Eccoci giunti alla fine dello Studio Ghibli, con Quando c’era Marnie il favoloso mondo creato da Hayao Miyazaki ed Isao Takahata si chiude, lasciandoci un impero unico, pieno di miti, di personaggi fantastici e riflessioni sulla natura, sul mondo e sull’essere umano.
Quando c’era Marnie è l’adattamento cinematografico del romanzo per ragazzi inglese When Marnie was there di Joan Gale Robinson. Nel 2016 ottenne anche la nomination agli Oscar come miglior film d’animazione.
Lo splendore dei ricordi in Quando c’era Marnie
Hiromasa Yonebayashi chiude il cerchio, aveva già dato prova del suo talento con il suo esordio Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, dove mostrava un’amicizia segreta. Ed è proprio questo il primo elemento in comune con Quando c’era Marnie, perché Anna, la nostra protagonista, vive in segreto una relazione che riesce a scuoterle il cuore.
Anna è una ragazza che ha poco più di 10 anni, ha un problema d’asma ed una particolare timidezza che la porta ad essere nervosa e ad avere problemi relazionali. Queste difficoltà sono sorte dopo la morte dei suoi genitori e già dall’inizio del film Anna dà modo di far intendere di odiarsi per il suo modo d’essere.
La sua unica fonte di espressione del suo mondo interiore avviene soltanto attraverso i disegni, che però non mostra a nessuno. Quando andrà dai suoi zii per respirare aria pulita e migliorare il suo problema d’asma, Anna scoprirà un mondo che la rivoluzionerà.
Nei pressi della nuova abitazione in cui si dovrà trascorrere diversi mesi, Anna trova una casa incantevole e dalle finestre scorge una bellissima ragazzina bionda con gli occhi azzurro cielo.
Passano i giorni e Anna stringe amicizia con la ragazza che dice di chiamarsi Marnie. Quest’ultima avrà il “potere” di distruggere i muri che Anna ha sempre posto tra lei ed il mondo, tra lei e gli altri. Si conosceranno, si racconteranno i loro segreti più profondi, fino ad arrivare al magnifico finale, in cui si trova la chiave di tutto: Anna aveva bisogno di riconciliarsi col suo passato per andare avanti.
Quando c’era Marnie conferma la bravura di Hiromasa Yonebayashi nel creare personaggi surreali dalla delicatezza sublime, anche di Arriety ci siamo innamorati per lo stesso motivo. Quello che invece accomuna Anna con Sho è la salute cagionevole e la difficoltà nell’affrontare l’approccio con il prossimo.
I personaggi del regista sono tanto fragili che lo spettatore avverte che si possano “spezzare” da un momento all’altro, ma in realtà trovano la forza di reinventarsi e di apprezzare la vita. Anna alla fine non si odierà più, non si affannarà più e avrà raggiunto l’amore tale da accettare realmente i suoi genitori adottivi.
Quando c’era Marnie è un film che fa riflettere sul valore della famiglia, su quanto siano importanti le proprie radici che fungono da specchio riflesso di noi stessi, come Marnie che alla fine si rivelare essere la nonna di Anna. Ma è importante anche chi si prende cura di noi, al di là del legame di sangue nonostante la cecità e l’ingratitudine che spesso ci attanaglia.
Un’altra cosa molto importante è il contatto con la natura, elemento fondamentale per stabilire il legame con il mondo. I paesaggi bellissimi cui ci sottopone Yonebayashi mettono pace anche allo spettatore, che li vede attraverso uno schermo.
Il legame dei sogni
Una situazione di sogno o son desto l’abbiamo trovata in altri film dello Studio Ghibli, ricordiamo il celebre La città incantata. Anche in Quando c’era Marnie ci sorgono diverse domande su cosa sia reale e cosa no, ma alla fine Yonebayashi sceglie di darci la chiave di lettura: il sogno, così come la natura, era fondamentale per far tornare Anna alla vera vita. È attraverso il sogno che può incontrare Marnie, sua nonna, e sentirsi amata nel profondo, come quando si sentiva quando era neonata e Marnie si prendeva cura di lei notte e giorno.
Un racconto ciclico, un cerchio che si chiude e un sogno incantato e sereno in un animo inquieto come quello della protagonista. Anche stavolta Hiromasa Yonebayashi non ci delude e chiude gloriosamente un’epoca indimenticabile: i racconti dello Studio Ghibli.