Joker rappresenta uno dei villain più amati dei fumetti, nonché un personaggio molto apprezzato anche dal pubblico cinefilo. La nemesi del Cavaliere Oscuro esordì sul primo numero della serie a fumetti di Batman nel 1940 grazie alla collaborazione tra Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson. Classificatosi secondo nella classifica dei più grandi cattivi nella storia dei fumetti secondo IGN, in Italia era inizialmente noto come Il Jolly, traduzione che si riferiva all’omonima carta da gioco.
Coperte da un velo di mistero intenzionalmente, le sue origini sono state poi raccontate magistralmente da Alan Moore e Brian Bolland in The Killing Joke del 1988 (clicca qui per l’acquisto su Amazon) e da Ed Brubaker e Doug Mahnke in L’uomo che ride del 2005. Anche il film di quest’anno, diretto da Todd Phillips, narra il passato del supercriminale, ma si discosta dai comics proponendosi come una pellicola differente dai recenti cinecomics.
Lo stesso regista definisce Joker come “un film vero camuffato da cinecomic” e aggiunge: “Non abbiamo seguito nulla proveniente dai fumetti, con cui la gente si sarebbe arrabbiata. Abbiamo semplicemente scritto la nostra versione di dove potrebbe provenire un personaggio come il Joker. Questo è ciò che è stato interessante per me. Non stiamo nemmeno facendo Joker, ma la storia di come si può diventare Joker. Si tratta di quest’uomo”.
D’altronde la pellicola di Todd Philips non presenta all’inizio neanche il logo DC Comics che caratterizza i film tratti dai fumetti di tale casa editrice; così si distacca ufficialmente dall’universo cinematografico inaugurato con L’uomo d’acciaio nel 2013, facendo apparire il logo solo alla fine dei titoli di coda.
Come nasce Joker?
In Batman vol. 1 n. 1, in un primo momento era stata prevista la sua morte alla fine della storia, ma all’ultimo momento non venne disegnato tale finale; anche in altre storie si cercava di uccidere Joker, ma col tempo grazie alla sua indole un po’ folle un po’ grottesca conquistò sempre più popolarità.
La progettazione grafica del villain è ispirata visivamente alla performance dell’attore Conrad Veidt come Gwynplaine nel film L’uomo che ride: Jerry Robinson dona al Joker il fisico slanciato e il sorriso grottesco ed eterno propri del protagonista del film muto del 1928 diretto da Paul Leni e tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo. Per molti anni nessun autore aveva raccontato il passato del giullare del genocidio, tranne per esigui indizi trapelati ogni tanto nelle sue avventure contro Batman, anche lui ignaro della questione.
“Io credo semplicemente che quello che non ti uccide, ti rende… più strano.” (da Il cavaliere oscuro)
Nel 1951, Bill Finger narra le prime origini di Joker, con i disegni di Lew Schwartz e Win Mortimer su The Man Behind the Red Hood!, storia contenuta in Detective Comics vol 1 # 168. Senza ancora un vero nome, il personaggio in precedenza ha assunto il ruolo del criminale detto Red Hood, che indossava uno smoking, un mantello rosso e un elmo rosso che gli copriva il viso. Durante un colpo andato male fu costretto a tuffarsi in una vasca piena di sostanze chimiche che non lo uccisero, ma lo sfigurarono permanentemente: capelli verdi, pelle bianca e labbra rossissime, distorte nell’emblematico sorriso.
Nel 1988 Alan Moore e Brian Bolland riprendono questa storia per creare un vero e proprio capolavoro, uno dei fumetti più affascinanti di Batman e l’opera definitiva sul Joker: The Killing Joke. Oltre all’adattamento come film d’animazione, ha ispirato le origini del supercriminale interpretato da Jack Nicholson nel Batman di Tim Burton e la personalità dell’intramontabile performance di Heath Ledger ne Il Cavaliere Oscuro. Infine, Arthur Fleck, protagonista del film di quest’anno, è anch’egli un comico fallito che si trasforma in un supercriminale come il Joker del fumetto di Moore.
Tramite flashback, l’autore di Watchmen, ci racconta la tragica discesa nella follia di un uomo comune che impazzisce diventando un criminale, a causa di una brutta giornata. Nella trama principale del fumetto è proprio questa la tesi che Joker vuole dimostrare all’arcinemico con i suoi malefici piani. Moore aggiunge un dettaglio importante che riguarda Batman: il suo intervento sulla scena del primo colpo di Joker, nei panni di Cappuccio Rosso, causò la caduta nella vasca e in un certo senso la nascita di Joker.
“Se proprio devo avere un passato, lo preferisco a scelta multipla!”: il noto villain opta per un passato misterioso, con più scelte; a ciò si ispirò Ledger quando racconta la storia delle sue cicatrici e ogni volta mostra una spiegazione diversa. Nella postfazione di The Killing Joke, Brian Bolland, il disegnatore dell’opera, si trova pienamente d’accordo: “Io non avrei mai scelto di rivelare le origini del joker . Per me quella raccontata in questo volume è una delle tante possibili origini che si manifestano nel suo cervello febbricitante”.
Nel 2005, Batman: L’uomo che ride, scritta da Ed Brubaker e disegnata da Doug Mahnke, rappresenta la sintesi delle storie d’origini di Joker: oltre a costituire il sequel ideale di Batman: Anno uno (in cui Frank Miller rinarra le origini del Cavaliere Oscuro) e Batman: The Killing Joke, trae ispirazione anche dai già citati Batman n. 1 (1940) e il n. 168 (1951), ovvero la prima apparizione di Joker e la prima origine. Infatti, Joker si fa conoscere a Gotham City compiendo i suoi primi crimini con il nuovo nome, dopo aver agito come Cappuccio Rosso. Infine, il nome riprende il titolo del film in cui è protagonista Gwynplaine, il personaggio cinematografico e letterario a cui si ispira Joker.