Le feste sono ormai alle porte, anche se, in Italia, la tradizione vuole che arrivi l’Epifania (che tutte le feste si porta via) e con essa arriverà inevitabile e puntuale anche la Befana e le sue calze ricche di dolci e cioccolatini di ogni sorta. E se accostiamo i dolci al mondo del cinema, il primo film che viene in mente, ovviamente, è Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato o il quasi omonimo remake burtoniano La Fabbrica di Cioccolato. Non parleremo più di tanto dei due film le cui due versioni, quella di Mel Stuart del 1971 e la più recente del 2005 di Tim Burton, davvero non hanno bisogno di presentazioni, senza contare che pochi giorni fa è uscito un curatissimo articolo del nostro Mik Vergari, che illustra a fondo le due versioni della storia ideata e scritta da Roald Dahl.
Naturalmente, però, nella rubrica dedicata alla musica nel cinema e, in questo periodo, ai musical, non potevamo non fare una menzione speciale al film originale che, contrariamente alla stupenda versione di Tim Burton, può essere considerato a tutti gli effetti un musical dato che la storia procede raccontata attraverso le canzoni interpretate dai giovani protagonisti. La Fabbrica di Cioccolato, di Tim Burton, spesso viene considerato, erroneamente, un musical. Le canzoni cantate dagli Umpalumpa nella versione burtoniana, però non raccontano nulla della storia e si soffermano in particolar modo sui vizi e capricci dei pestiferi ragazzini, tant’è che il film procederebbe in ogni caso. Le canzoni nel film originale, invece, servono proprio a far proseguire la storia e senza le stesse si perderebbero dei pezzi.
Entrambi i racconti sono fedelmente ripresi dal racconto per ragazzi di Roald Dahl che ha in realtà disconosciuto il film dato che la sceneggiatura da lui iniziata e completata da David Seltzer, presentava alcuni elementi diversificati dal racconto. Ad esempio, nel film il padre di Charlie, il ragazzo protagonista della storia, è morto qualche anno prima, mentre nel racconto è vivo e vegeto. Inoltre alcune modifiche o tagli operati alla pellicola non hanno convinto lo scrittore a riconsiderare la sua opinione sulla stessa. C’è da dire che la versione di Tim Burton ha reintrodotto le parti mancanti dalla versione originale, aggiungendo l’inedito racconto che ha portato a diventare Willy Wonka uno degli imprenditori più influenti (e stravaganti) del mondo.
I brani del film originale sono scritti e composti da Anthony Newley, Leslie Bricusse e Walter Scharf. Già i titoli di testa, composti di fatto da un medley di tutte le canzoni del film, danno l’idea generale di com’è composta l’intera pellicola. I brani in puro stile disneyano, nonostante il film sia prodotto da Warner Bros, fanno procedere la storia e sottolineano i momenti più importanti del film, come il ritrovamento da parte di Charlie dell’ultimo Biglietto d’Oro necessario per poter accedere alla fabbrica. Gli Umpalumpa canteranno agli spettatori i loro indovinelli man mano che i bambini verranno, in un modo o nell’altro esclusi dal premio finale e in particolar modo Veruca, la viziatella del gruppo, tenterà di far capire, con scarso successo, che tutto le è dovuto e che quello che desidera le dev’essere consegnato subito. Inutile dire che per lei e il padre non finirà molto bene.
La canzone simbolo dell’intero film è però “Pure Imagination” che Willy Wonka, interpretato da un sempre magistrale Gene Wilder, canta dopo aver fatto entrare i suoi ospiti nel fantastico giardino della fabbrica, dove ogni cosa è commestibile e al centro del quale scorre un fiume di cioccolato. Il brano è un manifesto dell’immaginazione umana e racconta di come questa possa cambiare il mondo e farci sentire veramente liberi. La canzone è stata oggetto negli anni di tantissime cover, alcune attinenti al brano originale, altre ricreate in versione beat o altri generi. Esiste anche una versione intepretata, in chiave ovviamente metal, da Marylin Manson. Il brano è stato anche omaggiato in uno dei più struggenti episodi di Glee ed è stato utilizzato per moltissimi spot televisivi.
Immaginazione. Chissà se la Warner immaginava che un film, nato quasi per caso e pensato per lanciare in commercio una serie di prodotti dolciari (il lancio del film è servito a lanciare anche la The Willy Wonka Candy Company) avrebbe effettivamente avuto un tale successo. Di sicuro lo pensava la figlia di Mel Stuart. E’ lei che ha chiesto, infatti, al padre, di fare un film sulla stupenda storia di Roald Dahl e che ha infine portato al compimento di uno dei musical di maggior successo degli anni ’70.