando ad essere punti di riferimento della comunità?
Apprendendo la loro storia e la loro evoluzione capiamo l’importanza di ognuno di questi spazi, analizzando le ragioni della loro diminuzione allo scopo di assicurarne l’esistenza per le generazioni future. La regista non si limita a visitare questi spazi ma ascolta le persone che li mandano avanti, che sono spesso volontari, in quanto le assegnazioni di fondi pubblici sovente trascurano questo settore, ritenuto scomodo dai benpensanti.