Una tomba per le lucciole: emotivamente straziante come un qualsiasi film di finzione, Takahata con questo lungometraggio ridisegna i confini del cinema d’animazione muovendosi in maniera del tutto non convenzionale. Bisogna comunque sottolineare come Una tomba per le lucciole non sia tradizionalmente tra i più consigliati nel panorama dello Studio Ghibli per essere visto da un pubblico giovanissimo, proprio perché l’argomento affrontato è di difficile comprensione per i più piccoli d’età. Nonostante la visione di questo possa influenzare positivamente il bambino, ci vuole un certo numero di anni alle spalle per assorbire completamente ciò che Isao Takahata ha deciso di mettere sullo schermo.
L’uso dell’animazione, a causa dell’associazione che tutti noi facciamo con la nostra infanzia, legata quindi ad elementi dell”innocenza e della fanciullezza, ci porterebbe quindi ad abbassare le nostre barriere di difesa e ad aprirci a quest’esperienza, un’esperienza decisamente forte. Ciò rende il finale ancora più potente ai nostri occhi. Forse il compianto Roger Ebert lo ha detto meglio quando ha scritto nella sua retrospettiva del film che “Una tomba per le lucciole è un’esperienza emotiva così potente che costringe a un ripensamento dell’animazione… È un potente film drammatico che sembra essere animato. Il film d’animazione più profondamente umano che abbia mai visto”.
Da un punto di vista solamente tecnico, Una tomba per le lucciole è ben lontano dal poter essere paragonato film d’animazione d’alto budget americano.
Ma Takahata non ha mai cercato di entrare in competizione con la Disney; ma l’intento suo è sempre quello di esplorare angoli di questo genere (animazione) che non siano mai stati scoperti da nessun’altra offerta che essa provenga dal Giappone o dalla lontanissima Hollywood. Il suo linguaggio si muove tra l’opera d’arte e il disegno puro; è fatto quindi di emozioni.
Una tomba per le lucciole ha dentro di sé molto di cui parlare: dalla lotta per la sopravvivenze, al legame che può esserci solo tra fratelli, alla lotta contro il lato crudele e senza scrupoli che può riservare solo un essere umano per altri membri della sua specie fino ad essere monito del fatto che chi perde di più in una guerra, una qualsiasi guerra, è proprio quella persona di cui alla fine si perdono le tracce, quella di cui la storia noi non verremo mai a conoscenza.
Isao Takahata ha più volte ribadito che questo film non vuole essere antimilitarista, ma è innegabile che le tragedie che vediamo sullo schermo siano la diretta conseguenza della seconda guerra mondiale. Non vediamo infatti quanto la guerra possa essere giusta o ingiusta ma sicuramente è limpido come le persone di potere usino come delle mere pedine chi è meno fortunato, e come lo spostamento o la decisione di una persona può essere devastante per la vita di decine di altre.
Una tomba per le lucciole inizia con un flashback, il film si apre con la morte del narratore/protagonista di nome Seita, un ragazzo che muore di stenti nella stazione Sannomiya di Kobe poco dopo la fine della seconda guerra mondiale. lasciando il corpo lo spirito di Seita può però riunirsi con sua sorella minore, Setsuko. Implicitamente Takahata ci fa già sapere che anche Setsuko non si è salvata, ci prepara in questo modo a quello che stiamo per vedere nei prossimi 80 minuti.
La storia in linea cronologica, inizia sei mesi prima di questa morte, a metà marzo del 1945. Il Giappone ha già perso la guerra ma continuano i combattimenti, vediamo quindi quindi i bombardamenti sulle campagne da parte degli Alleati che usano bombe incendiarie, letali viste le numerose costruzioni in legno.
Durante uno di questi attacchi nella città di Kobe, i due fratelli, Seita e Setsuko, rimangono orfani, la loro madre muore e il padre è in mare, essendo ufficiale di marina, ma come apprenderemo in seguito, probabilmente è anche lui morto.
Per un periodo vivono presso la casa di una loro lontana zia ma la guerra rende le persone peggiori e se di partenza non lo erano tanto peggio: la sua carità iniziale si trasforma in breve tempo in amarezza e disprezzo per i fratelli, in special modo quello grande che è visto come un nullafacente. I due decidono quindi di abbandonare l’abitazione e di provare a vivere per conto proprio, credono di poter fare una vita migliore da soli. All’inizio questo sembra essere anche possibile ma le cose andranno inevitabilmente a peggiorare.
Seita e Setsuko trovano un posto dove vivere all’interno di una grotta, un rifugio di fortuna dove riescono ad avere anche un breve periodo di felicità. La mancanza di cibo inizia a farsi sentire dopo pochissimo tempo ed essa porta ad una forte malnutrizione. Setsuko è quella che risente subito della cosa e si ammala, le sue condizioni peggiorano e Seita può far ben poco per lei da solo.
Non sorprende come Una tomba per le lucciole sia ancora oggi così potente e perturbante, nonostante siano passati ben 30 anni dalla sua uscita, i danni collaterali dei bombardamenti del Giappone ad opere degli Stati Uniti son ben tangibili, dando così allo spettatore una comprensione universale del bilancio della guerra.
Isao Takahata può essere definito il neorealista dell’animazione, gioca con le vite e le esperienze umane senza alcun limite in uno studio noto sopratutto per il suo stile fantastico e ultraterreno.
Isao Takahata in Una tomba per le lucciole mette il tema della sopravvivenza come nucleo centrale ma stando attento a non degradare mai i suoi personaggi o feticizzare le loro sofferenze.
Una tomba per le lucciole mostra la disintegrazione fisica e mentale di Setsuko con un realismo convincente anche grazie ad un’impostazione solida della routine quotidiana: i compiti che i fratelli si danno giorno per giorno danno quel senso di verità che ti permette di empatizzare con loro e restituisce ai personaggi un senso di scopo essenziale, il film, in questo modo, barcolla tra questa esistenza quotidiana e le orribili conseguenze della guerra che vanno a sconvolgere questa stessa normalità.
Il titolo del film, Una tomba per le lucciole, deriva da una scena tardiva del film che descrive l’indifferenza umana contro la quale Takahata si scaglia. Dopo aver gioito della luce delle lucciole catturate e messe dentro la grotta i due fratelli scoprono il giorno dopo che queste sono morte e Setsuko le seppellisce in una minuscola buca.
In quel momento, Isao Takahata ci ricorda la fossa comune nella quale è stata deposta la madre di Setsuko e Seita dopo il bombardamento. Morte ed orrore non sono riservati esclusivamente chi decide di marciare contro le linee nemiche, Una tomba per le lucciole vuole essere un promemoria di come le guerre americane non siano mai totalmente pulite o totalmente giuste.
Una tomba per le lucciole prende spunto dall’omonimo romanzo di Akiyuki Noraka, racconto incentrato sul ricordo dell’autore della morte di sua sorella causata della malnutrizione dopo il bombardamento di Kobe nel 1945. A differenza di Seita, lo scrittore è sopravvissuto ai bombardamenti e alle loro conseguenze, ma dovendo però affrontare la colpa di essere sopravvissuto.
“Essendo stato l’unico sopravvissuto, si sentiva in colpa per la morte di sua sorella. Mentre cercava cibo, si era spesso nutrito per primo, e sua sorella per seconda. La sua innegabile causa di morte era la fame, ed era un fatto triste che avrebbe perseguitato Nosaka per anni. Lo ha spinto a scrivere dell’esperienza, nella speranza di spurgare i demoni che lo tormentano ”
Da questa storia sono stati tratti altri due film di finzione, ma nessuno dei due ha ottenuto il plauso e il riconoscimento mondiali della versione animata.
Per la sua uscita giapponese del 1988, Una tomba per le lucciole è uscito in concomitanza con Il mio vicino Totoro, questo nel tentativo evidente di attutire il colpo che un tale film poteva portare.
Alcuni film devono essere visti almeno una volta da chiunque ami il cinema. e possiamo dire con certezza che Una tomba per le lucciole è uno di questi. Una tomba per le lucciole può essere pagaronato a Il re leone o Il gigante di ferro per la sua capacità di catturarti emotivamente e per aver toccato temi così seri, e coinvolgenti, così allo stesso modo lo possono essere anche Toy Story o Bambi spingendo il pubblico alle lacrime.
Takahata non punta al melodramma, ma racconta in maniera semplice, diretta, lineare e neorealista. Per questi motivi nel panorama dello Studio Ghibli Una tomba per le lucciole rientra in una categoria a sé stante.
Rister sceglie un altro colpo: “C’è un momento in cui il ragazzo Seita intrappola una bolla d’aria con uno straccio di lavaggio, la immerge e poi la rilascia nella faccia felice di sua sorella Setsuko – ed è allora che ho saputo che stavo guardando qualcosa di speciale.”
Una tomba per le lucciole ha faticato molto ad uscire fuori dal Giappone, è un cartone animato ma rientra senza alcun dubbio in qualsiasi elenco dei più grandi film sulla guerra mai realizzati.