Sorry We Missed You (id.)
Regia: Ken Loach; sceneggiatura: Paul Laverty; fotografia (colore): Robbie Ryan; scenografia: Fergus Clegg; costumi: Jo Slater; trucco: Anita Brolly; montaggio:Jonathan Morris; colonna sonora: George Fenton; interpreti: Kris Hitchen (Ricky Turner), Debbie Honeywood (Abby Turner), Rhys Stone (Sebastian “Seb” Turner), Katie Proctor (Liza Jane Turner); produzione:Rebecca O’Brien e Eimhear McMahon per Sixteen Films, Why Not Productions, Wild Bunch, BFI, BBC Films, Les Films du Fleuve, France 2 Cinéma, distribuito in Italia da Lucky Red, in associazione con 3 MARYS; origine: Gran Bretagna/Francia – 2019; durata: 100′.
Trama
Newcastle, oggi. Ricky Turner e la sua famiglia combattono contro i debiti e i conti da pagare, dopo la crisi finanziaria del 2008. Una nuova opportunità appare all’orizzonte grazie alla possibilità per Ricky di acquistare un furgone nuovo e lavorare come corriere per una ditta in franchise come indipendente: più lavora e più guadagna, ma non ha nessuna tutela, che invece avrebbe come lavoratore dipendente. Si tratta di un lavoro duro, con orari massacranti, ma quello della moglie come badante non è da meno. L’unità familiare è forte, ma quando i membri della famiglia prendono strade diverse i due figli della coppia ne soffrono, i problemi si accumulano e tutto sembra andare verso un inevitabile punto di rottura.
La conferenza stampa
Presentato in anteprima e in concorso al Festival di Cannes 2019, in seguito il film è stato proiettato per la stampa nei vari paesi europei, per approdare il 12 dicembre scorso anche a Roma. Dopo la proiezione i giornalisti presenti, tra cui il sottoscritto, inviato per IcrewPlay Cinema, hanno potuto incontrare Ken Loach per un dibattito, condotto da Diego Bianchi, in onda su LA7 col celebre programma Propaganda Live. Qui sotto trovate un resoconto dell’incontro.
La prima domanda sul film si ricollega inevitabilmente alle recenti elezioni svoltesi in Inghilterra. Secondo lei i protagonisti o almeno i due adulti, ma anche gli altri personaggi, chi hanno o avrebbero votato?
- Questa non è stata una buona settimana. La gente era molto confusa e il leader della sinistra, Jeremy Courbyn è stato reso impopolare da una propaganda intensa quanto mai in passato. Tornando alla sua domanda penso e mi auguro che i protagonisti avrebbero ignorato la propaganda, come ha fatto una persona su tre, e avrebbero comunque votato il partito laburista.
Questo è un auspicio ma, statisticamente, ci sono molti altri che hanno votato a destra, per Boris Johnson, non crede?
- L’oscillazione dei voti non è stata poi così grande ed è bastato poco perchè la destra conquistasse la maggioranza. Dovete tener conto di una cosa: il leader dei laburisti è stato dipinto dalla stampa e dalla tv come un razzista, cosa che non è, anzi ha lottato contro il razzismo e definito come un simpatizzante dei terroristi, un’ altra bugia, perchè egli è semplicemente un uomo di pace. E io ho parlato con la gente che mi ha detto queste cose. La cosa peggiore è che tali bugie sono state sostenute anche dall’ala destra del partito socialdemocratico. Oggi Tony Blair terrà ancora una volta un discorso nel quale attaccherà il programma radicale di Corbyn: non dimentichiamoci che Blair è stato quello che ha dato il via alle privatizzazioni, permettendo alle grandi multinazionali di controllare il mercato, mentendo anche, come il suo amico George Bush, sulle ragioni della guerra in Iraq. Non accettiamo lezioni di moralità da Tony Blair.
Può essere che nel suo prossimo film allora ci sia un lieto fine, vista la situazione odierna?
- In passato abbiamo avuto grandi vittorie e anche oggi, qualche volta la sinistra riesce a prevalere, quindi non lo escludo a priori. E comunque a lei piacerebbe che “Re Lear” avesse un lieto fine? Sarebbe quantomeno strano, non trova?
Secondo lei un film come questo può smuovere le coscienze e il ruolo degli intellettuali conta ancora qualcosa? In Italia lei verrebbe probabilmente definito un “buonista” radical chic…Anche qui cerco parole di speranza.
- Penso che un piccolo riscontro si possa avere. L’opinione pubblica è costituita da molte voci, la mia è una piccola voce in un grande coro. Ciò cui abbiamo assistito in Inghilterra negli ultimi mesi e ancora di più in queste ultime settimane è stata una propaganda che ha coperto tutte le altre voci. Dovremmo tutti ricordare però che il coro delle varie voci nella Germania degli anni ’30 non riuscì a impedire l’ascesa di Hitler al potere e quindi noi tutti e gli intellettuali dovremmo restare umili riguardo a ciò che il cinema può fare.
Il problema dei lavoratori e dei corrieri che effettuano le consegne ad esempio per Amazon, come il protagonista del film, è di stretta attualità in vista del Natale. Secondo lei il sindacato può fare qualcosa per difendere i diritti di questi lavoratori sfruttati e sottopagati?
- Sì e credo che i sindacati debbano riscoprire quelli che erano i loro metodi originari, perchè quando essi furono fondati la gente viveva in una situazione di sfruttamento simile a quella attuale. Per esempio i portuali si recavano ogni giorno alle banchine e,agitando il loro cartellino, cercavano di farsi assumere, competendo tra loro in maniera spietata (come in Fronte del Porto n.d.r.). I sindacati non hanno bisogno di imponenti uffici costosi, ma necessitano di persone che siano in grado di organizzare i lavoratori, affinchè essi agiscano insieme per ottenere condizioni migliori.
Come ha spiegato agli attori più giovani sul set il fenomeno della globalizzazione e lo sfruttamento che si cela dietro ogni pacco che ordinano su Amazon?
- Nel casting abbiamo scelto attori che fossero in grado di comprendere profondamente la situazione e la storia che avrebbero interpretato. Chris per esempio, che interpreta Ricky ha cominciato a fare l’attore, ma per gran parte della sua vita ha fatto l’idraulico, guidando un furgone come quello del film. Debby, che interpreta Abby nel film in realtà ha recitato poco in tv, ma nella vita ha fatto l’insegnante di sostegno a scuola. I due ragazzini poi sono stati scelti tra gli studenti delle scuole locali. Per cui abbiamo lavorato dall’inizio improvvisando qualche scena familiare, per cui Debby e Chris hanno preparato un pasto sul set e poi gli attori sono usciti tutti insieme. Poi abbiamo provato alcune situazioni che sarebbero potute accadere nel film e abbiamo girato le scene in ordine cronologico, in modo che scoprissero la storia mano a mano che giravamo. Per cui le emozioni che abbiamo ripreso sono risultate autentiche, perchè lo erano.
Uno dei temi del film è il tempo che il lavoro ci ruba, sottraendolo alle nostre vite. Quando torneremo ad essere persone e non semplicemente consumatori?
- La maggior parte della gente lavora per poter vivere bene i momenti della propria vita familiare, ma questo sta diventando sempre più difficile. Ciò vale per i dirigenti e a maggior ragione per coloro che lavorano a livello più basso: le persone sono continuamente reperibili, di giorno e di notte e sono comandati a bacchetta dalla tecnologia (come nel film l’apparecchio che Rick deve sempre portare con sè, che gli dice quando può fermarsi e quando non può farlo, quando accelerare per portare a termine un lavoro e quali scadenze rispettare). La tecnologia è uno strumento neutrale, il problema è chi ne abbia il controllo. Potremmo invece usare la tecnologia per migliorare la nostra vita: il programma del partito laburista puntava a ridurre le ore della settimana lavorativa per dare ai lavoratori tempo per la propria vita e per questo è stato ridicolizzati e deriso. Questo è un esempio di come il dibattito pubblico sia stato avvelenato dalla propaganda.
Come la Brexit potrà influire sulla realtà lavorativa in Inghilterra, secondo lei?
- Finchè le regole dell’Unione Europea resteranno queste, cioè quelle di un’unione economica, ma non politica le condizioni dei lavoratori non potranno cambiare. La crudeltà dell’economia globale descritta nel film non potrà essere contrastata. Ben venga l’Unione Europea, ma essa deve cambiare e darsi nuove regole: così forse potrà perfino riconquistare gli inglesi.